Anche su questo tema, ricordiamo ai lettori la prossima uscita del libro COSA VOSTRA – Dalla Pro Deo alla ‘mafia di San Gallo’ – Gli ‘affari riservati’ della ‘chiesa della misericordia’e l’intervista esclusiva dell’autore Kyriakos Enòsas [RS]
Un clero diviso quello che si è trovato davanti l’arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, quando chiedendo un confronto con i preti della sua diocesi dopo lo scioccante dossier del Grand Jury sugli abusi in Pennsylvania e la bufera provocata dal memoriale dell’ex nunzio Usa Carlo Maria Viganò – entrambi accusatori nei confronti del porporato – ha incassato reazioni contrastanti, tra chi gli suggerisce di dimettersi e farsi da parte e chi invece lo incoraggia ad andare avanti.
Il cardinale ha incontrato i sacerdoti lunedì. È stato lo stesso Francesco ad incoraggiare l’arcivescovo della capitale federale a cercare un dialogo diretto con i sacerdoti della sua diocesi, dopo averlo ricevuto privatamente in Vaticano la scorsa settimana per un colloquio riservato. Della udienza, non riportata nell’agenda ufficiale del Pontefice pubblicata dalla Sala Stampa vaticana, ha dato notizia lo stesso cardinale nell’incontro con i preti, durante il quale ha confidato appunto di aver chiesto consiglio al Pontefice se consultarsi con loro sul suo futuro. Il direttore della comunicazione dell’arcidiocesi di Washington, Edward McFadden, ha confermato il viaggio a Roma ma non ha fornito ulteriori dettagli se non che l’incontro è avvenuto la scorsa settimana.
Ma le accuse dell’ex nunzio Viganò contro il cardinale di Washington sono giunte in seconda battuta rispetto a quelle che lo hanno travolto a metà agosto, dopo la pubblicazione del dossier shock di oltre 1.300 pagine sulla Chiesa della Pennsylvania , frutto di un’indagine condotta per quasi due anni da un Grand Jury in sei delle otto diocesi dello Stato nordamericano, che ha individuato 301 sacerdoti predatori (con tanto di nome e cognome) e identificato oltre mille minori vittime di abusi. Contro Wuerl in particolare si sono mosse forti critiche perché avrebbe mal gestito i ripetuti casi di pedofila quando era arcivescovo della diocesi di Pittsburgh, retta dal 1988 al 2006.
Il report sulla Pennsylvania ha scosso la Chiesa americana e universale al punto da creare un clima di tensione che, nel caso di Wuerl, ha portato ad una raccolta firme per le sue dimissioni e pure ad alcune contestazioni pubbliche. Come quelle avvenute mentre il porporato celebrava il 4 settembre una messa nella chiesa dell’Annunciazione di Washington. Un uomo ha infatti iniziato ad urlare «Vergogna, vergogna!» all’arcivescovo che pronunciava la sua omelia, seguito da altri fedeli, mentre una donna ha assistito in piedi, con le spalle rivolte verso l’altare, a tutta la funzione, in segno di protesta. Interrottosi per qualche istante Wuerl, incoraggiato dagli applausi di altri parrocchiani, ha risposto in quell’occasione a braccio al suo oppositore: «Sì, vergogna», ha scandito, «vorrei poter rifare tutto quello che ho fatto negli ultimi 30 anni da vescovo e non sbagliare mai. Non è così…». Il cardinale ha anche ribadito la richiesta di perdono per i suoi «errori di giudizio», le sue «inadeguatezze» invocando al contempo «la grazia di trovare il modo di guarire, di offrire una guida fruttuosa in questa oscurità». «Le nostre preghiere, vostre e mie, – ha detto – sono anche per tutta la Chiesa ferita dalla vergogna di queste azioni. Vorrei poter cancellare tutto questo dolore, confusione e disillusione, ma questo semplicemente non è possibile».
