Nota introduttiva: riproduciamo la nostra traduzione parziale di un articolo comparso sul blog Fidecatholica in onore di Padre Jean Siegel, recentemente scomparso. A dimostrazione che la Sede Vacante non è una cena di gala, nè un ozioso divertissment da tastiera ma un impasto di sangue, sputi e proiettili, un lungo cammino a stazioni sul Calvario della Chiesa, una Croce da portare per tutti. Il padre Siegel, Miles Christi, ha raccolto in questi giorni l’ambito premio nei comprensori celesti, alla corte del Re dei Re. Lontano da questo mondo appestato, miserabile, meschino e popolato d’infinite piccinerie. Qui nos praecesserunt in Fide, requiescant in pace. (a cura di Piergiorgio Seveso e Luca Fumagalli)
Abbiamo appreso con grande tristezza della morte di Padre Jean Siegel, della parrocchia di Thal, nel nord dell’Alsazia, questo Venerdì 23 marzo 2018. Anche se indegni, abbiamo avuto il grande privilegio partecipare alla fine del 2016 alla sua messa, dove la gente accorreva da tutta l’Alsazia, la Lorena, la vicina Germania e persino dal Belgio. Nel contesto della resistenza alla rivoluzione modernista del Vaticano II, Padre Siegel è un caso edificante e unico nel clero alsaziano o addirittura francese. Ordinato sotto Pio XII, ha rifiutato gli insegnamenti eretici e le messa invalida di Paolo VI, cosa che gli è valsa diversi anni di persecuzione da parte del Vescovo modernista di Strasburgo, mons. Leon Arthur Elchinger. Padre Siegel ha professato la dottrina cattolica e, di conseguenza, ha constatato la totale mancanza di validità e legittimità della gerarchia e dei “papi” della Setta “novus ordo”. L’offensiva della gerarchia modernista iniziò in Alsazia dopo che alcuni sacerdoti alsaziani fedeli alla fede cattolica decisero di occupare la chiesa di San Giovanni. Questo atto di protesta legittima da sacerdoti, tra i quali il P. Siegel, ha avuto luogo nel settembre 1977, pochi mesi dopo l’occupazione di San Nicola di Chardonnay, un’occupazione cui aveva partecipato Padre Louis Coache. Più isolati dei cattolici parigini, gli “integristi d’Alsazia” (come i media mainstream poi li chiamarono) erano impotenti di fronte alla zelante politica di Leon-Arthur Elchinger, ben deciso a stabilire con rigore e cinismo l’eversione modernista nella sua diocesi. Dopo le tensioni degli anni 1976-1977, quest’ultimo, fervente promotore di errori modernisti, aveva invano e ingiustamente tentato di sfrattare il coraggioso Siegel parroco di Thal e Berg, fin al punto di inviare una lettera ai parrocchiani in un linguaggio notevolmente sornione.
Questi attacchi ingannevoli di mons. Elchinger non avevano evidentemente alcun valore, poiché non era altro che il rappresentante della contro-chiesa del Vaticano II. Ma investito del potere di quest’ultima, il vescovo modernista non esitò ad adottare misure radicali per per spezzare questo piccolo prete dalla fede incrollabile: mandò gendarmi, sospensioni, divieti, minacce, ecc. Nel novembre 1977 Elchinger pubblicò il suo decreto contro padre Siegel, pretendendo di abbattere la sua giurisdizione parrocchiale e ordinandogli di sottomettersi a Paolo VI.
Non venne a capo di nulla, allora Elchinger pensò di cedere all’ammirabile sacerdote ordinando allo Stato di smettere di pagargli il suo stipendio, facendo affidamento sulla legge locale. Anche qui, per uno scherzo della Provvidenza, fu lo stesso stato repubblicano a rendere giustizia al sacerdote di Thal annullando la misura che aveva posto fine al trattamento a cui aveva diritto, come vero pastore cattolico, in base alla stessa legislazione concordataria dell’Alsazia-Mosella.
C’è anche la testimonianza dello scrittore conservatore americano John Daly, pubblicato nel forum cattolico del 18 agosto 2007:
L’8 luglio 1977, il vescovo Arthur Elchinger di Strasburgo ordinò formalmente a padre Jean Siegel, Curato di Thal, di interrompere la celebrazione della Messa tradizionale. Egli non si demoralizzò. Il 6 ottobre 1977, senza rispettare le forme canoniche, il vescovo Elchinger dichiarò padre Siegel sospeso e privato della sua parrocchia. Padre Siegel, tuttavia, non si mosse. Il vescovo ordinò che un ufficiale giudiziario intervenisse per portarlo fuori dal presbiterio. Per mancanza del diritto di passaggio su terra privata, l’ufficiale giudiziario non potè intervenire. Padre Siegel rimase sul posto. Continuò come al solito a servire la sua parrocchia e a celebrare come al solito la Messa cattolica (con un sermone in tedesco e francese) nella sua piccola chiesa. Incapace di liberarsene fisicamente, il vescovo Elchinger riuscì a ottenere che padre Siegel venisse privato del trattamento riservato ai parroci dallo stato in Alsazia. Il 18 agosto 1978 Padre Siegel si registrò presso l’ANPE e l’Aurore lo dichiarò “il primo prete disoccupato di Francia”. Nel 1998 il vescovo Elchinger lasciò questo mondo per ricevere in eterno la ricompensa dovuta ai suoi “meriti”. Per quanto riguarda padre Siegel, nel 2007 è ancora in possesso della sua chiesa e del presbiterio, senza interruzione nell’esercizio delle sue funzioni, senza Novus Ordo, senza alcuna concessione al modernismo, dal 1955. […] Nel 1977 l’abate Siegel fu dichiarato sospeso e privato del suo ufficio di parroco. Gli fu ordinato di lasciare la chiesa e il presbiterio. Fu privato del suo trattamento economico. Fu pubblicamente calunniato. Ha persino sofferto minacce fino a quando ha trovato la sua auto piena di proiettili di fucile. La sua colpa, è chiaro, era di aderire alla Messa della sua ordinazione. Il vescovo che lo perseguitava era, inoltre, fieramente modernista. Il fatto che Padre Siegel continui ad occupare la sua chiesa e il suo presbiterio e che il trattamento dello stato ora gli sia stato pagato rappresenta quindi il fallimento della politica del defunto Arthur Elchinger. La Giustizia richiede che Padre Siegel e tutti i sacerdoti – centinaia – perseguitati per la loro adesione alla Messa cattolica ricevano l’onorevole amnistia dovuta a loro; che si riconosca la loro innocenza e la nullità delle sanzioni canoniche che hanno subito.
E in effetti, il sorprendente Padre Siegel, vero atleta della fede, ha continuato a celebrare la messa e predicare la vera dottrina cattolica nella sua parrocchia di Thal, perso nella profondità dei vasti e tranqulli pascoli d’Alsace Bossue, fino a novembre scorso con un’energia impressionante e ammirevole, nonostante la sua tarda età. È un grande dolore per noi non aver conosciuto questo santo sacerdote prima e non essere stati più spesso alla sua Messa. Che il Signore onnipotente lo accolga nella sua dimora.
Fonte: https://fidecatholica.wordpress.com/2018/03/25/in-memoriam-abbe-jean-siegel-le-dernier-cure-dalsace/ (con rimaneggiamenti)