Nota di Radio Spada; continua oggi, quarta domenica dopo Pasqua e festa di San Pietro da Verona, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. L’organizzazione della rubrica che ha richiesto circa tre mesi di lavoro (e della concomitante “esposizione” all’Università Cattolica del Sacro Cuore) è stata a cura di Carlo “Charlie” Banyangumuka, Mattia Spaggiari e Piergiorgio Seveso. A voi tutti, amati lettori, dall’intera redazione di Radio Spada l’augurio di un santo periodo pasquale. Buona lettura!
Matilde di Canossa, Viceregina d’Italia
Figlia terzogenita del Marchese di Tuscia Bonifacio iv di Canossa e di Beatrice di Lotaringia, imparentata sia colla famiglia imperiale sia con Papa Stefano IX, Matilde, nata nel 1046, ricevette un’eccellente educazione, tanto che per tutta la sua vita nutrì notevoli interessi letterarî. Dopo la morte del padre, sua madre si risposò con un suo parente, Goffredo il Barbuto Duca di Lotaringia; morti precocemente anche la sorella ed il fratello maggiori, per evitare guerre di successione, Matilde fu costretta a sposare, nell’imminenza della morte del patrigno (1069) il suo figlio di primo letto Goffredo il Gobbo. Da lui ebbe la sua unica figlia, Beatrice, che però non visse nemmeno un mese. Nauseata dalle continue maldicenze della corte lorenese, nel 1072 fuggì in Italia e tornò dalla madre nel castello di Canossa: quando il marito la venne a cercare per riportarla nel suo Ducato, ella si rifiutò categoricamente. Quando Goffredo nel 1076 fu ucciso da un sicario (secondo alcuni inviato da Roberto di Fiandra, secondo altri dalla moglie stessa), Matilde rimase unica dominatrice dei territorî paterni. I Canossa erano in Italia il principale alleato del Papa, e così Gregorio vii, diretto alla Dieta d’Augusta, che avrebbe dovuto eleggere un nuovo Imperatore dopo la recente scomunica di Enrico iv, prima di attraversare la Pianura Padana – ove risiedevano, tra gli altri, signori ostili al Pontefice – si rifugiò proprio nel castello di Matilde, dove il 25 gennajo fu inaspettatamente raggiunto dal supplice Enrico. Tolta la scomunica ed annullata la Dieta, l’Imperatore tornò però all’attacco quando Matilde, non avendo eredi, decise che, in ossequio ai dettami della Riforma Gregoriana, alla sua morte tutte le sue terre sarebbero state rimesse al Papa, nonostante fossero perlopiù feudi imperiali. Dopo la sconfitta di Volta Mantovana (1080), le truppe pontificie guidate da Matilde sbaragliarono nel 1084 a Sorbara quelle della Lega imperiale costituita dai signori fedeli all’Antipapa ravennate Clemente III, quando Gregorio era ormai stato confinato nel suo esilio salernitano, ove morì nel 1085. Urbano ii non fu altrettanto bendisposto verso Matilde, che dunque cercò di costruire una nuova rete di alleanze unendosi in matrimonio col sedicenne Guelfo V erede del Ducato di Baviera, matrimonio presto annullato e probabilmente mai consumato a causa della comprensibile ritrosia del fanciullo. Nel 1090 Enrico IV si preparò a scender di nuovo in Italia per porre fine agli ajuti che Matilde non aveva mai cessato di concedere a tutte le forze che s’opponevano al potere imperiale. Presa Mantova coll’inganno, l’Imperatore fu però sconfitto dalla resistenza opposta dai piccoli feudatarî dell’Appennino e da tutta la popolazione locale che sostenne tenacemente la propria signora e con essa la causa pontificia; Matilde stessa, asserragliata nella rete di castelli costruita dai suoi avi, guidò le operazioni e scese in campo in prima persona in occasione della battaglia decisiva di Bianello (1092). Enrico, sconfitto, se ne tornò in Germania e dové accettar passivamente la ribellione di molte città lombarde. Fu solamente il suo successore Enrico v a riconoscere a Matilde i feudi che le erano stati tolti per ritorsione dal padre e ad incoronarla Viceregina d’Italia in una cerimonia solenne tenutasi sui vittoriosi campi che s’aprono dinnanzi al castello di Bianello (1111). Morì di gotta quattro anni dopo e fu sepolta nell’abbazia di San Benedetto in Polirone, fatta innalzare da suo nonno Tedaldo. Se con lei s’estinse una delle più potenti famiglie del Medioevo (salvo che per un ramo collaterale la cui parentela col ceppo antico è quantomeno dubbia) ed il suo stato si disfece in preda alle lotte dinastiche, Matilde rimase uno dei massimi difensori della Libertas Ecclesiae, tanto che Papa Urbano viii volle che le sue spoglie fossero trasferite a Castel Sant’Angelo, prima che il suo successore Innocenzo x le traslasse in San Pietro, ove si trovano tuttora sormontate dal celebre monumento di Gian Lorenzo Bernini.
Enrico II il Pio duca di Slesia
Cardinale Bertrando del Poggetto
Ugo de’ Pagani e Goffredo di Sant’Omero
Eraclio Imperatore di Bisanzio
Baldovino IV Re di Gerusalemme
Carlo Martello, Maggiordomo di palazzo