citazione a cura di Luca Fumagalli

Continua con questo brano una nuova rubrica, intitolata significativamente “Cronache dell’Anticristo”, che raccoglie una serie di stralci tratti da Il Padrone del mondo (1907), il più famoso romanzo di mons. R. H. Benson, ancora drammaticamente attuale.

La trama del libro è piuttosto semplice. Alla fine del XX secolo l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, ma con il trionfo dell’umanitarismo laico il cristianesimo è quasi scomparso e la completa secolarizzazione della società è ormai dietro l’angolo. due protagonisti de “Il Padrone del mondo” sono Julian Felsenburgh – socialista e massone dall’oscuro passato, che governa l’intero Occidente grazie alle brillanti doti di oratore e alla personalità magnetica – e Percy Franklin, uno degli ultimi sacerdoti rimasti fedeli alla Chiesa. Il terzo polo narrativo è costituito dai coniugi Mabel e Oliver Brand, militanti politici e accaniti sostenitori del progresso. 

Oliver Brand vive con la moglie Mabel a pochi chilometri da Londra. Appassionato comunista, da poco è stato eletto deputato. Mentre osserva il panorama dalla finestra del suo studio domestico, pensa con compiacimento al mondo in cui vive, moderno e progredito, finalmente libero dalla superstizione cristiana.

 

A Oliver tutto questo faceva semplicemente orrore. Quando, affacciato alla finestra, vedeva Londra distendersi tranquillamente di fronte ai suoi occhi e percorreva con l’immaginazione l’Europa intera, non poteva che ritenere indistruttibili le conquiste del senso comune e il trionfo della realtà sulle fiabe selvagge del cristianesimo. Gli sembrava intollerabile perfino la semplice possibilità che il mondo fosse ricacciato nella barbara confusione delle sette e dei dogmi: un attacco dell’Oriente contro l’Europa avrebbe portato esattamente a questo![1]

Perfino il cattolicesimo, non se lo nascondeva, perfino il cattolicesimo sarebbe risorto: quella strana fede che si era sempre più accesa ogniqualvolta la persecuzione l’aveva oppressa per estinguerla. Tra tutte le forme di fede, il cattolicesimo sembrava a Oliver la più grottesca e tirannica: ecco, questo presentimento lo turbava molto più della catastrofe materiale che, con l’intervento dell’Oriente, avrebbe insanguinato l’Europa.

Come aveva detto tante volte a Mabel, solo questo poteva sperarsi da un punto di vista religioso: che il panteismo quietista, il quale aveva fatto nell’ultimo secolo giganteschi progressi in Oriente e in Occidente, tra i maomettani e i buddisti, tra gli induisti e i confuciani, riuscisse a frenare l’ardore mistico delle altre fedi. Il panteismo, come lui lo intendeva, era la sua fede. Dio era per lui l’insieme degli esseri viventi, in perpetua evoluzione, la loro essenza, l’unità impersonale. Quindi la rivalità individuale costituiva la grande eresia che metteva l’uno contro l’altro arrestando il progresso, cosa che, secondo lui, consisteva nell’assorbimento dell’individuo nella famiglia, della famiglia nella nazione, della nazione nel continente, del continente nel mondo. E il mondo stesso, in ogni suo momento, non era altro che la manifestazione di una vita impersonale.

In realtà questa era l’idea cattolica, meno l’elemento soprannaturale; quest’unità dei beni terreni coincideva con la negazione del soprannaturale e del concetto di individuo. Era un tradimento passare da un Dio immanente a un Dio trascendente. Non esisteva un Dio trascendente: Dio, come poteva essere conosciuto, era l’uomo.

Oliver e Mabel, marito e moglie alla moda per aver contratto un matrimonio a scadenza, riconosciuto allora dallo Stato, erano quindi molto lontani dal condividere le idee stupide e grossolane comuni ai puri materialisti. Il mondo per loro palpitava di una vita intensa, che si espandeva sui fiori, sugli animali, sull’uomo, come un torrente di forza meravigliosa scaturito da un’oscura fonte per irrigare tutto ciò che partecipava del moto e del sentimento; ed era ancor più ammirabile la divina epopea dell’universo, appunto perché resa comprensibile all’intelligenza, scaturita da Lui.

Rimanevano sì dei misteri, ma dei misteri che lusingavano, non che sconcertavano la mente, spiegando nuove glorie a ogni scoperta che l’uomo avrebbe fatto. Anche le cose inanimate, i fossili, la corrente elettrica e le stelle lontane erano atomi scossi dallo spirito del mondo, che inebriava gli uomini della sua presenza e parlava loro della sua natura. Per esempio, l’annuncio dato vent’anni prima dall’astronomo Klein, che cioè alcuni pianeti fossero senza dubbio abitati, quale cambiamento questa scoperta aveva prodotto sulla concezione del destino dell’uomo!

Ma poi, condizione unica del progresso, dell’edificazione di Gerusalemme su questo pianeta, toccato in sorte all’uomo per sua dimora, doveva essere la pace, non la spada che Cristo aveva portato e Maometto abbrutito; una pace che nasceva dalla consapevolezza che l’uomo era tutto e che solo attraverso la cooperazione solidale dei suoi simili avrebbe potuto evolversi al meglio.

A Oliver e a sua moglie l’ultimo secolo era apparso come una rivelazione. Scomparse un po’ alla volta le vecchie superstizioni, la nuova luce cominciava a penetrare ovunque; lo spirito del mondo si era svegliato e il sole spuntava a occidente. Per questo, guardavano con orrore e ribrezzo le nubi che tornavano ad addensarsi ancora una volta su quella parte del mondo che era stata la culla di tante superstizioni.

Dopo essersi alzata, Mabel si avvicinò al marito e disse: «Non ti perdere di coraggio, mio caro! Vedrai che tutto finirà come in passato. È una gran fortuna per noi che l’Oriente segua in tutto i consigli dell’America e che questo Mr. Felsenburgh sia, come pare, dalla parte giusta». Oliver le strinse la mano e le diede un bacio.

[1] La creazione di una coalizione asiatica per muovere guerra all’Europa non avrà fortunatamente seguito.

(Brano tratto da: R. H. BENSON, Il Padrone del mondo, Verona, Fede & Cultura, 2014)