Prima parte: https://www.radiospada.org/2018/10/racconto-devoto-la-palma-di-lambaesis-prima-parte/
Seconda parte: https://www.radiospada.org/2018/10/racconto-devoto-la-palma-di-lambaesis-seconda-parte/
Terza parte: https://www.radiospada.org/2018/10/racconto-devoto-la-palma-di-lambaesis-terza-parte/
di Charlie Banyangumuka
Cap III “L’addestramento”
L’alba sorse presto sulla città di Lambaesis. Per quella notte Defendente aveva dormito poco e pregato tanto: “Un buon cristiano deve pregare più spesso” ma a quanto pare spesso o era un problema di memoria o di voglia. Sapeva di aver bisogno di pregare per non crollare ma doveva farlo senza dare nell’occhio. Si alzò dal giaciglio e si diresse verso la porta: lo scorso pomeriggio aveva prevalentemente conosciuto nuove reclute ma nulla più. Guardò il cielo e uscì di corsa, Macrone non era uno da far aspettare.
:“Più energia, ragazzo! Devi essere rapido!” il campidoctor sbraitava contro le reclute, tutte dell’età di Defendente più o meno. Il ragazzo si era immaginato di tutto, fuorché la corsa: era esausto ma il Magister Latrunculorum continuava a ripetergli impietosamente :“Un buon legionario deve essere abile nella corsa, specie per noi della Tertia Piissima Augusta. Muoviti maledetto sbarbatello!” Defendente era al limite e sapeva in cuor suo che questo addestramento era spalmato su tutta la mattinata: il pomeriggio avrebbero insegnato agli aspiranti legionari i rudimenti della lotta. L’addestramento sarebbe durato settimane e il fatto che lui fosse già stanco la mattina del primo giorno lo spaventava alquanto. La cosa si prolungò ancora per pochi minuti e, quando Macrone ordinò di fermarsi, le venti reclute caddero a terra esauste, Defendente tra i primi :“Vi ho detto di fermarvi, non di sedervi, branco di femminucce. In piedi!” nessuno si alzò con entusiasmo “Volete sopportare il peso della panoplia con quei ridicoli muscoli? A terra! E piegate finché non vi ordinerò di fermarvi!” Quaranta braccia si piegarono in modo disarmonico nella polvere che presto fece tossire alcuni di loro. Le parole di suo padre gli rimbombavano nella testa “Laggiù diverrai uomo”. Se diventare uomo voleva dire mesi di questo era ben disposto a farne a meno: le braccia urlavano per il dolore. Macrone non si curò minimamente delle loro sofferenze e anzi pareva divertirsi a schernire coloro che cadevano al suolo “Quando sentirete il peso dell’armatura mi ringrazierete per quello che vi sto infliggendo”. Più della metà delle reclute giaceva a terra: restavano pochi prodi fra cui Defendente; quest’ultimo, da diverso tempo a questa parte, si chiedeva se tutta questa sofferenza rientrasse nei piani del suo buon Padre. Forse sì, di certo stava succedendo. Il malvagio campidoctor urlò che potevano fermarsi “Basta così per stamattina, è il vostro primo giorno”. I giovani legionari erano riversi a terra dopo quell’allenamento infernale. Defendente ansimando si pose a sedere su una roccia: guardò le rupi di Lambaesis e il fiume. Oltre campi coltivati e le urla in lontananza dei contadini “Sta per giungere il tempo della mietitura” pensò “A che pensi?” domandò una voce ignota. Il ragazzo si voltò e notò un coetaneo che lo fissava: “Mi manca casa, ecco tutto” “Sei numida?” “Di ascendenza si ma sono della Mauretania Caesariensis” rispose ancora Defendente “beh” soggiunse l’altro “Io sono di Cartagine. Mi chiamo Fausto” “Io Defendente” “Sei romano?” domandò ancora il cartaginese “ Non del tutto; mio padre è numida e mia madre viene da una città chiamata Thurii, o meglio la sua famiglia” “La mia invece è della tribù dei musulami e siamo venuti in cerca di fortuna anni e anni fa” “Pensa che l’unica cosa che abbiamo trovato sono i muscoli” disse sorridendo e indicando Macrone.
