citazione a cura di Luca Fumagalli

Continua il nostro viaggio tra le pagine migliori di “Con quale autorità?” (1904), romanzo storico di mons. R. H. Benson ambientato in epoca elisabettiana, all’inizio delle persecuzioni anticattoliche.

James Maxwell torna a Great Keynes e celebra una messa clandestina a cui partecipa anche Isabel. La ragazza è ormai sulla via della conversione. A differenza del culto protestante, quello cattolico non è fatto di parole e discorsi, ma trae forza dalla Presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, vivo in mezzo al suo popolo. 

Sino allora il culto pubblico era stato per lei qualche cosa di affatto diverso, ed era consistito nell’ascoltare il predicatore dal pulpito, credendo che la sua parola dovesse avere un effetto sacramentale sull’anima, o nel seguire le preghiere che egli recitava distintamente e con enfasi affinché l’intelletto dei suoi uditori vi assentisse con un sincero Amen. Il ministro protestante era un ministro della parola di Dio all’uomo, era un interprete del Vangelo; qui invece il sacerdote si rivolgeva a Dio e non all’uomo, e per questa ragione parlava a bassa voce e in una lingua che, come Campion aveva detto sul patibolo, «entrambi intendevano». Inoltre, e qui stava la seconda fondamentale differenza, non era affatto necessario seguire parola per parola ciò che il prete diceva, poiché l’essenza di quel culto non consisteva nell’afferrare il significato di parole, ma in un volontario e pieno assenso e partecipazione dei fedeli al supremo atto per il quale le parole erano sì necessarie, ma subordinate; era dunque l’atto che aveva valore presso Dio, e non già le parole. E Isabel, nel pensare che per quei cattolici lì riuniti era di nuovo offerto a Dio il Sacrificio della Croce, si sentì, per quanto non intravedesse ancora che in modo confuso il sublime mistero, profondamente commossa. Intanto Iddio, che dall’alto dei cieli aveva guardato con compiacenza fra le tenebre del Calvario allorquando vi si compiva l’atto supremo col quale il mondo veniva redento, guardava ora nell’oscura cappellina, dove si rinnovava il medesimo Sacrificio per opera di un uomo, il quale, in virtù della sua partecipazione al sacerdozio del Figlio di Dio, aveva il potere di pronunciare quelle impressionanti parole, per mezzo delle quali quel Corpo che era stato appeso in croce, e quel Sangue che da Esso era uscito, erano di nuovo esposti ai Suoi occhi sotto le specie del pane e del vino.

La voce del sacerdote si fece sempre più sommessa, sino a che si spense in un solenne silenzio; i fedeli si prostrarono in una più profonda adorazione ed egli, con un doloroso sforzo, alzò le deboli braccia tenendo l’Ostia fra le dita; in quel momento anche la giovane puritana chinò il capo, ed elevò il cuore a Dio supplicandolo di guardare il mistero che si stava compiendo in terra e, per amore del Suo Figlio diletto, di diffondere la Sua Grazia sulla Chiesa cattolica, di fortificare e salvare i vivi, di dare pace e riposo ai morti, e di ricordarsi in special modo di suo fratello Anthony e di Hubert, ch’essa amava tanto; di Mrs. Margaret, di Lady Maxwell e di suo figlio, il quale non solo come prete, ma anche come vittima aveva acquistato una somiglianza con l’Eterno Sacerdote, e che ora portava sul suo corpo i suggelli di Gesù Cristo.

Allorché il sacerdote si fu comunicato, Lady Maxwell e Mrs. Margaret si alzarono per ricevere da lui il Corpo del Signore; seguirono alcune brevi preghiere e con esse ebbe termine la messa. Isabel aiutò allora Mrs. Margaret a rimettere tutto a posto e poi uscì con lei dalla cappella, dove non rimasero che il sacerdote e sua madre.

Giunte nel salottino, la vecchia signora gettò le braccia al collo della fanciulla. «Che Dio ti benedica! Avevo pregato tanto per te. Adesso torna a coricarti perché non sono che le cinque; ti chiamerò prima che James parta».

La fanciulla obbedì ma stette a lungo senza poter prender sonno; le pareva ancora di udire la voce sommessa del prete, e di vederlo chinarsi per baciare l’altare, mentre accanto a lui, in ginocchio e a capo chino, stava il vecchio servitore. Poi cominciò a riflettere su ciò che aveva fatto: era stata presente a quello che il governo considerava un delitto; ed era per quell’innocente insieme di atti, di parole e di oggetti che creature di carne e ossa come lei erano pronte a morire, mentre altre avevano il coraggio di metterle a morte. Sì, era alla messa, a quell’atto sublime e terribile, così pieno di significato e di valore ch’essa aveva assistito. Pensò ad Anthony che sarebbe stato così indignato se lo avesse saputo; a Hubert che forse per lei aveva rinunciato a questa fede sublime; a suo padre che su questa terra non l’aveva mai conosciuta, e finalmente a Mrs. Margaret, la quale possedeva una così profonda vita spirituale da superare tutto ciò che lei aveva mai sperimentato, o soltanto immaginato, e l’anima di questa vita era la messa. Questo insieme di atti e di parole pure per migliaia di altre persone era più prezioso di qualsiasi preghiera e meditazione; ma era possibile che l’intero edificio di preghiera e di sacrifici posasse su una follia?

Passò quindi a considerare il lato spirituale della messa; era veramente avvenuto ciò a cui credeva così fermamente la buona Mrs. Margaret? Erano cioè il Corpo e il Sangue del Signore divenuti presenti sull’altare in virtù delle Sue stesse parole? Era realmente quell’azione di una sola mezz’ora l’atto più grande della religione? Era vero che l’Agnello di Dio, eternamente immolato, offriva se stesso e la sua morte al Padre per mezzo di un sacrificio incruento e così augusto che gli stessi angeli non potevano celebrarlo e lo veneravano di lontano? Oppure era tutto ciò, come le era stato insegnato nella sua infanzia, una fanciullesca, empia buffonata? La giovane puritana, che durante quella sua prima messa si era offerta con Gesù all’eterno Padre, fece ora tremante il primo passo verso il riconoscimento di una reale, visibile autorità: «Credo» diss’ella a se stessa «che la messa è nella sua essenza un medesimo sacrificio con quello della croce, non già perché la mia esperienza me lo insegna, e neanche perché la Bibbia me lo attesta, visto che le parole della Scrittura possono interpretarsi in modo diverso; ma credo perché me lo dice quella società che io mi propongo di considerare come divina, e che rappresenta in terra il Verbo Incarnato, la quale anzi è il Suo Mistico Corpo; e io mi rimetto a Lei, mi abbandono nelle sue braccia, che sono le stesse braccia dell’Eterno, e pendo dalle sue labbra per mezzo delle quali parla l’Infallibile Verbo».

(Brano tratto da R. H. BENSON, Con quale autorità?, Milano, BUR, 2014)