di Aldo Maria Valli
Entro in chiesa. Mi metto a recitare il rosario in latino. Mi si avvicina un signore.
Dice:
– Fossi in te eviterei.
Lo guardo. Chiedo:
– E lei chi è?
– Un prete.
– Un prete?
– Sì.
– E perché non è vestito da prete?
– Oh! Non si usa più. Dobbiamo accogliere…
– E lei non può accogliere vestito da prete?
– Ti piace scherzare, eh?
– Non sto scherzando!
– Comunque, non starai mica recitando il rosario contro gli immigrati, come hanno fatto in Polonia…
– Veramente lo sto recitando per le anime del purgatorio.
– Purgatorio?
– Sì, perché?
– Sei sicuro che esista?
– Che cosa?
– Il purgatorio.
– Certo che sì!
– Mah, io non sarei così sicuro.
– In che senso?
– Retaggio medievale… Il Dio giudice, il castigo. Poca misericordia. Chi siamo noi per giudicare?… E, comunque, perché in latino?
– Perché mi piace.
– E perché ti piace?
– Perché mi fa sentire più vicino a Dio.
– Uhm…
– Che c’è?
– Non sarei così sicuro.
– Di che?
– Che il latino avvicini a Dio.
– Ma non è il latino in sé. È il latino in quanto lingua del sacro.
– Sacro?
– Sì.
– Uhm…
– Che c’è adesso?
– Non sarei così sicuro.
– Di che?
– Di quel che dici sul sacro.
– Ovvero?
– Il sacro… idea vecchia. Non c’è bisogno di stare in un luogo o di esprimersi in un certo modo.
– Vabbé, come vuole. Posso continuare a recitare il rosario?
– Fai, fai. Per quanto…
– Che c’è ancora?
– Sei sicuro?
– Di che?
– Delle parole che dici.
– Certo che sono sicuro!
– Anche quando dici il «Padre nostro»?
– Ma certo!
– Uhm…
– Che c’è?
– Ma all’epoca mica c’era il registratore. Come fai a essere sicuro?…
– Senta, vorrei recitare il mio rosario.
– Comunque, fossi in te…
– Che c’è?
– Lo direi a bassa voce.
– Ma perché?
– Magari poi ti prendono per polacco…
– Ma per favore! Vuole lasciarmi in pace?
– Pace?
– Sì, in pace, grazie.
– Uhm…
– Che c’è adesso?
– Un vero cristiano è sempre inquieto…
– Senta amico… Ho poco tempo e vorrei finire.
– Ah, il tempo! Non sai che è superiore allo spazio?
– Ma che dice?
– Non lo dico io…
– Va bene, come vuole. Ora però vorrei recitare il rosario.
– In latino?
– Sì, gliel’ho già spiegato.
– Mah! Sai, non vorrei…
– Che cosa?
– Che poi ti prendessero per tradizionalista. Oltre che polacco…
– Guardi, non me ne importa niente, mi prendano pure per ciò che vogliono.
– Contento tu…
– Certo, contento io.
– Anche se…
– Che cosa?
– In nome della parresia…
– Embé?
– Io dovrei… ecco dovrei denunciarti in quanto tradizionalista.
– Ma che dice?
– Comunque sarò misericordioso…
– E?…
– E ti do un consiglio d’amico: meglio non stare in ginocchio.
– E perché?
– In ginocchio sta il fariseo, l’ipocrita…
– Ma che dice?
– Eh! Le prescrizioni…
– Ma che prescrizioni!? Sto in ginocchio perché ci voglio stare! È devozione!
– Devozionalismo, direi…
– Ma mi faccia il piacere!
– Comunque, amico, parli piano. Non dia scandalo…
– Ah! Questa è bella! Io darei scandalo…
– Certo, con queste pratiche del passato. Mentre tutto cambia. Cogliere i segni dei tempi! Ci vuole discernimento!
– Ecco, bravo, discerna. Io intanto dico il rosario.
– E così tu ti senti a posto, eh?
– Non mi sento a posto. Mi sento meglio.
– Sì, con quella faccia da peperoncino all’aceto!
– Ma come si permette?
– Gioiosi, noi dobbiamo essere gioiosi! E invece voi profeti di sventura…
– Profeta di sventura sarà lei!
– Ah, ecco la tipica aggressività del tradizionalista!
– Io non sono aggressivo. Sono solo stanco delle sue assurdità!
– Ah! Ecco il duro di cuore…
– Lei è pazzo!
– Non lo sa che il cristiano è missionario di misericordia?
– Ma se ne vada!
– Uomo della gioia! Ecco il cristiano! Non intollerante e fondamentalista…
– Io non sono intollerante! E sono fondamentalista solo nel senso che ho a cuore le cose fondamentali! E voglio solo recitare il mio rosario!
– Qui manca il discernimento, è chiaro…
– Lei è davvero incredibile…
– Ecco il cristiano da salotto…
– Ma che salotto e salotto!
– Sì, da salotto: chiuso, rigorista…
– Io non sono chiuso! Lo divento quando incontro gente come lei!
– Già già… Volete passare per credenti e pensate solo a voi stessi… Sepolcri imbiancati…
– Signore aiutami!
– Che fa?
– Prego il Signore! Che mi aiuti. Che mi dia la forza! Che mi trattenga!
– Da che cosa?
– Dal mandarla… a quel paese!
L’uomo sorride e mi fa l’occhiolino. Poi dice:
– Bravo! Esame superato.
– Come? Non capisco?
– Hai superato la prova a cui ti ho sottoposto. Noi ogni tanto lo facciamo.
– Voi…?
– Sì, noi dell’SVF.
– SVF?
– Servizio Valutazione Fede. Facciamo domande e valutiamo. Ma adesso continua pure a pregare, e scusami per il disturbo.
Non so come replicare. Sono senza parole. Mi limito a sussurrare:
– Bene, grazie.
L’uomo sorride. Il suo volto ora mi sembra luminoso. Dice:
– Ah! Dimenticavo: ecco qua… l’attestato.
E mi allunga un’immaginetta. Raffigura l’arcangelo Michele difensore della fede. Con tanto di spada.
Mi volto per ringraziarlo. Ma è sparito.
Straordinario! Ecco, quanto chiedevo, tramite mail, agli amici di Radio Spada, di non eccedere nella cupezza e nel dare notizie desolanti, chiedevo-credo non solo per me- anche di mescolare questi pezzi pieni di ironia con altri consolanti, per esempio articoli riguardanti miracoli, conversioni, vite di santi, vittorie, conquiste della civiltà cattoliche dimenticate dalla storioografia ecc. Unire articoli lunghi, pezzi estrapolati da buona stampa ad alcuni brevi e più leggeri.
Sono convinto che una buona risata al giorno sia un piccolo esorcismo.
Anche noi crediamo sia fondamentale non perdere il desiderio di sorridere, pur in un periodo di così grave crisi ecclesiale. Grazie ancora. Piergiorgio Seveso
L’ironia di Valli non ha bisogno di essere caricaturale, le basta essere fedele alla neolingua misericordista per creare scene da teatro dell’assurdo.
Avanti tutta con la corona in mano, inginocchio e il Rosario in latino.