-Contuberni di Lambaesis,ore dopo-
Colpire sapendo che il nemico è a terra e sta ansimando: questo gli avevano insegnato. O almeno così sembrava: dopo il veloce pranzo si erano divisi in coppie e avevano iniziato a lottare uno contro l’altro seguendo le indicazioni di Macrone. Defendente si era dovuto misurare con uno più grande e possente di lui “ Lo batterò in velocità” era stata la sua certezza. Prima ancora che potesse fare qualcosa l’energumeno lo aveva riempito di pugni e di ginocchiate al volto. Il ragazzo si era ritrovato schiena a terra a fissare con un’espressione beota il cielo. Un guizzo d’orgoglio percosse, non doveva finire così. Si era rialzato, deciso a far valere il suo punto di vista ma un sonoro schiaffo lo aveva fatto definitivamente crollare al suolo.
Defendente ripensò a quei momenti e si diresse verso il Contubernium che gli era stato assegnato. Varcò la soglia dell’alloggio senza fare rumore e solo dopo pochi istanti i legionari si accorsero del nuovo arrivato: “Beh, se non è un novellino questo” disse uno,intento a farsi la barba “non più di tanto, visti i lividi in faccia” commentò ancora, scatenando l’ilarità dell’intera camerata. Defendente non sapeva che fare. Fortunatamente uno dei militi ebbe pietà di lui,si alzò e gli mise una mano sulla spalla: “Mi chiamo Livio Ambusto. Benvenuto nel Contubernio dei Pesci, quando ne parliamo lo chiamiamo “Il Mare”” si voltò “ Ti presento Galerio” indicò il legionario intento a sbarbarsi “Antonio e Giuba” fece cenno mostrandogli due che giocavano agli astragali “Non scommettere mai la tua paga con loro, né tantomeno con il Magister Latrunculorum. Gli altri sono Gaio,Afro e Valente” concluse Ambusto. In quel momento un losco figuro con la faccia da ladro entrò nella stanza “Buonasera pesci” esclamò, fingendo riverenza e accennando un ridicolo inchino “e questo sbarbato?” indicò Defendente ormai prossimo a fuggire da quel luogo “detto da te Flavio suona come una barzelletta, hai il mento più glabro del sedere di un neonato” esclamò Afro, sdraiato nel letto “Ah, perché quei pochi peli troppo cresciuti che hai sulle guance sarebbero una barba virile?” rispose Flavio. Defendente andò ad occupare il letto libero accanto a quello di Afro il quale lo squadrò a lungo “Sator” disse a bassa voce. Sul momento la recluta non capì ma poi, ricordando le parole dello zio, disse “Arepo” “Tenet!” incalzò il legionario ad alta voce “Opera!” urlò Defendente euforico “Rotas e ti abbiamo beccato”. L’euforia divenne presto cieco terrore “Sei cristiano eh?” Ambusto lo guardò sogghignando “Diamine ragazzo, vuoi morire male” commentò Galerio. Il ragazzo deglutì. E si preparò al peggio.
: “Siete Cristiani?” esclamò a metà fra il sollievo e la rabbia. Gli avevano fatto uno scherzo e lui ci era cascato con entrambi i piedi. L’intero Contubernio era un polo della Cristianità in quelle lontane e sperdute terre di Lambaesis “Ebbene si ragazzo. Chi ti ha insegnato quella formula?” “Mio zio Oreste” rispose ad Afro “Attento, molti in Numidia la conoscono e non tutti sono cristiani: la devi usare per certificare definitivamente se uno è cristiano non per saperlo dal nulla.” In quel momento entrò il centenarius Macrone “Ave pesci! Sentenziò. Tutti si irrigidirono nel saluto “Buonasera Defendente, vivo dopo oggi?” disse il graduato sogghignando. Per la prima volta da quando era a Lambaesis, fu contento di vedere il colossale ufficiale “Cristiano anche lui?. Il gelo cadde sul contubernio e diciotto occhi lo fissarono “Dannazione ragazzo, non hai imparato nulla” esclamò Ambusto “Ti va di fortuna che lo sono altrimenti altrimenti a quest’ora avrei portato sulla strada per essere crocifissi. Ci sono novità da Oriente?” domandò Macrone a Giuba “ Per ora nulla,solo che ci vogliono uccidere. A proposito ragazzo, come ti chiami?” chiese il legionario “Tascio Defendente” “Curioso” Valente sorrise “anche l’inquilino precedente si chiamava Defendente” “ e che fine ha fatto?” “Sicuramente l’hai incrociato venendo qui” il giovane non volle capire “è appeso là fuori da almeno due settimane” Defendente deglutì. Chissà cos’aveva in serbo per lui il Buon Padre; una crocifissione? Se lo chiedeva ormai in maniera assillante. Doveva essere pronto a fare la Sua Volontà. Anche a prezzo di essere appeso come un animale da macello.