Kaleb

Nota di Radio Spada; inizia oggi, giorno della Solennità di Pasqua, una rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. L’organizzazione della rubrica che ha richiesto circa tre mesi di lavoro (e della concomitante “esposizione” all’Università Cattolica del Sacro Cuore) è stata a cura di Carlo “Charlie” Banyangumuka, Mattia Spaggiari e Piergiorgio Seveso.  A voi tutti, amati lettori,  dall’intera redazione di Radio Spada l’augurio di un santo periodo pasquale. Buona lettura!

Introduzione

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» Mt V, 9

La Croce di Cristo ha riconciliato non solo l’umanità col Suo Creatore, ma anche gli uomini tra di loro: per questo imprescindibile dovere d’ogni cristiano è salvaguardare la pace, farsi nunzio di pace tra le umane stirpi proclamando: “È giunta alfine la sacra ora della comunione con Dio, è giunto il tempo benedetto della concordia fra le genti”. E allora perché le spade dei nostri avi non sono ancora state forgiate in vomeri? Perché in duemila anni di Cristianesimo, se mai tramontò il sole senza che fosse celebrato il Santo Sacrificio dell’Eucaristia, sempre nondimeno tramontò su ostili tende? La carne chiede il suo pegno allo Spirito trionfatore, il suo inesausto livore non sarà spento che dal prepotente soffio della tromba che scoterà il cielo, la terra e gli inferi tutti alla fine dei tempi. Se dunque ogni cristiano deve deporre le armi contro chi credeva nemico – finalmente riconosciuto come fratello –, non deve rifiutar la spada che Cristo gli ha posto in mano per combattere il solo suo vero nemico, il demonio. O miseria dei mezzi terreni! O meschinità dei cuori! Che senza dardi non si possa punger di fiero amore l’anima di genti ostinate, dei miserevoli servi della Bestia? Quanto più gloriose l’immacolate armi del santo confessore! Ma glorioso pure il brando cruento di chi seppe mietere allori al suo Signore celeste non per offendere o sottometter l’eretico, l’infedele, il pagano, ma per strapparlo – schiavo – ai lacci dell’inferno e restituirlo alla sua piena, autentica libertà di figlio; e col suo, confortare il vacillante passo delle pecore che non volsero il loro capo alla tenebre. Forse i personaggi qui ritratti non seppero disprezzare il mondo tanto da uscirne e sdegnare ogni avversario che non fosse il demonio in persona; ma soggiornando nel regno dell’esile luce vollero santificar colla pace di Dio l’antica guerra che da secoli interminabili affligge il mondo; dove il furore dei figli della terra anelava al bottino, la mano sapiente dei figli del cielo bramava la giustizia; dove quello s’inebriava di gloria, questa era indomita dispensatrice di pietà. E se anch’essi talvolta smarrirono la loro spada celeste e si trovarono inermi nel fragore della battaglia, non dubitiamo che Dio saprà generosamente ricompensare il santo servizio di chi volle cooperare con Lui all’instaurazione del Suo Regno.

San Caleb di Axum

Il Regno di Axum era un antico stato che comprendeva le attuali Eritrea ed Etiopia del Nord. Il suo sovrano più famoso fu San Kaleb (detto anche Elesbaam), fervente credente e sincero propagatore del Vangelo. L’influenza del regno africano si estendeva, al tempo, oltre il Mar Rosso: ad Axum si decideva il destino di antiche città come Sana’a e Ma’arib, gloriose metropoli dell’antico Regno di Saba. Quando salì al potere il Tubba (re) Dhu Nuwas, della dinastia Hymiarita araba, le cose iniziarono a peggiorare per i cristiani; essendo di fede giudia, Dhu Nuwas (noto anche come Yusuf Asar Yatar) attaccò diverse comunità cristiane fra cui quella di Najran (la moderna città Al Ukhdud) dove massacrò Sant’Areta, capo della comunità, e 20.000 cristiani.

Saputolo, Kaleb marciò nel cuore dello Yemen, intorno all’anno 520, sconfisse Dhu Nuwas e lo costrinse all’obbedienza, facendo in primis cessare le persecuzioni. Kaleb continuò la sua politica religiosa nel Regno di Axum finchè abdicò, in favore del figlio, donando la sua preziosa corona al Santo Sepolcro e facendosi monaco.

Si addormentò nel Signore il 27 ottobre dell’anno 540, ancora abbastanza giovane. Dopo diverse reggenze, il figlio Israel raggiunse la maturità e salì al trono.