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di Mons. D. Sanborn, traduzione a cura della Redazione

 

Qualche tempo fa ho avuto una discussione, animata come al solito, con un sacerdote novus ordo conservatore. Nelle mie discussioni, urgo sempre l’interlocutore a rispondere a questa domanda: La religione uscita dal Vaticano II è Cattolicesimo romano? E’ un suo sviluppo omogeneo, privo di differenze sostanziali? O costituisce una rottura sostanziale con il passato? Tutto ciò che noi facciamo e che loro fanno dipende da come si risponde a questa domanda. Se le riforme vaticansecondiste sono davvero una prosecuzione del Cattolicesimo, sbagliamo ad opporci; se invece costituiscono rottura, sbagliano gli altri ad accettarle.

Bene, ho finalmente ottenuto una risposta: “Sì, è Cattolicesimo, però imperfetto”. Non l’avevo mai sentita questa, ma mi ha aiutato a capire molto meglio la posizione dei “conciliari conservatori”. Perché non avevo mai compreso come mai molti di loro applaudano (con grande discrezione) ciò che diciamo e facciamo, ma allo stesso tempo rimangano nel novus ordo.

Può dunque il Cattolicesimo essere imperfetto? Per prima cosa va definito che cosa sia “imperfetto”. Una cosa può essere imperfetta in tre accezioni: 1) perché incompleta; 2) perché difettosa; 3) perché meno perfetta di qualcosa più perfetto. Una casa in costruzione è imperfetta nel primo senso, una casa con il tetto sfondato è imperfetta nel secondo senso. Infine una casa di 90 mq in buone condizioni è, come casa, meno perfetta di una casa di 900 mq, ma esse differiscono solo accidentalmente, perché entrambe svolgono il compito di essere abitazioni.

Ora, il Cattolicesimo non può essere imperfetto nei primi due sensi. Non può infatti: 1) essere incompleto, perché significherebbe che Nostro Signore non l’ha fornito di struttura e degli elementi necessari.

Né può 2) avere alcun difetto sostanziale. La sostanza di ogni religione consiste infatti a) nelle sue dottrine (dogmi e morale), b) nelle sue leggi e discipline, c) nel suo culto e nella sua liturgia; e l’assistenza dello Spirito Santo data alla Chiesa Cattolica la rende indefettibile (anche nel senso di priva di difetti), quindi Essa non può essere carente in nessuna di queste aree. Ciò significa che: a) non può promulgare false dottrine, quindi ciò che la Chiesa propone universalmente come dottrina, contenuta nella Rivelazione e oggetto di fede, non può essere falso, così come la Chiesa è infallibile nel condannare gli errori contrari ai suoi insegnamenti. Anche quando la Chiesa non promulga insegnamenti infallibili, ossia propone il suo magistero autentico, gli errori eventualmente in esso contenuti non possono mai essere perniciosi, ossia peccaminosi se accettati, oppure riferiti ad una dottrina condannata, o ancora contrari alla fede o alla morale. Questo magistero autentico è tipicamente nelle encicliche e nelle allocuzioni papali, dove in molti casi non si ha intenzione di utilizzare la forma più alta del proprio potere per vincolare i fedeli in materia di fede, ma si insegna comunque con autorità e non come meri dottori privati. Encicliche ed allocuzioni possono, peraltro, contenere insegnamenti infallibili: il livello di potere utilizzato è determinato dal linguaggio che il Papa decide di adottare.

La Chiesa indefettibile non può nemmeno b) promulgare pratiche peccaminose nelle sue leggi e discipline: benché leggi e discipline siano sempre suscettibili di cambiamento e alcune possano essere più prudenti di altre, la Chiesa non potrà mai fare norme che richiedano al fedele di accettare o di commettere qualcosa di peccaminoso.

L’indefettibilità protegge anche c) i riti e le cerimonie del culto della Chiesa. La Chiesa non può mai cambiare elementi di origine divina all’interno della Messa o dei Sacramenti; ciò che è sotto il suo completo controllo sono soltanto le cerimonie che circondano i riti essenziali della Messa e dei Sacramenti, cerimonie che la Chiesa può comporre e cambiare come meglio crede, senza però mai prescriverne di non conformi alla dottrina sulla Messa o sui Sacramenti. In altre parole, mai la Chiesa può comporre una liturgia che si presti a corrompere la fede o i costumi di chi vi partecipa.

Ne deriva che l’unico modo in cui la Chiesa potrebbe dirsi “imperfetta” sarebbe nel terzo significato: quello per cui, ad esempio, uno schermo di PC può essere più o meno perfetto nel definire i pixel dell’immagine, ma attinge comunque il suo obiettivo essenziale, che è riprodurre fedelmente le immagini. Analogamente, la Chiesa definisce via via più chiaramente i suoi immutabili dogmi tramite nuove formule dogmatiche: per esempio, il dogma dell’Incarnazione risultò molto meglio definito dopo i molti Concilii antichi che si sono occupati di dichiararlo contro le eresie. Ciò non implica che l’insegnamento della Chiesa fosse difettoso o sbagliato prima di queste definizioni, era semplicemente meno nitido. Nel corso dei secoli, la Chiesa ha anche raffinato i suoi riti e le sue discipline: il che non significa che i previgenti fossero manchevoli o cattivi, erano solo meno perfetti di quelli che li hanno seguiti.

Quindi, si può dire che il Vaticano II restituisca un Cattolicesimo meramente imperfetto? La mia risposta è no, per le seguenti ragioni:

  • il CV2 promulga dottrine condannate ed eretiche: 1) la libertà religiosa solennemente condannata da Pio IX, 2) la nuova ecclesiologia che non indentifica in via assoluta ed esclusiva la Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica Romana, 3) la possibilità che religioni non cattoliche siano mezzi di salvezza; 4) l’autorità suprema sulla Chiesa del collegio dei Vescovi.
  • il magistero postconciliare ripropone poi questi errori in termini ancora più espliciti.
  • dalla nuova Messa sono state amputate molte dottrine cattoliche, così che essa veicola una nozione falsata della Messa, del sacerdozio e della SS. Eucaristia.
  • il Codice di Diritto Canonico del 1983 autorizza pratiche peccaminose, come dare la S. Comunione ai non cattolici.
  • Bergoglio ha ufficializzato la pratica, anch’essa peccaminosa, di dare la S. Comunione agli adulteri.

 

E sono solo alcune delle ragioni per cui la “nuova religione” deve essere vista come un’alterazione sostanziale della Fede cattolica, cosa di cui sono ulteriore manifestazione, del resto, il tragico declino della fede nel clero e nel popolo, la picchiata delle vocazioni religiose, la perdita di unità della fede data dall’incapacità di imporre la dottrina cattolica, e infine il preoccupante crollo del livello morale del clero.

Dove possiamo trovare, nella “nuova religione”, i quattro connotati tipici della Chiesa [unità, santità, cattolicità e apostolicità, ndt]?

 

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