a cura della Redazione

 

Il limbo, la sua esistenza e necessità sono dottrine definite, e fanno obbligo ai fedeli cattolici.

 

  1. ORIGINE DELLA DOTTRINA: la dottrina del Limbo nasce da una “rivelazione scritturale iniziale” (Journet ) e precisamente dalla verità stessa: Gesù a Nicodemo insegna sulla ASSOLUTA (senza deroghe) necessità del Battesimo: “In verità, in verità ti dico, nessuno, se non nasce per acqua e Spirito Santo, può entrare nel regno di Dio” (Gv. 3, 5); affermazione rafforzata dal mandato di “battezzare” tutte le genti (Mt. 28, 19) e dalla precisazione che “chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (Mc. 16,16).
  2. IL BATTESIMO DEI BIMBI: la Chiesa quindi deriva da questa verità di fede divina la prima conclusione: che non c’è speranza di salvezza soprannaturale (visione beatifica) per i bambini che muoiono senza Battesimo prima di aver raggiunto l’età della ragione (NB: l’età di ragione è questione chiara ed è legata al pieno esercizio delle facoltà spirituali, intelletto e volontà, non alle condizioni “dell’epoca” o simili. Perciò, se una persona non è impedita da malattie varie nell’esercizio delle sue facoltà, non ha “scuse” inerenti l’uso della ragione). “Perciò, seguendo la tradizione ricevuta dagli Apostoli, Essa [la Chiesa] ebbe cura di battezzare anche i bambini: “Ecclesia ab Apostolis traditionem suscepit etiam parvulis baptismum dare?, “la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli la traditone di battezzare anche i bambini” attesta, tra gli altri Origene (Ad Romanos VI, 6). Il Concilio di Trento sancirà che si battezzano i bambini appena nati “ex traditione Apostolorum”, “secondo la tradizione ricevuta dagli Apostoli” (Denz 791). NOTA BENE: la Chiesa nel suo Magistero non ha mai definito che le anime del limbo soffrano pene infernali, bensì invece una beatitudine naturale (vedremo poi in che cosa consista). Perciò la posizione estrema sulle pene del Limbo espressa, solo occasionalmente come ipotesi, da qualche Padre della Chiesa (Sant’Agostino su tutti, ma anche qui il Santo si è dimostrato titubante, dopo l’iniziale durezza) è stata isolata e quindi non riconosciuta come facente parte della rivelazione. I Santi Padri, greci e latini (Tradizione), insegnavano all’unanimità che i bambini morti senza Battesimo, prima dell’età della ragione, sono esclusi dalla visione beatifica. Così a partire da un dato di fede si passò al secondo dato in esso contenuto implicitamente: l’esistenza di un luogo atto ad accogliere queste anime con solo la colpa originale, cioè il limbo. La polemica contro i pelagiani offrì allo Spirito Santo tramite il Magistero, come in altre occasioni, solo l’occasione per riaffermare quella che già era dottrina comune e costante della Chiesa, confermata dalla prassi di battezzare i bambini appena nati. I pelagiani, come gli attuali negatori dell’esistenza del limbo, interpretavano soggettivamente e senza autorità la Sacra Scrittura. Per diminuire la portata di certe pericopi parlavano di una beatitudine soprannaturale, cui sarebbero stati ammessi senza battesimo i bambini e i giusti pagani (pari pari ai teologi da tastiera attuali) e la separavano arbitrariamente dal Regno dei Cieli in cui, secondo la norma di Gesù a Nicodemo, si può appunto solo per il Battesimo.
  3. IL MAGISTERO:
    Innocenzo I [401-417 d. C. ] “che i bambini senza la grazia del Battesimo possano ricevere il premio della vita eterna è cosa da insensati” (P.L.t. 33 col. 785).
