Nota di Radio Spada: dall’uscita del primo articolo sul tema sono passati 10 giorni, dall’annuncio della riparazione ad opera di un gruppo di fedeli 7 giorni. Dal momento della preghiera del vescovo coi “cristiani LGBT” oltre un mese. Nel frattempo la vicenda è finita sulla stampa nazionale. Il silenzio è così lungo che qualsiasi intervento, anche forte, da parte della diocesi si configurerebbe come ritardatario. Ci sarà almeno una tardiva reazione nelle prossime ore? O la posizione del clero è quella espressa da don Cugini su GayNews (ormai da 2 giorni)?
Riassunto delle puntate precedenti:
  1. ‘Conservatori’? Il vescovo Camisasca (Reggio E.) in visita dai ‘cristiani LGBT’
  2. Quale verità vi farà liberi? Ovvero: cosa sta per accadere nella parrocchia omofila visitata da mons. Camisasca
  3. A Reggio E. la diocesi a un bivio: o con i ‘cristiani LGBT’ o con i cattolici. Ma la scelta sembra già fatta
  4. Cosa si muove dietro la ‘veglia’? Dalle immagini blasfeme di Progetto Gionata all’adesione di Arcigay
  5. Nuove rivelazioni, clima incandescente a Reggio: il comunicato del gruppo di preghiera-riparazione
  6. Dopo la notizia delle blasfemie di P. Gionata, don Cugini si fa intervistare da GayNews: ‘Mons. Camisasca ha partecipato a due nostri incontri’
  7. Nuovo comunicato del ‘gruppo 20 maggio’: ‘Abbiamo presentato in curia tutti i documenti su ciò che sta succedendo’
  8. Piccolo divertissement: come mandare agilmente in tilt la Gaystapo (e fare anche qualche risata)
[RS]
di Cristiano Lugli (ripreso da chiesaepostconcilio)
Lo so, mi direte che è un disco già sentito. Mi direte che ci sono tantissime altre realtà simili in tutta Italia a cui dover prestare attenzione.
Avete ragione, tuttavia vi dirò che Reggio-Emilia assume un significato particolare. In primo luogo per la Processione di portata nazionale che c’è stata l’anno scorso [qui – qui], in riparazione dell’ignominioso Remilia Pride consumatosi fra le vie e le piazze reggiane; in secondo luogo per una posizione decisamente ambigua portata avanti dalla diocesi in questi anni in cui alcuni punti nevralgici sono stati scoperti. Non voglio però parlare di questo perché non mi compete ora come ora.
Come saprete, a Reggio-Emilia le cosiddette “veglie anti-omo-transfobia” non sono una novità: già l’anno scorso ve ne fu una, che in un certo senso inaugurò il ciclo di incontri di apertura al gay pride. Purtroppo ci arrivammo tardi e sempre purtroppo, nonostante la mail bombing che fu organizzata mirando alla segreteria del vescovo per chiedere un suo intervento, non ottenne riscontro. Ci fu detto che le mail dei reggiani erano troppo poche, e altresì che quasi tutte si assomigliavano. Cosa volesse dire questo, onestamente, debbo ancora capirlo. Ma andiamo oltre, venendo ad oggi.

Il 20 maggio prossimo, Paolo Cugini don (sic!), farà la sua “veglia” con i “cristiani LGBT”, in collaborazione con “Progetto Gionata”, un portale su “fede e omosessualità”, come da loro stessi descritto con avallo di Paolo Cugini don (sic!).

Un piccolo comitato di fedeli si è costituito con l’intento di riparare a questo scandalo propagato in chiesa, che ha l’unico obiettivo – non vale nemmeno la pena spiegarlo voi, che ben conoscete i vostri polli – di insediare l’omosessualismo all’interno della Chiesa. Non che questo già non esista, ci mancherebbe; tuttavia uno sprint in più non guasta, soprattutto se si consumano le veglie pretestuose sotto il silenzio di tutti.

