Luca Fumagalli
Quello di Ratzinger è stato uno dei pontificati più discussi della storia recente. Non solo e non tanto per la singolare e rocambolesca conclusione, sfociata nella celeberrima rinuncia, quanto per le varie letture che di esso si sono avvicendate negli ultimi anni. Da una parte Benedetto XVI è stato elogiato come un campione della Tradizione, come un teologo capace di coniugare la passione per lo studio con il fervore della fede, un colosso che ha tentato in tutti i modi di arginare la crescente valanga della secolarizzazione. Altri, insieme alla maggior parte della stampa neoliberal, non hanno perso occasione per dipingere Ratzinger, al contrario, come un individuo sinistro, un oscurantista retrogrado, un uomo del Medioevo non al passo con i tempi.
Con l’elezione di Bergoglio, poi, in entrambi gli schieramenti si è iniziato a parlare di frattura e discontinuità: terribile per gli appartenenti al primo, provvidenziale per il campo “progressista”.
Ratzinger. La rivoluzione interrotta (La Vela, 2018) è un agile saggio, a cura del giovane giornalista Francesco Boezi, che imbocca una sorta di terza via. In altre parole si cerca di ricostruire con maggior equanimità possibile, attraverso l’intervista a quattordici personalità laiche del calibro di Ettore Gotti Tedeschi, Marco Tosatti, Francesco Agnoli, Aldo Maria Valli, David Cantagalli ecc., quegli anni, tra il 2005 e il 2013, che hanno visto il papa tedesco al timone della Chiesa. Il sottotitolo del libro, che potrebbe sembrare ossimorico, è già la spia di una chiave di lettura composita, frutto della giustapposizione di una polifonia di voci che interpretano il contrastato pontificato di Benedetto XVI secondo prospettive solo in parte sovrapponibili (il minimo comune denominatore è l’ammirazione per la figura di Ratzinger). Non solo “tradizionalisti”, dunque, ma anche più moderati assertori di una perfetta continuità tra Benedetto e Francesco.
Gli argomenti trattati sono numerosissimi: si va dalla riforma delle finanze vaticane alla lobby gay, dal presunto complotto contro il papa al rapporto tra fede e ragione, dalla pedofilia ai “valori non negoziabili”. Il tutto sviluppato secondo un serrato dibattito, fatto di domande e risposte, condotto magistralmente da Boezi e dai suoi interlocutori. Passaggi schietti e folgoranti si alternano senza soluzione di continuità a brani più complessi, senza mai perdere nulla della freschezza e della godibilità di un’opera che si legge tutta d’un fiato.
Il principale merito di Ratzinger. La rivoluzione interrotta è quello di costituire un unicum all’interno della vastissima bibliografia dedicata a Benedetto XVI, un pontefice spesso raccontato male. L’approccio giornalistico, per quanto non esaustivo – nulla, ad esempio, viene detto a proposito del latente modernismo della teologia di Ratzinger (aspetto più volte sottolineato da Radio Spada) –, permette comunque al lettore di farsi un’idea abbastanza precisa della complessità della materia in esame.
Il libro di Boezi è dunque una fonte di studio preziosa, un testo da avere a tutti i costi, indipendentemente da come la si pensi.
Il libro: Francesco Boezi, Ratzinger. La rivoluzione interrotta, La Vela, Viareggio, 2018, pagine 212, Euro 15.
Mi fa piacere che per una volta non parliate del tutto male di BXVI!!!
Bruno PD
Eh eh. Avere più di una riserva su Bendetto XVI – sulla sua teologia, ricordo, RS ha pubblicato un saggio molto critico a firma di Carlo Di Pietro – non significa precludersi la possibilità di leggere libri che offrano altri punti di vista, come l’ottimo volume recensito.
Del reverendo(se non altro è con certezza sacerdote validamente ordinato) Ratzinger, se si è cattolici, non si può purtroppo dire nulla di buono! Detto questo, mi è bastato leggere il saggio dell’ottimo Carlo Di Pietro(redatto con oggettività, fede e carità) per stare lontano da questo inquietante, viscido, losco figuro modernista e agnostico. Chi parla bene di Ratzinger, probabilmente, salvo eccezioni, non è cattolico. Non conosco il saggio recensito e per questo non lo giudico ma non mi prendo nemmeno il disturbo di leggerlo. Sentir nominare il sedicente “papa emerito” mi fa francamente venire l’orticaria! Chi ancora crede che sia il “vero Papa” in antitesi al Kattivone Bergoglio francamente, a mio avviso, dovrebbe valutare seriamente l’opportunità di sottoporsi ad un TSO!
L’attuale momento della chiesa è di diabolica complessità e credo sia perfettamente rappresentato proprio da ratzinger, il quale, ancor più di Wojtyla, è riuscito ad essere tutto e il contrario di tutto.
Sempre di modernismo si tratta, però, nella sua forma forse più pericolosa poiché ha rappresentato la demolizione graduale della figura del Papa. Nell’immaginario di chi lo sosteneva, Ratzinger era un prigioniero, un mite pensatore attorniato da Iene progressiste: dal pontificato di Benedetto XVI è uscito un Papa sostanzialmente imbelle , fino all’ultima picconata, rappresentata dalle famose dimissioni.
Da questo punto di vista, si può ben dire che Bergoglio sia molto più Papa di Ratzinger , in quanto non si è fatto e non si fa alcuno scrupolo a plasmare la chiesa secondo le sue idee, dimostrando che un Papa determinato può ancora farlo, eccome.
si certo, quello di ratzinger è un ‘pontificato’ da iscriversi tutto e solo nella storia recente: quella del modernismo, che ha sopraffatto le strutture della Chiesa, usandole e manipolandole ai piaceri suoi, e la Chiesa- l’ Una e Santa – umiliando e riducendo alle catacombe…La sua “rivoluzione interrotta” non è altro che la fase fondante della nuova chiesa loro (non dimentichiamolo nella sua funzione di ‘perito conciliare’….), sulla quale stravacca l’attuale Monstrum vaticano…
Che si stia ancora a parlare di modernismo LATENTE in ratzinger, è il massimo della ipo-vedenza….
UNA RIVOLUZIONE INTERROTTA? Una rivoluzione che per procedere (meglio, ‘progredire’) aveva bisogno del passaggio del testimone, a cui ratzinger ha dovuto stare, per il gioco della staffetta iniziato col vaticano secondo…Il perito del concilio il teologo ratzinger di quel gioco è stato fin dall’inizio un partecipante pieno di zelo, con l’obiettivo chiaro di far perire la fede cattolica! Il suo conservatorismo era solo fumo negli occhi per ingannare più agevolmente. E i tonti ci sono cascati, e gli interessatti hanno goduto, fino a quando, per il successo del gioco, non s’ é deciso ch’era il momento di passare alla fase conclusiva:..(altrimenti perché il dimissionario, il cedente il testimone, se ne starebbe comodo in vaticano col suo gatto e il suo Mozart ???….)