    – Concilio di Cartagine (418 d. C. ): nel canone 2 di questo Concilio si legge: «chiunque nega che si debbono battezzare i bambini nati da poco o dice che essi vengono battezzati per la remissione dei peccati, ma che non traggono affatto da Adamo il peccato originale che viene espiato dal lavacro della rigenerazione, da cui consegue che per essi la formula del Battesimo “in remissione dei peccati” viene intesa non come vera, ma come falsa, sia anatema. Infatti non si deve intendere quanto dice l’apostolo [Paolo]: “Per un solo uomo è entrato il peccato nel mondo (e attraverso il peccato la morte), e si estese a tutti gli uomini; in lui tutti hanno peccato” (cf Rm. 5,12), diversamente dal senso in cui la Chiesa cattolica ovunque diffusa, sempre lo ha inteso. A motivo di questa regola della fede anche i bambini, che non hanno potuto ancora commettere peccato alcuno, vengono perciò veramente battezzati per la remissione dei peccati, affinchè mediante la rigenerazione venga in essi purificato quanto attraverso la generazione hanno contratto”. Canone 3 : «se qualcuno afferma che il Signore ha detto: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore” (Gv. 14, 2), così che si debba intendere che nel regno dei cieli ci sia un qualche luogo intermedio o un qualunque altro luogo, dove vivano beati [della beatitudine dei santi, ovviamente non di quella naturale, ndr] gli infanti che trapassarono da questa vita senza il Battesimo, senza del quale invero non possono entrare nel regno dei cieli, che è la vita eterna, sia anatema. Infatti, giacché il Signore dice: “Chi non sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo non entrerà nel regno dei cieli” (Gv. 3,5), quale cattolico può dubitare che parteciperà della sorte del diavolo chi non ha meritato di essere coerede di Cristo? Chi infatti manca dalla parte destra, senza dubbio finirà in quella sinistra”.
    – Il Concilio di Cartagine sarà ripreso dal Concilio di Trento (1546) «Se qualcuno nega che i bambini appena nati debbono essere battezzati, anche se figli di genitori battezzati, oppure sostiene che vengono battezzati per la remissione dei peccati, ma che non ereditano da Adamo niente del peccato originale che sia necessario purificare col lavacro della rigenerazione per conseguire la vita eterna, per cui nei loro confronti la forma del Battesimo per la remissione dei peccati non sia ritenuta vera, ma falsa: sia anatema. Infatti quello che dice l’Apostolo: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, cosi anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché in lui tutti hanno peccato” (Rm. 5, 12), non deve essere inteso diversamente dal senso in cui la Chiesa cattolica, ovunque diffusa, l’ha sempre inteso. A motivo di questa regola di fede, per tradizione ricevuta dagli Apostoli, anche i bambini, che non hanno ancora potuto commettere da sé alcun peccato, vengono perciò veramente battezzati per la remissione dei peccati, affinchè in essi sia purificato con la rigenerazione quello che contrassero con la generazione. “Se, infatti, uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5)» {Denz. 791).
  4. LA SITUAZIONE DELLE ANIME NEL LIMBO: tutto principia dalla distinzione tra peccato originale, ereditato per generazione, e peccato attuale, che è personalmente commesso. Perciò i bambini, morti senza Battesimo, prima di aver raggiunto l’età della ragione, sono esclusi dalla visione beatifica a motivo del peccato originale, ma sarebbe incompatibile con la giustizia divina che vengano puniti come chi ha anche o solo colpe personali.
    Innocenzo III: il peccato originale “è contratto senza consenso”, il peccato attuale “è commesso con consenso” e “la pena del peccato originale è la privazione (carentia) della visione di Dio, mentre la pena del peccato attuale è il tormento della geenna perpetua” (lettera Majores Ecclesiae 1201 Denz. n. 410).
    – Concilio lionese (1274): la profissio fidei composta dal Concilio ed accettata dall’imperatore bizantino Michele Paleologo e poi integralmente ripresa dal Concilio di Firenze nel 1439 afferma che “le anime di quelli che muoiono in peccato mortale o con il solo peccato originale discendono tosto negli inferi, ma per esservi puniti con pene differenti” (Denz. 464).
    NB: è solo il termine “Limbo” ad essere nato tardivamente, non la dottrina relativa. Nasce dunque, come visto, per esplicitazione graduale e coerente del contenuto implicito nella verità di fede affermata da Nostro Signore Gesù Cristo in Gv. 3, 5 e nel depositum fidei affidato alla Chiesa. Come del resto è avvenuto con tutti i dogmi. Solo per necessità di chiarezza, viene creato il termine “Limbo dei bambini”. Fino a quel momento si indicava con il nome generico “inferi” (=luoghi inferiori).
