Nota di Radio Spada; continua oggi, durante l’Ottava dell’Ascensione, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. L’organizzazione della rubrica che ha richiesto circa tre mesi di lavoro (e della concomitante “esposizione” all’Università Cattolica del Sacro Cuore) è stata a cura di Carlo “Charlie” Banyangumuka, Mattia Spaggiari e Piergiorgio Seveso. A voi tutti, amati lettori, dall’intera redazione di Radio Spada l’augurio di un santo periodo pasquale. Buona lettura!
Louis-Marie de Salgues Marchese di Lescure
Il “Santo del Poitou” nacque a Versailles nel 1766 da una famiglia occitana nobile ma non più che benestante, dal momento che buona parte delle sue sostanze era stata sperperata al giuoco dal padre; fu iscritto all’accademia militare, dov’ebbe fin da subito notevoli difficoltà a rapportarsi cogli altri per via della sua indole remissiva, della sua profonda devozione, della sua taciturnità; intralciato nella carriera dal suo carattere, riuscì tuttavia a divenir prima della Rivoluzione ufficiale di cavalleria. Nel 1791 sposò sua cugina Victoire de Donnissan; nel 1792 fu tra coloro che difesero Luigi xvi alle Tuileries, dopodiché si ritirò per sfuggire al Terrore nel suo castello di Clisson, nel Poitou. Qui i contadini renitenti alla leva repubblicana dei 300.000 lo raggiunsero per chiedergli di esser loro guida: egli prontamente accettò, ma fu presto arrestato ed imprigionato a Bressuire, donde riuscì tra mille pericoli a fuggire. Fu dunque uno dei pilastri della resistenza vandeana insieme ad altri eroi come i Generali Bonchamps e Gigot d’Elbée, ma anche semplici civili chiamati alle armi dalla devozione, come Jacques Cathelineau. Lescure ebbe più volte modo di dimostrare il suo valore, per esempio quando si lanciò per primo sul ponte barricato di Thouars o quando andò senza che nessuno l’accompagnasse – solo in un secondo momento ricevette sostegni altrui – a liberare i prigionieri vandeani a Fontenay. Ferito a Saumur, colla strenua resistenza di Tiffauges riuscì a ritardare per diversi giorni l’arrivo del Generale Kléber, ma dopo il fallimentare assedio di Nantes – condotto insieme al “Re di Vandea” François-Athanase de Charette de la Contrie, che più spesso fece da battitore solitario – le sorti della guerra mutarono al peggio. Tentò di radunare i superstiti dell’Esercito cattolico e reale a Bussières, ma ne fu cacciato dal Generale Westermann; nel 1794 ricevette infine una pallottola in testa durante la battaglia di La Tremblaye. Durante la sua agonia, in cui comunque guidò il suo Esercito nella lunga marcia di ritirata attraverso l’Angiò e la Bretagna, nominò suo successore suo cugino il Conte de la Rochejacquelein, che sarebbe anche stato il secondo marito di sua moglie. Morì sulla sua carrozza e fu sepolto in un luogo segreto per evitar la profanazione delle sue spoglie. Sulla sua tomba campeggia l’epitaffio: “Ho sempre servito Dio con devozione, ho combattuto e muojo per Lui”.
Enrico II il Pio duca di Slesia
Cardinale Bertrando del Poggetto
Ugo de’ Pagani e Goffredo di Sant’Omero
Eraclio Imperatore di Bisanzio
Baldovino IV Re di Gerusalemme
Carlo Martello, Maggiordomo di palazzo
Matilde di Canossa, viceregina d’Italia
El Cid Campeador signore di Valencia
Principe Giorgio Castriota Skanderbeg
Principe Carlo Filippo di Schwarzenberg
Principe Raimondo Montecuccoli
Don Fernando Alvarez de Toledo, duca d’Alba
Enrico III lo Sfregiato, duca di Guisa
Simone IV di Montfort, duca di Narbona
Daimyo Konishi Yukinaga Agostino
Conte Orlando d’Anglante, paladino di Francia