di Luca Fumagalli

Frederick William Faber (1860 ca.)

Calvinista di stirpe, ma presto affascinato dal Movimento di Oxford, Frederick William Faber (1814-1863) lasciò gli ordini anglicani per la Chiesa cattolica un mese dopo l’amico John Henry Newman, e nel 1847 venne ordinato sacerdote. L’anno seguente, quando Newman fondò l’Oratorio di San Filippo Neri a Birmingham, Faber divenne uno dei suoi novizi; fu poi incaricato di animare l’Oratorio di Brompton Road, a Londra, di cui fu superiore dal 1852 fino alla fine della sua breve esistenza.

Tra il 1850 e il 1863 Faber scrisse una serie di opere sulla vita spirituale che ottennero un vastissimo successo e che lo consacrarono come uno dei massimi esperti di teologia mistica. Nei suoi scritti traspare l’influenza di quello spirito italiano che attraversò la Chiesa inglese intorno alla metà del XIX secolo e che lasciò in eredità ai cattolici dell’Impero un amore per il fasto liturgico e un’intensa devozione per il Santissimo Sacramento e per la Madonna. Fu questo uno dei motivi per cui i libri spirituali di Faber ebbero una vasta eco anche in Francia; il diario di Leon Bloy, ad esempio, è pieno di citazioni estrapolate da essi.

Accanto alla prosa, Faber coltivò pure la passione per la poesia. Da giovane aveva conosciuto William Wordsworth – con il quale strinse una forte amicizia – e, sebbene non si considerasse realmente un poeta, scrisse diversi inni sacri per il canto, molti dei quali, come Faith of Our Fathers e O paradise! O paradise (entrambi del 1849), sono ancora oggi popolari in Inghilterra. Per quanto alcuni di essi siano appesantiti da un approccio forse un po’ troppo zuccheroso – l’uso di forme semplici è il più delle volte una compensazione sufficiente alle degenerazioni sentimentalistiche –, la maggior parte degli inni vanta intuizioni modernissime e versi ricercati che contribuiscono a elevare la produzione di Faber al di sopra della media dei rimatori cattolici coevi. Ne è un esempio il seguente passaggio tratto da The Right must win:

For right is right, since God is God,
And right the day must win;
To doubt would be disloyalty,
To falter would be sin.

(Il giusto è giusto, poiché Dio è Dio, / E il giusto deve convincere; / Dubitare sarebbe slealtà, / Vacillare sarebbe peccato)

Forse Frederick William Faber non fu, in senso assoluto, un grande poeta. Niente a che vedere, ad esempio, con un genio come il gesuita Gerard Manley Hopkins. Tuttavia i suoi inni costituiscono un contributo imprescindibile nell’alveo della moderna letteratura cattolica inglese. Sono un prezioso esempio di come letteratura e liturgia possano collaborare per rendere maggior gloria a Dio, un esempio che non mancò di ispirare tanti scrittori successivi.


Fonte: R. GRIFFITHS, The Pen and the Cross, Continuum, Londra, 2010.