    – La dottrina del limbo e l’assenza in esso di pene afflittive viene esposta magistralmente e fedelmente da San Tommaso d’Aquino. Esposizione approvata dal Magistero.
    – Nel 1794 Pio VI, nella bolla “Auctorem fidei” ove cassa l’intero sinodo filogiansenista di Pistoia, dichiarò “falsa, temeraria, ingiuriosa per le scuole (si intendono quelle sotto la costante vigilanza della Chiesa ndr) cattoliche la dottrina che rigetta come una favola pelagiana quel luogo degli inferi (che i fedeli ovunque chiamano con il nome di Limbo dei bambini), nel quale le anime di coloro che muoiono con il solo peccato originale sono punite con la pena del danno [=privazione della visione beatifica] senza la pena del fuoco” (Denz. 1526). Si trattava della proposizione 26 del conciliabolo pistoiese.
    La dottrina del Limbo dunque insegna che per le anime ivi accolte vi è una beatitudine/felicità naturale, che deriva dalla conoscenza e dall’amore naturale di Dio portati al più alto grado in esseri che con la separazione dal corpo, senza più l’ostacolo della materia, entrando dalla potenza all’atto pieno, e quindi nell’eternità senza più mutamento alcuno, hanno raggiunto il completo esercizio, senza più potenzialità quindi, delle proprie facoltà spirituali: intelligenza e volontà.
  5. UN BATTESIMO DI DESIDERIO? Contro chi dice che la fede dei genitori possa sopperire al battesimo o che il bambino possa avere un battesimo di desiderio, se non bastasse quanto sopra, la Chiesa già si è espressa ad esempio obbligando il Gaetano a ritrattare e togliere alla sua opera una tale ipotesi e soprattutto nella dottrina sacramentaria: la fede della Chiesa e dei genitori può solo portare il bambino al Sacramento, ma non può sopperire alla virtù del Sacramento stesso né al desiderio del Battesimo, di cui il bambino è ancora incapace perché non in età di ragione. Sostenere che il bambino sia capace di un atto di desiderio personale prima dell’età della ragione, significa contraddire l’evidenza più comune e soprattutto vuol dire contraddire il Magistero vincolante che distingue inequivocabilmente il caso di chi ha raggiunto l’età di ragione e chi non ancora.
    La Chiesa ad esempio ha insegnato sempre e definitamente che, almeno per la salvezza, ma non per il carattere sacramentale, è sufficiente il battesimo di desiderio per sopperire al Battesimo sacramentale per i soli adulti. Per i bambini, privi ancora dell’uso di ragione non esiste nella rivelazione una cosa pari al Battesimo di acqua e la Chiesa ha costantemente insegnato che, nella normale economia di salvezza, non vi è per loro nessun altro mezzo e perciò incessantemente ha sempre ribadito la necessità di battezzarli al più presto.
    – Oltre al can. 3 del Concilio di Cartagine abbiamo il Concilio di Firenze: “Quanto ai bambini, dato il pericolo di morte che spesso può minacciarli, poiché non possono essere aiutati con altro mezzo se non con il sacramento del Battesimo per il quale sono liberati dal dominio del demonio e resi figli adottivi di Dio, la Chiesa ammonisce che il Battesimo non deve essere differito di quaranta o ottanta giorni o altro tempo, secondo certe usanze, ma che sia amministrato il più presto possibile, avendo cura, però, che, in imminente pericolo di morte, siano battezzati subito, senza nessuna dilazione” (Denz. 712).
    – II Concilio di Trento nel Decreto sulla giustificazione insegna infallibilmente che il passaggio dallo stato di peccato allo stato di grazia, “dopo l’annunzio del Vangelo, non può avvenire senza il lavacro della rigenerazione [o Battesimo] o senza il suo desiderio”. Desiderio che dev’essere personale e non degli altri e perciò Trento rifiutò l’opinione del Gaetano, come citato.
