Citazione a cura di Luca Fumagalli
Nel seguente brano, tratto dal romanzo storico “Il trionfo del re” (1905) di mons. Robert Hugh Benson, Thomas More e il cardinale Fisher sono arrestati e le case religiose iniziano a subire le prime restrizioni: nella primavera del 1534 ha dunque inizio la rivoluzione di Enrico VIII, scatenata dal rifiuto di papa Clemente VII di annullare il matrimonio con Caterina d’Aragona. Mentre la nobiltà inglese si sfrega le mani alla prospettiva di accaparrarsi le ricchezze della Chiesa, tra gli strati popolari serpeggia il malumore.
L’arresto di Sir Thomas More e del vescovo Fisher e la loro relegazione nella Torre alcuni giorni dopo, furono causa di profonda costernazione in Inghilterra, e di fiera indignazione nel Continente. Era evidente che a nessun uomo avrebbe giovato la propria grandezza; la speranza migliore era riposta nell’oscurità, e uomini che fin allora avevano sostenuto ad alta voce le loro idee ora erano diventati timidi e silenziosi. Ralph si trovava proprio nel turbine degli eventi. Oltre la sua relazione con More, egli era stato presente a uno degli interrogatori della Maid del Kent e dei suoi ammiratori; aveva organizzato una riunione a Paul’s Cross dove il dotto Capon[1] dal pulpito aveva tenuto un vigoroso sermone contro la credulità e la superstizione. Ralph aveva letto la confessione imposta alla Maid un paio di volte due giorni prima, nella camera di Cromwell, e aveva suggerito alcune alterazioni verbali; finalmente era stato presente, dopo l’arresto di More, all’ultima scena del dramma, quando Elizabeth Barton, con sei preti, era stata condannata a morire sul patibolo a Tyburn mediante un provvedimento di legge[2].
Tutti questi eventi erano sintomi di quello che capitava in questioni di maggiore importanza. Il Parlamento era avanzato più che mai verso una rottura con Roma e aveva trasferito la potestà della nomina dei vescovi dalla Santa Sede alla Corona e, ciò che aveva almeno la stessa importanza, aveva agito in modo simile con i superiori delle case religiose. Dall’altro canto Roma si era pronunciata definitivamente contro l’annullamento del matrimonio con la regina Caterina e a ciò il re aveva risposto con rivolgere i pulpiti contro il papa. Nel corso di questa manovra si era visto costretto a trattare molto aspramente i francescani, i quali erano nello stesso tempo i predicatori più popolari e più attaccati all’autorità del papa. Nel proseguimento di questa politica, dapprima alcuni frati più in vista furono imprigionati e poi due religiosi ossequenti all’autorità regia – un domenicano e un agostiniano – furono deputati all’ufficio di Grandi Visitatori dell’Ordine ribelle. Una nube di terrore incominciò a gravare sulle case religiose in Inghilterra, allorché si ebbe notizia di questi procedimenti. Ralph ricevette in quei giorni una lettera di suo padre, il quale lo pregava di dargli qualche spiegazione sul corso degli avvenimenti, per quanto lo permetteva il suo ufficio, e almeno un consiglio circa la carriera intrapresa da Christopher.
«Noi riceviamo delle tristi notizie, caro figlio», scriveva Sir James, «da tutte le parti vi sono timori e nessuno sa come le cose andranno a finire. Alcuni dicono anche che gli Ordini saranno ridotti di numero. E chi sa mai perché il vescovo e Sir More si trovano in cattive acque? Io non comprendo che cosa sia tutto questo che il Parlamento ha fatto riguardo al papa e alla sua autorità; ma son sicuro che non può essere se non quello che già altri regni, dichiarando che il principe è signore temporale della propria terra, hanno compiuto. Ma, comunque stiano le cose, che cosa consigli tu a tuo fratello? Egli deve emettere la professione in agosto, a meno che sia impedito, e io non oso stender la mano per impedirlo fino a che non sappia qualcosa di più concreto. Non ti domando, caro figlio, di dirmi ciò che non puoi; conosco il mio e il tuo dovere troppo bene per permettermi ciò. Ti prego di farmi sapere ciò che è in tuo potere, affinché io non dia il mio consenso alla professione di tuo fratello se è meglio che non la faccia finché le cose non siano più quiete. So che tua madre ti manderebbe i saluti se sapesse che ti scrivo, ma ora è in camera e il corriere deve partire. Dio ti benedica!».
Ralph rispose che non aveva nulla da opporre alla professione di Christopher, a meno che fosse sorta qualche complicazione in seguito alla confessione della Holy Maid dietro il cui consiglio egli si era recato a Lewes[3]; se tale era l’intenzione di Christopher, egli era ben contento che seguisse la voce di Dio. Allorché scrisse questa lettera era occupato, sotto la direzione di Cromwell, a vagliare la testimonianza presentatagli dai Grandi Visitatori allo scopo di dimostrare che i frati rifiutavano di accettare le leggi riguardanti la giurisdizione papale.
Al contrario, i certosini di Londra s’erano mostrati più arrendevoli. In principio c’era stata una lotta, quando era stato loro proposto il giuramento di successione, e il priore Houghton con l’amministratore Humphrey Middlemore erano stati rinchiusi nella Torre. Il giuramento affermava la nullità del matrimonio della regina Caterina con il re per l’allegata ragione del suo matrimonio consumato con il fratello maggiore del re; conteneva inoltre potenzialmente, quantunque i certosini non l’avessero compreso così chiaramente allora, un diniego della autorità del papa circa la dispensa dalla precedente unione di Caterina con Enrico. A maggio i loro scrupoli furono rimossi da alcune persone influenti e l’intera comunità prestò il giuramento richiesto, con la patetica aggiunta, tuttavia, della clausola che essi si sottomettevano solamente nella misura in cui un tale operato era legittimo. Quest’attuale sottomissione, alla mente di Cromwell e per conseguenza di Ralph, apparve dapprima di maggiore importanza che non la turbata atmosfera morale della comunità; ma, coll’avvicinarsi dell’autunno, quest’opinione fu modificata. Grazie a questo fatto, Ralph s’accorse per la prima volta di ciò che stava finalmente per capitare circa la supremazia del re sopra la Chiesa.
[1] John Capon, pseudonimo di John Salcot, è stato un monaco benedettino e vescovo, noto soprattutto per essersi schierato a favore del divorzio di Enrico VIII. Morì nel 1557 dopo essere stato tra i protagonisti delle persecuzioni antiprotestanti promosse da Maria Tudor.
[2] Il villaggio di Tyburn, poco distante dal centro di Londra, era il luogo adibito alle pubbliche esecuzioni dei condannati detenuti nelle carceri della capitale.
[3] Monastero benedettino presso cui Christopher si era recato su consiglio della Barton che aveva intravisto in lui i chiari segni della vocazione.
(Brano tratto da: R. H. BENSON, Il trionfo del re, Verona, Fede & Cultura, 2012)
Il finale di questo racconto, ricorda il tempo che stiamo vivendo, “circa la supremazia di Bergoglio sopra la Chiesa”.