di Federico Franzin

Che l’attacco perenne alla chiesa sia ormai socialmente accettato e addirittura sostenuto da una grossa parte della popolazione che aspira ad un mondo “laico” ( leggi ateo ) è ormai il pane quotidiano con il quale fare i conti. Nemmeno tanto sorprendentemente questo attacco arriva a volte dall’interno della chiesa stessa. Anche questo è ormai chiaro da tempo. Nel silenzio generale a volte arrivano attacchi non solo socialmente plauditi ma addirittura amministrati dalle istituzioni che muovono loro pezzi nella scacchiera della legge, mettendo in condizione i preti stessi a esercitare nella quasi clandestinità le loro funzioni. Tutto questo può suonare esagerato ma a sentire le novità che soffiano dall’altra parte del mondo , per essere precisi in Australia, c’è poco da stare sereni. Le autorità del South Australia hanno varato dei provvedimenti a servizio della nobile e giusta causa della lotta contro gli abusi su minori . Abusi che hanno visto come teatro la chiesa Australiana coinvolgendola in un enorme scandalo. Una palude nera che ha inghiottito anche alti prelati e che ha visto casi di “insabbiamento” come quello del Mons. Wilsonn accusato di non aver informato la polizia di alcuni casi dei quali era venuto a conoscenza.
Tema difficile e penoso. Una ragnatela di migliaia di casi conclamati e presunti, denunce e segnalazioni che coprono almeno 60 anni di vicende. Un tragico panorama dove il soffio di satana è evidentemente filtrato tra le mura sacre ma anche un panorama di narrazioni e di ombre con necessità di chiarezza. Il tema degli abusi su minori e adulti con difficoltà è una tragedia con la quale la chiesa deve necessariamente fare i conti. Molto difficile è lasciare sullo sfondo questa penosa vicenda ma è proprio a partire da qui che l’Australia ha varato il provvedimento che intima ai sacerdoti di violare il segreto confessionale ogni qualvolta un individuo parlerà di abusi. I sacerdoti che non si conformeranno a questo “suggerimento” potranno essere sanzionati con multe fino a diecimila dollari australiani. La confessione è oggi, data l’influenza del mondo moderno sulla sfera della persona e della costruzione della coscienza, forse il sacramento più difficile da affrontare eppure rappresenta il più alto momento di confronto con se stessi, di scontro e lotta contro i proprio peccati e il momento della più intima richiesta di perdono di fronte a Dio. Un nodo non rapportabile alla legge dell’uomo che necessariamente percorrerà strade differenti. Il povero amministratore apostolico di Adelaide , mons. Gregory O’Kelly si appresa quindi ad una lotta dura che potrebbe portare a situazioni di resistenza alle ingerenze dello stato. Il segreto confessionale è un luogo sacro e intimo dove avviene qualcosa che certamente il mondo attuale non ha più strumenti e coscienza per comprendere e che quindi cede alla tentazione di violare ad ogni modo. Per quanto nobile sia la causa non ci si lasci incantare perché la natura “intrusiva” nelle radici della chiesa è visibile anche da alcuni “consigli” contenuti nel provvedimento tra cui l’invito a rivedere il celibato del clero. D’altra parte già nel 2014 il contributo della congrega della verità, la giustizia e la guarigione ha fornito una interpretazione per la quale il celibato del clero in alcuni singoli casi potrebbe essere collegato a comportamenti scorretti e abusi. Una conclusione che lascia a distanza di tempo quantomeno stupiti e non solo perché si parla di membri della chiesa. A livello umano sembra una conclusione lombrosiana. C’è forse in questi provvedimenti , oltre ad una scarsa comprensione e tolleranza religiosa , un inconscio desiderio punitivo e persecutorio nei confronti di una chiesa concepita con deformità. Un automatismo chiesa-omertà-abuso che non può essere accettato come dato di fatto. L’arcivescovo Christopher Prowse dal canto suo ha affermato di essere favorevole alla estensione delle procedure di denuncia degli abusi alle autorità , ma che non è disposto ad accogliere una richiesta di violazione del sigillo della confessione. Del resto in sede di confessione l’invito a costituirsi può aver successo solo grazie alla fiducia del nodo sacro che si crea in quel frangente sacramentale. Il perdono più alto invece non è argomento di legge umana. La legge entrerà in vigore nel 2019 . Staremo a vedere cosa accadrà nel fronte del primo attacco al sacramento della confessione del mondo civile.