di Luca Fumagalli
Quando Corrado Guzzanti scende in campo non ce n’è per nessuno. Quello che senza ombra di dubbio potrebbe essere definito uno dei più brillanti comici italiani degli ultimi anni, non sbaglia mai un colpo. La sua satira, sempre fresca, schietta, che fustiga a destra e a sinistra, è un puro distillato di talento e intelligenza, animata dalla volontà di smascherare con l’arma del ridicolo l’ottusa imbecillità del potere. Lontano dalla volgarità, le sue maschere, per quanto boriose e detestabili, non mancano mai di fare appello alla pietà dello spettatore, suscitando in lui, più che il ribrezzo, la compassione: dietro il politico cialtrone di turno si nascondono i limiti e i difetti di ognuno di noi (tutto il contrario, dunque, della meschina disumanità di certa satira alla «Charlie Hebdo»). Forse è proprio a causa di questo, di una comicità che fa ridere e riflettere – generalmente mal tollerata in un paese da operetta quale è l’Italia –, che il buon Guzzanti, negli ultimi anni, è stato sempre più marginalizzato dai grandi media, costretto a lavorare a progetti minori sui canali privati.
Fortunatamente, però, la qualità continua a essere alta. Lo dimostra, ad esempio, la mini-serie tv Dov’è Mario?, trasmessa su Sky Atlantic nel 2016 (ora disponibile in DVD). I quattro episodi, che Guzzanti ha definito un “thriller comico”, raccontano la storia di Mario Bambea, filosofo e opinionista di sinistra, dall’irritante erre moscia e dal vocabolario pomposo, che dopo un incidente d’auto si risveglia dal coma con una personalità sdoppiata: da una parte quella del colto, educato e razionale Bambea – tra i più noti esponenti della gauche caviar italiana – dall’altra quella del comico razzista e volgare Fabrizio “Bizio” Capoccetti. Attorno al protagonista si avvicendano una serie di personaggi, uno più improbabile dell’altro: si va dalla moglie Milly, spocchiosa snob che da tempo lo tradisce con il suo migliore amico, all’infermiera rumena Dragomira, dallo psicologo omeopata all’eccentrico impresario Faglia, dalla rude Cinzia a Muscia, un comico che in passato ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità proprio grazie all’imitazione di Bambea.
La divertentissima presa in giro del mondo della sinistra radical chic da cui prende le mosse la serie si tramuta, episodio dopo episodio, in un affascinante affondo nell’animo umano. Guzzanti, come sempre, fugge dalle semplificazioni e dai facili stereotipi. In Dov’è Mario? non ci sono buoni contro cattivi, così come la genuina volgarità di Capoccetti non è migliore dell’arroganza di Bambea. Non si tratta, dunque, di parteggiare per una o per l’altra fazione, di uno scontro tra l’intellettuale e il popolo, quanto della descrizione di una frattura che, purtroppo, in Italia come nel resto d’Europa, pare ormai insanabile. Alto e basso, cultura elitaria e cultura pop convivono in questo universo guzzantiano come due alternative opposte, che non hanno e non possono avere punti di contatto. Ma sarà proprio Bambea/Capoccetti, intrappolato in un gioco delle parti che prescinde dalla sua volontà, a dare il la a una rivoluzione in grado di scuotere le coscienze di tutti e, in un certo senso, a rilanciare una nazione sull’orlo del fallimento. Il tutto condito da un finale sublime, il che non guasta mai.