«Qualsiasi purificazione della nostra Chiesa richiederà un lavoro congiunto dei vescovi con i nostri laici. Per questo motivo abbiamo bisogno, tutti noi insieme, di essere aperti alla grazia di Dio per dedicare il tempo e l’energia necessari per ogni rinnovamento spirituale», ha aggiunto l’arcivescovo, che nelle scorse settimane – prima dello scoppio del caso Viganò – aveva lanciato la proposta di creare un panel di alto livello all’interno della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per ricevere e valutare eventuali accuse o voci di cattiva condotta sessuale da parte dei suoi membri vescovi. Un ulteriore passo per prevenire e contrastare questi crimini che, seppur in misura nettamente più ridotta rispetto al passato, continuano a sfigurare il volto della Chiesa.
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Intanto l’arcivescovo Carlo Maria Viganò rischia di essere punito? Papa Francesco sta esaminando questa possibilità, se è vero, come confermato da più fonti, che ha consultato il cardinale Francesco Coccopalmerio, e qualche altro canonista, forse per studiare le possibili sanzioni canoniche da irrogare nei confronti dell’arcivescovo, a cominciare dalla sospensione a divinis. Se la notizia fosse confermata sarebbe di una gravità estrema, e anche un poco surreale, dal momento che l’“esperto” convocato per sanzionare mons. Viganò sarebbe proprio quel cardinale Coccopalmerio, che viene accusato dall’ex nunzio negli Stati Uniti di far parte della “lobby gay” che spadroneggia in Vaticano. Non si può inoltre dimenticare che il segretario del cardinale, mons. Luigi Capozzi, è coinvolto in un caso di orge gay, in cui deve essere ancora chiarita la posizione del suo superiore.
Ma il problema di fondo naturalmente è un altro. La Chiesa cattolica, in quanto società visibile, è dotata di un diritto penale, che è il diritto che Essa possiede, di sanzionare i fedeli che hanno commesso violazioni della sua legge. Occorre distinguere, a questo proposito, tra peccato e delitto. Il peccato riguarda una violazione dell’ordine morale, il delitto una trasgressione della legge canonica della Chiesa, che è diversa naturalmente dalla legge civile degli Stati.
Tutti i delitti sono peccati, ma non tutti i peccati sono delitti. Vi sono delitti comuni alla legislazione civile e a quella canonica, come il reato di pedofilia, ma altri delitti sono tali solo per il diritto canonico e non per quello penale degli Stati. L’omosessualità e il concubinaggio, ad esempio non sono considerati crimini dalla maggior parte degli Stati contemporanei, ma restano gravi delitti per il clero che vi incorre e come tali sono sanzionati dal Diritto canonico. Delitto infatti non è ogni azione esterna che viola una legge, ma solo quella violazione per la cui inosservanza è prevista una sanzione,secondo il principio del nullum crimen, nulla pena sine lege.
Il Codice di Diritto canonico, come ha recentemente ricordato padre Giovanni Scalese nel suo blog Antiquo Robore, considera delitto non solo l’abuso contro i minori, ma anche altri peccati contro il sesto comandamento, quali il concubinaggio e la situazione scandalosa, che comprende l’omosessualità (canone 395 del Nuovo Codice). Queste distinzioni non sembrano chiare a papa Francesco, che proclama la “tolleranza zero” contro i reati civili, quali la pedofilia, ma invoca il “perdono” e la misericordia per i “peccati di gioventù”, quali l’omosessualità, dimenticando la presenza di questo delitto nelle leggi della Chiesa. Ma poi, e qui sta la contraddizione, le leggi della Chiesa verrebbero invocate per colpire, non il clero immorale, ma chi denuncia l’immoralità del clero, come mons. Carlo Maria Viganò, che nella sua testimonianza non ha fatto che muoversi sulla linea dei riformatori della Chiesa, da san Pier Damiani a san Bernardino da Siena, grandi fustigatori della sodomia.
