L’ottava edizione della Marcia per la Vita, che si svolgerà sabato prossimo a Roma con ritrovo alle 14,30 a piazza della Repubblica, giunge dopo un periodo molto travagliato in cui alcuni particolari fatti di cronaca hanno messo in evidenza la natura perversa e pervertitrice delle odierne democrazie relativiste: su tutti i casi dei piccoli Charlie Gard ed Alfir Evans, in cui la volontà omicida di giudici, medici senza scrupoli e delle Istituzioni in generale si è palesata in tutta la sua spietatezza. Già, perché l’infanticidio post natale non è altro che una diretta conseguenza di quello prenatale, come hanno teorizzato già qualche anno or sono i due “scienziati” italiani Giubilini e Minerva, i quali giunsero alla conclusione che se è legale uccidere un bambino nel grembo materno allora dovrebbe anche essere reso legale, per coerenza, l’omicidio del bambino appena nato o di qualche mese. Del resto, il filosofo Peter Singer ritiene più degno di vivere un maiale adulto sano piuttosto che un bambino piccolo malato, in quanto il primo avrebbe una certa coscienza di sé mentre il secondo no …
In Effetti, i casi Gard ed Evans non sono altro che la punta dell’iceberg di un fenomeno, quello dell’infanticidio ospedaliero, già ampiamente praticato in quasi tutti gli ospedali d’Europa e del mondo: recentemente in Francia, una Onlus cha va sotto il nome di “Centro europeo per il diritto e la giustizia” ha effettuato una ricerca, documentata con video interviste particolarmente significative, in cui si getta luce sulla pratica dell’aborto al momento della nascita, il che si configura come un infanticidio vero e proprio. In Francia sarebbero oltre 100 ogni anno i casi di medici che agiscono per togliere la vita al nascituro, con o senza il benestare dei genitori.
Quest’anno poi ricorre il quarantennale della iniqua legge 194, che ha causato in Italia oltre 6 milioni di morti; computo che non comprende le vittime causate dagli aborti chimici, dagli aborti clandestini (mai scomparsi) e dai farmaci cripto abortivi. Ironia della sorte, sono proprio 6 milioni gli Italiani che mancano all’appello, secondo le analisi dell’Istat non direttamente correlate all’aborto, per la rinascita economica del nostro paese che soffre soprattutto a causa della spaventosa crisi demografica in atto.
E’ bene ricordare che la legge 194 consente l’aborto per qualunque motivo nei primi tre mesi di gestazione, mentre oltre tale assurdo limite è sufficiente una diagnosi anche solo presunta di una qualche malformazione del bambino. Di fatto, In Italia, l’aborto è considerato un diritto della donna, tanto che spetta solo alla mamma del nascituro la decisione finale e l’intera procedura abortiva è a carico del servizio sanitario nazionale, ossia a carico di ciascun contribuente.
Alla Marcia per la Vita di sabato prossimo 19 maggio ci saranno diverse e significative testimonianze, tra cui la madre di Vincent Lambert, il quarantunenne tetraplegico che vive da dieci anni in stato di minima coscienza e che rischia la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione, e una ragazza affetta dalla sindrome di Down.
L’aborto volontario è il simbolo e la causa di tutti i crimini contro l’uomo perché se non c’è tutela per l’essere umano più innocente ed indifeso non ci può essere tutela per nessuno.
Malgrado tutto, il popolo della vita è più consapevole e attivo che mai; lo testimoniano i numerosi e significativi atti di resistenza pubblica messi in atto recentemente da diverse associazioni prolife, soprattutto in territorio romano. Così come è altrettanto palese la paura dei nostri avversari, i quali tentano in tutti i modi di impedire che la verità emerga, che le loro false conquiste vengano messe in discussione.
E’ dunque il momento di intensificare gli sforzi, di unire le forze. E’ il momento di confluire compatti alla Marcia per la Vita, in piena libertà, per ribadire la nostra contrarietà a leggi inique ed omicide che negano alla radice la dignità intrinseca di ogni essere umano e per ribadire, inoltre, la nostra volontà di non cedere nemmeno di un millimetro alla mentalità dominante. Ci siamo e ci saremo sempre, finché non riusciremo a cancellare dal nostro sistema giuridico la vergogna della legge 194; è questo il messaggio che risuonerà forte lungo le vie della capitale il prossimo 19 maggio.
Alfredo De Matteo