di Luca Fumagalli

Le storie di fantasmi erano di moda nell’Inghilterra tardo-vittoriana. In un’epoca in cui il positivismo tentava di abbattere la religione tradizionale, venne allo scoperto, soprattutto negli ambienti dell’alta società, una diffusa smania per il soprannaturale che si manifestò in sedute spiritiche, esperimenti magici e divinazioni da ciarlatani. La letteratura, fedele specchio dei tempi, non poté rimanere impermeabile alla nuova tendenza – come esemplifica il celeberrimo caso di Arthur Conan Doyle –, ed è così che anche negli ambienti cattolici, nei primi anni del Novecento, abbondarono quei racconti che avevano per protagonisti spettri e stregoni.

Mons. Robert Hugh Benson, l’autore de Il Padrone del mondo, apprezzava particolarmente i racconti dell’orrore. A Cambridge, alla sera, intratteneva gli studenti di cui era guida spirituale con storie raccapriccianti; il tono della voce sapientemente modulato e la gestualità studiata contribuivano a generare inquietudine nell’uditorio.

Come il fratello, lo scrittore Edward Frederick, Benson mostrava una grande passione per lo spiritismo (a quanto pare provò addirittura a condurre alcuni esperimenti di magia bianca). Tra i due, però, vi era una grande differenza: se “Fred” aveva a cuore la comprensione dei fenomeni psichici legati ad esso, al sacerdote interessava più che altro mettere in guardia il prossimo sui pericoli connessi a tale pratica. Per Benson non si trattava infatti di mere sciocchezze, ma di una seria minaccia per la salute delle anime. Lo dimostra il romanzo I necromanti (1909), in cui il giovane protagonista, assiduo frequentatore di sedute spiritiche, cade inevitabilmente tra le grinfie del demonio.

A Mirror of Shalott (1905) è la raccolta di storie di fantasmi più famosa del monsignore. Il libro, pensato come la trascrizione di una serie di fenomeni soprannaturali a cui hanno assistito diversi preti, testimonia la spiccata propensione dell’autore per le vicende a sfondo satanico. La lotta spirituale dei vari personaggi è una battaglia quasi manichea tra le forze del bene e quelle del male. Del resto Benson non credeva alle moderne diagnosi di ordine psicologico. Secondo lui le manifestazione diaboliche, come le possessioni, avevano sempre qualcosa a che fare con quelle forze che esistono oltre il mondo sensibile e che sono drammaticamente reali.

Dom Roger Hudleston, che scrisse sotto lo pseudonimo di Roger Pater, era una figura più gentile. Molti dei racconti contenuti in Mystic Voices (1923) sono placide descrizioni di un passato – quello delle leggi penali, delle persecuzioni anticattoliche e dei martiri – che irrompe improvvisamente nel presente. Le manifestazioni sono riconducibili a particolari luoghi o oggetti con cui i personaggi dei racconti entrano in contatto, scatenando nelle loro menti visioni di aguzzini protestanti e di preti impauriti costretti a celebrare messa clandestinamente. Altri temi prediletti da Pater sono il tentativo delle anime del purgatorio di comunicare con i vivi, le possessioni e la stregoneria.

Il Ghost Book (1955) di Shane Laslie, che narra storie che si suppone siano realmente accadute, fu l’ultimo respiro dell’attitudine un po’ credulona di molti che si convertirono al cattolicesimo in giovane età. Nel libro Leslie riporta i racconti di fantasmi in cui si è imbattuto durante tutta la sua vita: quasi sempre si tratta di fonti di seconda o terza mano. Eccezionalmente l’autore mostra dei dubbi sulla veridicità di certi fatti trascritti, ma la regola è la loro totale accettazione, persino di quelli più palesemente esagerati. Anche Leslie, che fu amico di Benson, non mancò di mettere in guardia il lettore sulle insidie dello spiritismo, in grado di liberare entità malvagie.

Gli scrittori citati, per quanto significativi di una certa tendenza primonovecentesca, non rappresentarono tuttavia l’intero mondo letterario cattolico inglese. G. K. Chesterton, per esempio, ne L’incredulità di Padre Brown (1926) mostrò il suo scetticismo nei confronti di quelle che reputava essere nulla più che superstizioni puerili. Altri, all’alba del nuovo secolo, preferirono invece i più calmi lidi del misticismo, mentre ci fu chi, come l’oscuro reverendo Montague Summers, si gettò in improbabili ricerche d’archivio su vampiri, licantropi e magia nera.

Tra le moltissime storie di fantasmi che vennero pubblicate all’epoca, quelle degli scrittori cattolici ebbero un loro spazio, per quanto limitato. Non solo testimoniarono un forte contatto con la letteratura laica coeva, ma svelarono pure un sostrato contraddittorio, a volte al limite dell’eterodossia, che si annidava in una buona fetta dell’intellighenzia “papista”.


Fonte: R. GRIFFITHS, The Pen and the Cross, Continuum, Londra, 2010.