Nota di Radio Spada: la proposta del ministro Salvini di reintrodurre la leva obbligatoria in Italia ha ovviamente suscitato interessanti e appassionate discussioni all’interno del mondo cattolico integrale (o generacamente “tradizionalista”) di lingua italiana. Dopo l’intervento di Massimo Micaletti ospitiamo la posizione dell’amico Andrea Fauro sul medesimo tema. Buona lettura! (Piergiorgio Seveso)

di Andrea Fauro

Le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Interno Salvini sull’idea di reintrodurre la naja, hanno suscitato da una parte  i gridolini stizziti di pacifisti, radical chic, terzomondisti ecc… dall’altra sono state salutate con entusiasmo da chi, prendendo atto della deriva morale di una parte della gioventù odierna, vede nell’esercito una soluzione alla crisi educativa che con il Sessantotto ha cominciato a propagarsi come un tumore nella società.

Se è facile confutare i piagnistei dei buonisti contrari per partito preso alle armi, all’esercito o alla guerra giusta, merita sicuramente più attenzione chi, ponendosi il problema dello sbando di una generazione figlia  di questa società in putrefazione, cerca un rimedio che in questo caso però è la classica toppa peggio del buco.

Pensare che i genitori debbano delegare allo stato laico, per mezzo delle caserme, l’educazione dei propri figli(che deve essere cristiana, altrimenti non è educazione), è errato.

 

Monsignor Marcel Lefevbre a tal proposito ricordava:

“Quale posto lascia la dottrina della Chiesa allo Stato nell’insegnamento e nell’educazione? La risposta è semplice: tranne per certe scuole preparatorie ai servizi pubblici (…) lo Stato non è né insegnante né educatore.”

 

La mentalità assistenzialista che nutre una pia speranza verso il Leviatano statale per l’educazione della gioventù, è una delle palle al piede che ci portiamo dal colonialismo risorgimentale con la creazione dell’egemonia e del centralismo di stato; prima si spodestavano i padri e le madri dal loro diritto e dovere di educare i figli  con l’introduzione dell’obbligo scolastico nelle scuole laiche… e ora si prova a farlo anche con le caserme.

 

Una società fondata sull’ordine naturale delle cose, è tripartita in sacerdoti, soldati e lavoratori: la leva obbligatoria invece costringe anche chi non ha la vocazione al combattimento, al mestiere delle armi: religiosi, contadini, maestri, medici, artigiani, impiegati, con tutte le conseguenze che si possono immaginare.

 

La leva obbligatoria era una pratica in voga nelle società pagane come la Roma antica;  in epoca moderna, caratterizzò  lo stato di polizia repubblicano che era stato creato in alternativa all’Ancien Regime dopo la Rivoluzione Francese. Anche nella penisola italiana la tirannide liberale durante il sanguinoso processo di unificazione d’Italia, colpì le popolazioni locali con la coscrizione forzata.

 

Questi provvedimenti, essendo contrari al buon senso e alle tradizioni guerriere dei Regni Cattolici, comportarono comprensibili rivolte e diserzioni da parte di quegli uomini che venivano strappati a forza dalle loro terre per andare nelle caserme di uno stato nemico della loro patria e della loro religione.

Nel ‘900 i vari regimi rossi e neri, si sono preoccupati di inquadrare attraverso una disciplina para militare anche bambini e ragazzi. Per limitarci all’Italia, lo stato per mezzo anche dell’Opera Nazionale Balilla, mirava a “fare” quegli italiani  che la Rivoluzione risorgimentale non era riuscita a creare.

 

 La leva obbligatoria è quindi,  quanto di più diseducativo, anticattolico e statalista vi possa essere. L’attuale stato rivoluzionario, ateo e liberale, propagatore di crimini e di immoralità come DAT, aborto, divorzio, unioni civili, contraccezione, ideologia gender, non ha alcuna credibilità nell’educazione della gioventù, né per mezzo delle sue scuole  né per mezzo del suo esercito, con tutto il suo corollario di immoralità, liberalismo, nonnismo, bestemmie, omosessualismo(è di due anni fa la notizia della prima unione contro natura in ambito militare “celebrata” dall’ex Ministro della Difesa Roberta Pinotti[1]) che lo caratterizza.

 

E’ bene ricordare quindi che è  compito della famiglia, non dei generali, di educare i figli. Sono gli sposi uniti nel vincolo del Matrimonio, non i colonnelli, ad avere la grazia di stato per adempiere degnamente al loro diritto e dovere di educare cristianamente la prole. Occorre però istruirsi sui principi e i doveri dell’educazione cristiana e guardarsi dai pericoli delle dilaganti teorie pedagogiche liberali.

 

La madre ha un ruolo fondamentale, specialmente nei primi anni di vita del bambino e per questo è veramente auspicabile che non lavori e si dedichi totalmente al suo sposo e ai suoi figli. Il padre invece deve occuparsi di lavorare per assicurare la sopravvivenza della famiglia, ma anche di dare una disciplina(che spetta a lui, non ai sergenti) e di educare i figli collaborando con la sua sposa, specialmente durante il burrascoso periodo dell’adolescenza.

La famiglia è una società imperfetta quindi è essenziale che si appoggi alla Chiesa che ha il dovere di vigilare per custodire le anime sulla retta via verso il Cielo.

 

Di capitale importanza è anche la scelta di una scuola cattolica tradizionale che dovrà continuare la formazione dell’intelligenza, della volontà e della memoria iniziato in famiglia. La scelta di una scuola cattolica è un preciso dovere, anche a costo di sacrifici, e non un’opzione tra le tante a cui i genitori possono pensare.

 

Per favorire un ritorno dell’ordine e per forgiare il carattere e la volontà dei ragazzi di oggi, non serve quindi l’esercito ma che i genitori, con l’aiuto di Dio, riprendano in pugno il loro ruolo, senza delegare allo stato ciò che non gli compete.

 

[1]http://www.ilgiornale.it/news/politica/pinotti-sposa-due-donne-unioni-civili-anche-ambito-militare-1316287.html