Nota di Radio Spada; continua oggi, nella festa dei Santi Filippo e Giacomo apostoli, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. L’organizzazione della rubrica che ha richiesto circa tre mesi di lavoro (e della concomitante “esposizione” all’Università Cattolica del Sacro Cuore) è stata a cura di Carlo “Charlie” Banyangumuka, Mattia Spaggiari e Piergiorgio Seveso. A voi tutti, amati lettori, dall’intera redazione di Radio Spada l’augurio di un santo periodo pasquale. Buona lettura!
Giorgio Castriota
Fu l’eroe della resistenza albanese all’avanzata ottomana. Nato nel 1404 da un signore locale, alla sconfitta del padre fu dato in ostaggio alla corte del Sultano dove, dodicenne, fu indotto a convertirsi all’Islam e gli fu dato il nome di Alessandro (in turco Iskender, da cui – oltre che dal titolo di Bey – il soprannome con cui è tutt’ora noto anche in Occidente, Scanderbeg, cioè “Don Alessandro”). Distintosi per il valore e la forza sovrumana, combatté per il Sultano Murad ii contro Veneziani, Serbi ed Ungheresi fino a quando, nel 1443, nel bel mezzo della battaglia di Naisso, passò improvvisamente tra le schiere vittoriose del condottiero ungherese Giovanni Hunyadi e conquistò la fortezza di Croja, che sarebbe poi stata la sua principale roccaforte; in breve tempo si convertì al Cattolicesimo, sposò una principessa comnena e s’impose a suon di vittorie come guida dell’insurrezione antiottomana degli albanesi, fino ad esser nominato da tutti i signori suoi conterranei “Capitano generale dell’Albania”; Venezia lo inserì nel libro d’oro della sua nobiltà, Napoli lo foraggiò, il Papa lo incitava a non fermarsi e lo additava come possibile guida per la crociata contro la minaccia turca. Tuttavia ben presto i molti suoi alleati, tentati dalla convenienza personale, scesero a patti col nemico, lasciando Giorgio quasi sempre solo. Ma contro l’abilità strategica del Castriota a nulla valsero le spedizioni di Murad nel 1449 e nel 1451; la pace decennale siglata con Maometto ii fu poi spezzata nel 1466 dal tentativo di crociata di Pio ii, cui il Nostro aveva calorosamente aderito; ma alla morte del Pontefice, egli si ritrovò solo dinanzi a forze musulmane dieci volte superiori; ma grazie a capillari attacchi di guerriglia riuscì ad indurre il Sultano alla ritirata: ma la guerra continuava sotto la guida di Balaban Beg, presto ucciso in battaglia. Durante l’eroica resistenza di Croja, per la quale ricevette rinforzi veneziani, morì però anche il Castriota in seguito ad una febbre improvvisa. Era il 1468. La fortezza, che si credeva inespugnabile, cadde solamente dieci anni dopo.
Enrico II il Pio duca di Slesia
Cardinale Bertrando del Poggetto
Ugo de’ Pagani e Goffredo di Sant’Omero
Eraclio Imperatore di Bisanzio
Baldovino IV Re di Gerusalemme
Carlo Martello, Maggiordomo di palazzo
Matilde di Canossa, viceregina d’Italia
El Cid Campeador signore di Valencia