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LifeSiteNews infine fornisce e aggiorna in tempo reale una lista di alti prelati che hanno espresso la necessità di serie indagini sulle accuse mosse da Mons. Viganò, e supporto a Viganò stesso, dichiarandone la sua integrità e lealtà. Eccola:
Joseph Strickland, Vescovo di Tylor, Texas: 26.8.2018 – “Trovo credibili le accuse”
Athanasius Schneider, Vescovo ausiliario ad Astana, Kazakhstan: 27.8.2018 – “Non c’è motivo di dubitare della verità di quanto contenuto nel documento”
Cardinale Raymond Burke: 27.8.2018 – “Le dichiarazioni di un prelato nella posizione di Viganò devono essere prese sul serio”
Robert Morlino, Vescovo di Madison, Wisconsin: 27.8.2018 – “Ho conosciuto Mons. Viganò professionalmente e umanamente, posso garantire la sua onestà, lealtà e integrità. I criteri di credibilità delle sue affermazioni sono pienamente soddisfatti”
Cardinale Daniel DiNardo, Arcivescovo di Galveston-Houston, Texas: 27.8.2018 – “Le questioni sollevate sono fondate su prove, ed esigono risposta”
Allen Vigneron, Arcivescovo di Detroit, Michigan: 27.8.2018 – “Non abbiamo nulla da temere nell’affrontare le accuse mosse da Mons. Viganò. Prego per la verità e per la trasparenza, e che queste vengano presto”
Jaime Soto, Vescovo di Sacramento, California: 27.8.2018 – “Le preoccupazioni di Viganò sono serie e richiedono risposte oneste e trasparenti”
Larry Silva, Vescovo di Honolulu, Hawaii: 27.8.2018 – “Prego che le indagini richieste da Viganò procedano con onestà per guarire la Chiesa da questo cancro”
Robert Barron, Vescovo ausiliario nell’Arcidiocesi di Los Angeles: 27.8.2018 — “Viganò non è una figura marginale, e le sue affermazioni sono serie, meritano uno sguardo approfondito e onesto”
Thomas J. Olmsted, Vescovo di Phoenix, Arizona: 28.8.2018 – “Anche se non ho elementi per suffragare le sue accuse, ho sempre conosciuto Mons. Viganò come uomo di verità e di fede”
Thomas Paprocki, Vescovo di Springfield, Illinois: 28.8.2018– “Tutti i fatti devono essere oggetto di indagine dettagliata”
Paul Coakley, Arcivescovo di Oklahoma City, Oklahoma: 28.8.2018 – “Ho il più profondo rispetto per Mons. Viganò e per la sua integrità”
Carl Kemme, Vescovo di Wichita: 29.8.2018 – “Ho sempre avuto un’alta concezione di Mons. Viganò. Le accuse di un Vescovo così importante e rispettato esigono indagini”
Salvatore Cordileone, Arcivescovo di San Francisco: 29.8.2018 – “Posso attestare che Viganò ha servito il suo ministero con abnegazione. Le sue rivelazioni vanno prese sul serio”
Kevin Vann, Vescovo di Orange, California: 29.8.2018 – “Queste gravi accuse esigono che il Santo Padre faccia iniziare un’indagine a soggetti competenti. Posso inoltre attestare l’integrità di Viganò per come l’ho conosciuto”
Timothy Freyer, eThanh Thai Nguyen, Vescovi ausiliari a Orange, California: hanno aggiunto la loro firma alla lettera di Mons. Vann.
Samuel Aquila, Arcivescovo di Denver, Colorado: 30.8.2018 – “Ho trovato Mons. Viganò uomo di profonda fede e integrità”
Thomas Tobin, Vescovo di Providence, Rhode Island: 30.8.2018 – “Le accuse sono sostanziali, e mi permetto di chiedere a Sua Santità che provveda in merito il prima possibile”
Joseph Naumann, Arcivescovo di Kansas City, Kansas: 31.8.2018 – “Per quanto ho potuto sperimentare, Mons. Viganò è uomo integro”
Daniel Thomas, Vescovo di Toledo, Ohio: 31.8.2018 – “La situazione dà ancora più malessere per la fatica che provo nel conciliare l’alta opinione che ho di Mons. Viganò con l’amore e il rispetto che ho per l’ufficio del Papa”.
Fonti: La Stampa, Corrispondenza Romana, LifeSiteNews
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