“Progetto Gionata” è un sito che conduce una battaglia per far breccia nella Chiesa, ridicolizzando la castità e pubblicando immagini di una blasfemia inaudita. Il parroco reggiano, con i falsi contenuti edulcorati quali “accoglienza”, “dialogo”, “apertura”, “pace”, e via di luoghi comuni tanto in auge, si serve e appoggia questa realtà felicemente sodomita. Anzi, felicemente forse no perché costoro, in effetti, lottano per ottenere sempre di più. Non è forse un caso che alla “veglia” del 20 maggio – peraltro giorno della Pentecoste – sia presente Lidia Maggi, “pastora” battista. La “chiesa” Battista, o meglio sarebbe dire la setta Battista, appoggia gaudentemente i “matrimoni” fra sodomiti. E cosa c’è di meglio di invitare una signorotta, peraltro da considerarsi eretica, che “predica” l’inclusione delle persone LGBT?

Tutto questo, in definitiva, per dirvi che abbiamo bisogno di voi. Di cosa, mi chiederete… Ebbene, si possono fare due cose. La prima in assoluto, più impegnativa a che richiede più tempo, è quella di iniziare ad organizzarsi per essere con noi la sera del 20 maggio, a riparare questo scandalo: non importa di dove siate, ma anzi è bene che ci sia gente anche da altre parti d’Italia. Quanto accade qui riguarda tutti, non solo i reggiani; è un “simbolo” che si abbatte su di noi e contro il quale tutti, indistintamente, dobbiamo reagire per sottrarci all’abominevole giogo sotto il quale vogliono metterci. Lo dobbiamo per l’Amore a Cristo, che viene villipeso e ingiuriato con immagini blasfeme e appositamente provocatorie. Non pensiamo che ad ognuno tocchi il suo, perché laddove crolla un muro, per effetto a catena possono caderne altri. Così d’altronde è stato per la Processione del 3 giugno scorso sempre a Reggio, che ha aperto le porte ad una resistenza cattolica allargatasi poi in tutta Italia, e che quest’anno si appresta a scendere in piazza a Roma, il 9 giugno prossimo, con il Comitato “San Filippo Neri” che ha organizzato un’importante riparazione per le vie e le piazze che saranno imbrattate dallo scandalo del gay pride. Anche qui, tutti noi, siamo chiamati a partecipare per difendere la culla della Cristianità e del Cattolicesimo Romano.

La seconda cosa che si può fare, ponendoci un obiettivo che precederebbe quanto abbiamo appena detto in merito alla veglia di riparazione, è sperare che la “veglia” anti-omofobia nella Parrocchia di Regina Pacis possa saltare. Come? Bella domanda. Il tentativo unico è quello di scrivere alla diocesi esprimendo il malcontento, segnalando le immagini scabrose che si possono trovare cliccando qui e chiedendo l’annullamento della serata organizzata da don Cugini. I messaggi però devono venire dal cuore, non con un testo pre-impostato che non richieda fatica. Chi vuole può scrivere a:

segreteria@massimocamisasca.it

Tutti saremmo ovviamente più soddisfatti se questo scandalo saltasse, ma dobbiamo stare vigilanti iniziando a prepararci per difendere il baluardo della Chiesa, il vessillo della Santa Croce. Termini forti? Nient’affatto, termini che piuttosto piacevano agli uomini veramente cristiani e degni del loro ministero, non affetti da quelle effeminatezze che oggi colpiscono i più, e quanti fra i preti, i vescovi e i cardinali.

Abbiamo bisogno di tutti voi. Presto verranno fornite informazioni logistiche più dettagliate ma tutti inizino ad organizzarsi: vegliamo, combattiamo e non demordiamo. Il popolo cattolico ha ancora qualcosa da dire al mondo e a quella fetta di “chiesa” che sta cercando di mandare in malora la Chiesa di Cristo (forse non conscia che mai ci riuscirà).