citazione a cura di Luca Fumagalli

Continua con questo brano la rubrica, intitolata significativamente “Cronache dell’Anticristo”, che raccoglie una serie di stralci tratti da Il Padrone del mondo (1907), il più famoso romanzo di mons. R. H. Benson, ancora drammaticamente attuale.

La trama del libro è piuttosto semplice. Alla fine del XX secolo l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, ma con il trionfo dell’umanitarismo laico il cristianesimo è quasi scomparso e la completa secolarizzazione della società è ormai dietro l’angolo. due protagonisti de “Il Padrone del mondo” sono Julian Felsenburgh – socialista e massone dall’oscuro passato, che governa l’intero Occidente grazie alle brillanti doti di oratore e alla personalità magnetica – e Percy Franklin, uno degli ultimi sacerdoti rimasti fedeli alla Chiesa. Il terzo polo narrativo è costituito dai coniugi Mabel e Oliver Brand, militanti politici e accaniti sostenitori del progresso. 

Mabel raggiunge al capezzale l’anziana signora Brand, ormai in fin di vita. Cerca in ogni modo di convincere la suocera dell’assurdità del cristianesimo, una religione folle e sanguinaria che non può reggere il confronto con il futuro radioso verso cui Felsenburgh sta conducendo l’umanità. Nulla, però, può far cambiare idea alla signora Brand, decisa ora più che mai a morire da cristiana.  

«Mamma», disse Mabel inginocchiandosi presso il letto, «non comprende che cosa è successo?»

Si era messa d’impegno per spiegare alla vecchia signora lo straordinario cambiamento avvenuto nel mondo, ma senza risultato. Riteneva che farglielo conoscere fosse importantissimo, perché sarebbe stato ben triste che la mamma fosse sepolta ignara del grande avvenimento. Era come se un cristiano si fosse trovato al capezzale di un giudeo osservante, il mattino della Resurrezione; ma l’inferma giaceva nel suo letto, sgomenta ma insensibile.

«Mi ascolti, mamma», continuò la giovane. «Non capisce che tutte le promesse di Gesù Cristo si sono già avverate, anche se in un modo diverso dal previsto? Mi diceva poco fa di desiderare il perdono dei peccati: ebbene, eccolo il perdono. Siamo tutti perdonati, perché il peccato non esiste. Esiste solo l’azione criminosa. Diceva poi di volere la comunione, per essere partecipe del corpo di Dio. Ebbene, noi tutti siamo partecipi di Dio, per il solo fatto di essere umani! Non vede che il cristianesimo è semplicemente un modo di esprimere tutte queste cose? Posso concederle che una volta fosse l’unico, ma adesso è stato superato da un altro modo molto migliore. Questa è la verità: se ne convinca, è la verità».

Tacque un momento facendosi forza per sostenere la vista di quel volto rattristato, di quelle guance rugose e infiammate, di quelle mani lisce che si contorcevano sulla coperta.

«Pensi quanto il cristianesimo è decaduto, come ha diviso i popoli; pensi alle sue crudeltà, all’inquisizione, alle guerre religiose, alla separazione tra mogli e mariti, tra genitori e figli. E alle disobbedienze alle leggi dello Stato, ai tradimenti… Oh, no, lei non può credere che il cristianesimo sia vero! Che Dio sarebbe mai questo? E poi l’inferno! Ma come può lei aver creduto all’inferno? Mamma, si levi dalla mente una fandonia così terribile… si convinca che quel Dio non c’è più – anzi non è mai esistito – e non è mai stato altro che un odioso incubo, finalmente conosciamo la verità! Mamma, pensi a quanto è accaduto la notte scorsa: è venuto… l’Uomo di cui ha tanta paura… le ho detto che è così somigliante…. così calmo e forte! E che silenzio c’è intorno a lui! E che fascino ha esercitato sopra i sei milioni di uomini che hanno avuto la fortuna di vederlo! Pensi a tutto ciò che quest’uomo ha fatto: ha sanato tutte le piaghe del passato. Il mondo intero, grazie a lui, gode infine della pace. A quante cose meravigliose ha aperto la via! Ripudi, mamma, queste vecchie e tenebrose menzogne, coraggio! Da brava!»

«Il prete! Il prete!» mormorò infine la vecchia signora. «Oh! No, no! Che prete? Non può fare nulla… e poi, anche lui sa bene che sono tutte fandonie».

