a cura di Luca Fumagalli
Max, studentessa e appassionata di fotografia, scopre improvvisamente di essere in grado di riavvolgere il tempo; sceglierà così di usare il suo potere per salvare la vita di Chloe, una sua amica d’infanzia che non vede da parecchi anni. Nel frattempo, una catastrofe imminente sembra minacciare la cittadina di Arcadia Bay e un mistero da risolvere coinvolge l’intera comunità.
È il tempo la costante di Life Is Strange, nella narrazione come nel gameplay. Tutta l’avventura, sviluppata dalla Dontnod e pubblicata dalla Square Enix, ruota intorno al potere speciale di Maxine. La ragazza può infatti riavvolgere il tempo all’occorrenza; non sa perché, non sa come, eppure ci riesce. In Life Is Strange ogni evento può quindi essere rivissuto e modificato, facendo scelte differenti. E tuttavia l’impatto a lungo termine sarà comunque oscuro (si sprecano, a tal proposito, i rimandi alla cosiddetta “Teoria del caos” a all’ “Effetto farfalla”).
L’avventura – pubblicata originariamente nel 2015 in 5 episodi – vanta una grafica mediocre eppure d’effetto. I modelli, nell’insieme, sono più che soddisfacenti e la colonna sonora è semplicemente stupenda, donando pathos e spessore alle vicende raccontate. La struttura story-driven permette al giocatore, mano a mano che si dipana la narrazione, di prendere delle decisioni che influenzeranno effettivamente il corso della storia, andando poi a sfociare in uno dei molteplici finali possibili.
Il gioco ha atmosfera da vendere e suggerisce temi per niente banali: rapporti familiari problematici, relazioni sentimentali sospese, amicizie, sogni e ossessioni. C’è poi un mistero da risolvere ad Arcadia Bay, una trama thriller da ricomporre tassello dopo tassello.
Intelligenza e delicatezza fanno di Life is Strange – un gioco invero colpevolmente sottovalutato all’epoca dell’uscita – un’esperienza più unica che rara, un’avventura da giocare e rigiocare fino allo sfinimento. La pelle d’oca e le lacrime sono assicurate.