Nota di Radio Spada: proseguono le polemiche reggiane sulla veglia antitransfobica. Ospitiamo oggi l’appassionato intervento di Marco Manfredini.
Don Cugini ci ha informati, tramite un’intervista al sito gaynews.it che l’esercizio delle virtù, in particolare la castità, è faticoso. Bene, anzi male. Primo: non si capisce perché un parroco debba farsi intervistare da un organo di quel movimento e dannoso per l’umanità e anticristiano per definizione rappresentato dalla sigla LGBT.
Secondo: ha scoperto l’acqua calda. Terzo: anziché aiutare e incoraggiare i fedeli, come sarebbe suo compito, ad esercitare la scomoda virtù, preferisce rottamarla e sostituirla con la sua negazione più deprecata dalla dottrina e dal sentire cristiano: la sodomia.
Dal suo blog, che per qualche spiritoso motivo si chiama “Pensando”, risulta infatti che L’omosessualità è bellezza e grazia, perché è relazione d’amore. Ce lo riporta il Don all’interno di una sintesi dell’incontro con la biblista Maria Soave Buscemi, tenutosi a Reggio Emilia poche settimane fa, insieme ad una serie di libere interpretazioni di passi biblici tali probabilmente da far venire i brividi a un luterano. Se prima eravamo affetti dallo spiacevole pregiudizio secondo il quale quando si tratta di biblisti maschi occorre mettersi in allerta, mentre con le esperte di Sacre Scritture appartenenti al gentil sesso l’eterodossia è praticamente assicurata, ora ne abbiamo la certezza.
E’ stato detto e ripetuto ormai in tutte le lingue possibili: siamo di fronte ad un capovolgimento doloso dell’insegnamento cristiano per cui i vizi diventano virtù, e le virtù quando va bene vengono bannate come “ideali troppo astratti” e “artificiosamente costruiti”. La “fragilità”, il “dubbio”, il “disorientamento”, la “ricerca” senza mai trovare nulla, il “cammino” senza una meta, il “dialogo” fine a sé stesso, il discernimento” perenne e senza criteri, per fare qualche esempio, sono oggi ritenuti i massimi attributi positivi della personalità cristiana, mentre il mostrare rispetto e osservanza dei comandamenti, poggiare le proprie certezze sul perenne magistero della Chiesa, e cercare di perseguire la vera virtù, agli occhi del clero appare quasi disdicevole. Non c’è bisogno di ripetere ai lettori di questo sito quanto il peccato contro natura sia detestato dal Signore e dannoso per la salvezza (e la salute) di chi lo pratica.
Vi sono un’infinità di documenti ufficiali e di pronunciamenti di Papi, di Santi, e di Papi Santi a dimostrarlo. In questa strana epoca, in cui la singolare preoccupazione della Chiesa sembra tutta rivolta a contrastare la diffusione di fake-news, i pastori di qualunque grado e livello forse non si rendono conto di essere responsabili di diffondere una sorta di fakemagisterium. Che è infinitamente peggio, perché le fake-news attengono a quella che è la sfera del profano, dell’opinabile o dell’oscuro, mentre il Sacro Magistero esiste per essere cristallino, certo e inopinabile. Altrimenti che insegnamento sarebbe? Don Cugini passa per essere un pastore vicino alla gente, ma ciò che propone lui è curiosamente simile a ciò che auspicano i potenti della terra contro il bene dei popoli: sodomia per tutti, immigrazionismo selvaggio, abbattimento dei confini, anche tra bene e male. Si tratta del ben noto umanitarismo mondialista, ovvero quell’ingannevole ideologia che diverse autorevoli voci hanno identificato in tempi non sospetti come la sicura manifestazione dell’epoca anticristica. Non ci giriamo perciò intorno: intitolare una veglia per le cosiddette vittime della trans-omofobia “La verità vi farà liberi” ha qualcosa di sadicamente ingannevole che si conforma perfettamente a quanto sopra accennato, in linea col feroce misericordismo che da alcuni anni emana dai piani alti. Se Don Cugini avesse veramente intenzione di rendere libere le persone che frequentano le sue veglie, non avrebbe nulla da inventarsi: non dovrebbe far altro che ribadire in materia di morale sessuale ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, ovvero che per tutti è prevista la castità e l’esercizio “secondo natura” della sessualità a partire dal proprio stato, il tutto ordinato a fini più alti. Di fronte a questa cecità dei pastori, che è concausa anche dello sfascio della società ormai in fase avanzata di decomposizione, non ci resta che trovarci per combattere questa battaglia che è essenzialmente spirituale. Combatterla con l’unica arma ormai rimastaci: la fede, la preghiera, il Santo Rosario.
Noi non andremo a pregare in riparazione di questo scandalo perché ci riteniamo migliori o meno peccatori degli altri, ci mancherebbe; lo faremo perché grazie al cielo e ad alcuni buoni pastori rimasti abbiamo ancora la lucidità per riconoscere il male quando lo incontriamo e il coraggio di chiamarlo col suo nome; lo faremo perché riteniamo, come dovrebbe essere ovvio per chiunque, che i comportamenti contro la legge divina non possano essere oggetto di rivendicazione, tantomeno all’interno del corpo della Chiesa; lo faremo perché il clero, consapevole o meno, si è perso dietro alle lusinghe e agli equivoci del mondo, per cui tocca a noi laici combattere la buona battaglia per la gloria di Cristo e la salvezza dell’uomo.
Perciò domenica è necessario esserci. Anzi, se è vero, come pare dalle ultime notizie, che la presunta veglia anti omo-transfobica sarà presieduta dal Vescovo Camisasca, bisogna assolutamente che la nostra preghiera riparatrice arrivi al Cielo e la nostra scomoda presenza sia avvertita in vescovado. E magari anche oltre. Cristiani di buona volontà, è il momento di serrare le fila per la battaglia. A questo punto è indispensabile.
Marco Manfredini
In questi tempi bui, pare che l’uomo abbia perso il buon senso, e non si renda conto delle conseguenze del peccato, preghiamo affinche’ si ritrovi la giusta via, quella che fa capire che il vero bene rifugge dai peccati mortali.