    Catechismo Romano pubblicato da San Pio V per decreto del Concilio di Trento : “Occorre esortare costantemente i fedeli perché portino i loro figli non appena possono farlo senza pericolo, alla chiesa e li facciano battezzare con la solenne cerimonia. Si pensi che ai piccoli non è lasciata alcuna possibilità di guadagnare la salvezza, se non è loro impartito il Battesimo. Quanto grave dunque è la colpa di coloro che li lasciano privi di questa grazia più del necessario, mentre la debolezza dell’età li espone a innumerevoli pericoli di morte!”
    – Concilio provinciale di Colonia (1860) approvato dalla Santa Sede: “Gli adulti che non possono ricevere di fatto il Battesimo possono salvarsi ricevendolo con il desiderio. Ma per i bambini, dato che sono incapaci di un tal desiderio, la fede insegna che sono esclusi dal Regno del cielo, cioè dalla beatitudine soprannaturale, se muoiono senza essere stati rigenerati dal Battesimo” (Decreta Concilii a Sancta Sede recognita, pars 1, titulus 8, cap. 30. Collectio lacensis. t. V, col. 320.)
    Pio XII nel discorso alle ostetriche (29 ottobre 1951): “Se ciò che abbiamo detto finora riguarda la protezione e la cura della vita naturale, a ben più forte ragione deve valere per la vita soprannaturale, che il neonato riceve col Battesimo. Nella presente economia non vi è altro mezzo per comunicare questa vita al bambino, che non ha ancora l’uso della ragione. E tuttavia lo stato di grazia nel momento della morte è assolutamente necessario per la salvezza; senza di esso non è possibile giungere alla felicità soprannaturale, alla visione beatifica di Dio. Un atto di amore può bastare all’adulto per conseguire la grazia santificante e supplire al difetto del Battesimo; al non ancor nato o al neonato bambino questa via non è aperta”.
    Monitum del Sant’Uffizio del 18 febbraio 1958: “Si è diffusa in alcuni luoghi l’abitudine di differire il conferimento del Battesimo per fittizie ragioni di comodità o di indole liturgica. A questa dilazione possono essere favorevoli alcune opinioni [teologiche], prive di solido fondamento circa la sorte eterna dei bambini che muoiono senza Battesimo. Perciò questa Suprema Sacra Congregazione, con l’approvazione del Sommo Pontefice, ammonisce che i bambini devono essere battezzati al più presto secondo la prescrizione del can. 770 ed esorta i parroci e i predicatori ad insistere sull’esecuzione di questo dovere” (Acta Apostolicae Sedis 1958, p. 114)

Pertanto il “Limbo” non è una questione di opinioni personali o di tradizionalisti, ma è una dottrina cattolica certa, l’unica aderente alla Tradizione, alla Scrittura, alla giustizia e Misericordia di Dio, coerentemente e infallibilmente insegnata da due premesse (maggiore e minore, ove la minore non può contraddire mai la maggiore=sillogismo) : una formalmente rivelata da Dio (l’assoluta necessità del Battesimo) e l’altra conosciuta per via di ragione (la giustizia di Dio). Chi la contraddice si pone sotto anatema e lo fa ponendosi contro il Magistero, contro la dottrina infallibile, contro i Santi Padri, contro la Rivelazione e contro Cristo stesso che giova ribadire è il Logos, l’ordine, la razionalità, la parola, il discorso, il Verbo, non la sensibilità o altro.

Sulla questione dei sacramenti dati ai morti ci soffermiamo di sfuggita, perché è cosa ridicola: i sacramenti danno la grazia efficace, cioè la vita stessa di Dio, alle anime, così da cambiarne l’ontos, l’essenza per conformarle all’autore della Grazia stesso. È quindi ogni Sacramento fatto per l’anima immortale e non per il corpo, per il corpo lo è indirettamente solo in quanto l’anima è unita al corpo, ma quando se ne separa, si muore, l’anima non può più cambiare perché entra nell’eternità e non ha più nessuna potenzialità derivata dalla materia. Il defunto non è più lì, è in un mondo separato e non ha più bisogno di segni materiali (acqua, olio o altro) che trasmettano per mezzo di mediazione la grazia. O l’anima ce l’ha al momento del trapasso, o non ce l’ha. Così come non può più formulare o cambiare decisione o esprimere i necessari consensi alla ricezione dei sacramenti. Poiché oramai, puramente attualizzata, l’anima lascia completamente ogni potenzialità.