«Il prete… il prete!» continuava l’altra. «Lui ti può parlare… lui sa la risposta!»

La sua faccia era convulsa per lo sforzo, mentre le sue dita affusolate si aggrappavano alla coperta, intrecciandosi al rosario.

Mabel si alzò spaventata.

«Oh! Mamma!» disse chinandosi e baciandola. «Via, non le dirò più niente, ora. Solo, rifletta con calma, e soprattutto non abbia paura, perché non c’è n’è assolutamente ragione».

Si alzò rivolgendole uno sguardo affettuoso e rimase lì ferma, presa da un sentimento di compassione e di amore. Ma no! Adesso era inutile: bisognava aspettare il giorno dopo!

«Tornerò a trovarla, mamma, non appena avrò pranzato. Oh, mamma! Perché mi guarda in quel modo? Mi dia un bacio!»

Per Mabel era assurdo che una persona potesse essere così cieca; e che fastidio quella confessione di debolezza quel chiedere continuamente il prete! Era ridicolo… era assurdo! Si sentiva piena di una calma straordinaria, neppure la morte le faceva paura: non era forse la morte inabissata nella vittoria? E metteva in confronto l’individualismo egoistico del cristiano che piange e indietreggia davanti alla morte o le va incontro considerandola come porta della vita eterna, con il libero altruismo del nuovo credente, che chiede solo di vivere e di crescere per l’Umanità, nell’attesa della rivelazione dello spirito del mondo; mentre per sé come unità singola si accontenta di tornare a immergersi in quel vasto ricettacolo di energia da cui ha ricevuto la vita.

In quel momento lei avrebbe sopportato qualsiasi sofferenza e avrebbe guardato serenamente in faccia anche la morte: si sentiva muovere a compassione pensando alla povera vecchia, poiché era ben triste che la morte non la facesse ritornare in sé e alla realtà delle cose.

Si sentiva come calata in un vortice di serena ebbrezza; le pareva che il pesante velo dei sensi fosse caduto lasciando spazio a un paesaggio vasto e ameno, una terra di pace sempre illuminata dal sole, dove il leone pascola con l’agnello e il leopardo dorme insieme alla capra. Niente più guerra! Lo spettro sanguinoso era morto, e con esso la progenie di tutte le malvagità viventi sotto la sua ombra: superstizioni, rivalità, terrori, illusioni. Gli idoli si erano infranti e le leggende erano tramontate. Jehovah era caduto, il sognatore Galileo, dagli occhi selvaggi, era nella tomba, e il regno dei preti era finito! Al posto di tutto questo, ecco levarsi una portentosa figura pacifica, di una potenza invincibile, di una tenerezza serena… Aveva visto il figlio dell’uomo, colui che era chiamato il salvatore del mondo. Chi portava oggi questi titoli non era un mostro, mezzo dio e mezzo uomo, che reclamava due nature e non aveva né l’una né l’altra, che era stato tentato senza tentazione e che aveva vinto senza merito… come erano soliti dire i suoi seguaci. Al suo posto ora c’era uno dietro al quale poteva andare sicura: Dio e Uomo, ma Dio perché umano e Uomo perché divino.

Quella sera, Mabel non disse una parola. Ritornata nella camera per pochi minuti, vide la mamma addormentata. Teneva la mano sopra la coperta e le dita intrecciate a quella stupida corona di chicchi. Si avvicinò pian piano nella penombra e tentò di sfilargliela, ma le dita raggrinzite della malata si contorsero e si chiusero, mentre un lieve lamento usciva dalle sue labbra semiaperte.

Che disgrazia! Che disperazione! La giovane pensava quanto fosse assurdo che un’anima dovesse camminare in tali tenebre, riluttante all’estrema generosa dedizione di abbandonare per sempre la vita come a un sacrificio che la vita stessa richiede!

Quindi si ritirò nella sua stanza.

L’orologio suonava le tre del mattino e l’alba grigia si rifletteva sopra la valle quando Mabel si svegliò, scorgendo presso il letto la donna che vegliava la vecchia inferma.

«Venga subito», le disse. «La signora Brand sta morendo».

(Brano tratto da: R. H. BENSON, Il Padrone del mondo, Verona, Fede & Cultura, 2014)