di Charlie Bunga Banyangumuka
Molti senatori romani aderirono al Cristianesimo già nel I secolo. Il mito, necessario a supportare il pauperismo eretico, che alla Vera Fede aderirono solamente gli strati più bassi della società romana non regge all’evidenza; furono infatti le potenti famiglie delle gentes senatoriali e dei cavalieri a fornire sin da subito le proprie ville, le cosiddette “Domus Ecclesiae”, affinchè i santi riti venissero officiati.
Oltre ai corridoi e alle stanze, le abitazioni dei romani facoltosi erano provviste di Impluvium, un’enorme vasca di raccolta centrale dove, volendo, si poteva somministrare il Battesimo.
Ulteriori contatti fra il mondo nobiliare romano e il Cristianesimo fu dato dallo Stoicismo. Personalità come Seneca e vari filosofi del I secolo rimasero impressionati da questa nuova Fede che apreva dare compimento al pensiero stoico.
Risulta quindi probabile che il famoso carteggio fra Seneca e San Paolo sia, come la Donatio, una sorta di mito eziologico per spiegare una realtà esistente e complessa.
Le case dei senatori, molti dei quali caddero martiri, furono il nucleo dei primi oratori e dei primi trofei (tombe) di testimoni della Fede e, da questi edifici, si orginarono nel corso del Tardoantico le prime Protobasiliche e chiese paleocristiane.
Qualche nota:
-le domus Ecclesiae nel I secolo sicuramente c’erano, ma dovevano essere piuttosto poche, tanto che ne abbiamo solo testimonianze, ma nessun ritrovamento prima del III secolo (Dura Europos), quando il culto si fa più organizzato ed il Cristianesimo, a parte nel periodo della persecuzione di Decio, comincia ad essere accettato anche nelle alte sfere della società; di certo però diverse catacombe hanno conservato il nome dei donatori del terreno, evidentemente appartenenti ai ceti superiori; siamo d’altra parte certi che alcuni Vescovi già nel II secolo fossero inseriti negli ambienti altolocati della società romana, come molto probabilmente fu per quell’Ippolito autore del Commento a Daniele;
-a Dura Europos come vasca battesimale non si usa l’impluvium, ma viene allestito un piccolo battistero ad hoc in una saletta indipendente;
– ci sono buone possibilità che l’epistolario di Seneca e San Paolo sia in buona parte autentico (vedi gli studi di Marta Sordi); più in generale le fonti che abbiamo confermano che già nel I secolo il Cristianesimo era considerato una religione ed una dottrina (una “philosophia”, come si diceva allora anche delle sette religiose) con una sua dignità; detto tra parentesi, per me lo Stoicismo è una delle filosofie che meno ha a che vedere col Cristianesimo;
– la basilica paleocristiana deriva dalle basiliche civili e non dalle domus Ecclesiae.
Al netto di tutto ciò, la tesi di fondo è vera: il Cristianesimo non è mai stato la religione degli straccioni, ma fin da subito ha coinvolto tutte le classi sociali, anche se il patriziato è stato nel complesso, com’è scontato, più chiuso nei confronti di questa “esiziale superstizione”, tanto che rimarrà ancora a fine IV secolo (almeno fino alla battaglia del Frigido) l’ultima roccaforte del Paganesimo.
Forse era un “eretico pauperista” pure Lui?
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Luca, 6, 20-26