fonte: Wikimedia Commons

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Anche il Cammino dei tre sentieri del Prof. Gnerre registra le scomposte e ingiustificate reazioni cattoliche alla lettera di Benedetto XVI, e formula una risposta. [RS]

 

a cura de Il cammino dei tre sentieri

 

Cari pellegrini, tutti i media stanno riportando le parole che Benedetto XVI ha scritto in occasione del quinto anniversario dell’inizio del pontificato di papa Francesco.

L’enfasi con cui i media stanno presentando queste parole è motivato almeno da due elementi.

Il primo è quello della “sorpresa” di un Ratzinger che difende papa Francesco dai suoi critici.

Il secondo è quello di dare ulteriore sostegno ad un pontificato (come quello attuale) che il Mondo apprezza.

Vogliamo soffermarci sul primo elemento, quello della “sorpresa”.

In realtà, a noi le parole di Benedetto XVI non sorprendono affatto. E lo abbiamo detto in tempi non sospetti.

Non sorprendono non perché riteniamo che la “teologia” di Ratzinger sia speculare a quella di Bergoglio o viceversa, sarebbe da superficiali pensarlo. Tra le due “teologie” non vi è solo differenza di sensibilità e di sfumature, ma anche in un certo qual modo di “sostanza”. Vedi – per esempio – la questione liturgica.

Non sorprendono per un altro motivo: perché anche la teologia di Ratzinger è perfettamente all’interno di una prospettiva per cui tutte le “teologie” alla fine vanno bene; in una ermeneutica non solo della continuità, ma anche della sintesi.

Lo abbiamo detto più volte: il pontificato di Benedetto XVI è stato come un bicchiere riempito a metà, con la possibilità di giudicarlo “mezzo pieno” o “mezzo vuoto” a seconda del punto di riferimento.

“Mezzo pieno”, se riferito a certi andamenti dissolutori postconciliari.

“Mezzo vuoto” se invece riferito ad alcuni punti comunque critici del suo magistero e perfettamente in linea con una certa teologia neomodernista.

Ovviamente le nostre sono sempre valutazioni sul piano teologico, non su quello umano. Non ci permetteremmo mai di mettere in discussione la sincerità e lo spessore spirituale del personaggio.

Ma i fatti sono fatti… anzi, gli scritti sono scritti.

Certo i ratzingheriani usque ad mortem troveranno sempre un appiglio di stampo fanta-ecclesiale a cui aggrapparsi: ma forse non sono parole sue… forse gliele avranno fatte dire, ecc...

A noi queste cose non convincono.

La crisi della Chiesa non è iniziata il 13 marzo del 2013, ma molto tempo prima.

Ciò che si sta verificando è solo una sorta di chiara manifestazione della crisi, che, nella sua negatività, ha avuto comunque il merito di renderla visibile a molti. Ma la crisi non è iniziata cinque anni fa.

Una situazione, questa, che ci fa capire anche un’altra cosa. Ovvero quanto deboli  siano gli argomenti di coloro che pretenderebbero affermare la illegittimità di papa Francesco in nome di errori dottrinali, che invece non avrebbero contraddistinto alcuni suoi predecessori. E invece, se questo fosse il criterio di giudizio, allora la questione non riguarderebbe solo il regnante Pontefice.

Piuttosto la questione è un’altra. Non sono certo questi gli elementi per mettere in discussione la legittimità di papa Francesco, così come la legittimità di chi lo ha immediatamente preceduto.

Cari pellegrini, il nostro compito è quello di assolvere questi quattro doveri:

1)Dolorosamente prendere atto della crisi.

2)Chiedere al Signore la fiducia che tutto si risolverà e che verrà il tempo in cui Lui sederà la tempesta.

3)Da “servi inutili” testimoniare la Veridicità e la Bellezza della Dottrina Cattolica di sempre, denunciando tutti gli errori che eventualmente dovessero contraddire il Deposito della Fede, a beneficio della salvezza delle anime.

4)Amare il Papa e pregare per lui, qualsiasi esso sia.

 

 

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