di Giuliano Zoroddu
La Chiesa di Cristo è un grande e bellissimo giardino nel quale convivono in armonia le più disparate varietà di fiori di carismi e di virtù. Allo stesso modo il Sacro Collegio Cardinalizio, il Senato della Chiesa Romana, lungo i secoli ha raccolto le personalità più disparate: dal pastore di anime al diplomatico, dallo statista al guerriero, fino alle vette della santità di un San Carlo Borromeo, gloria la più vera del Cardinalato Romano. Oggi in questa nostra rubrica ci occuperemo di un Cardinale d’armi: “Ferdinando, per grazia di Dio, Infante delle Spagne, figlio di Filippo (III) il Pio, nipote di Filippo (II) il Prudente, pronipote dell’invitto Carlo (V)”, uno degli ultimi grandi Eroi della Spagna Imperiale del Siglo de Oro.
Sesto figlio di Filippo III di Spagna e Margherita d’Austria-Stiria, Ferdinando nacque all’Escorial il 16 maggio 1609. Avviato subito alla carriera ecclesiastica, a 10 anni fu creato Cardinale Diacono di Santa Maria in Portico Octaviae da papa Paolo V Borghese ed eletto all’Arcivescovado di Toledo. Mai ordinato sacerdote né consacrato vescovo, reggerà la cattedra primaziale delle Spagne, come Amministratore Apostolico Perpetuo, dal 1620 al 1641.
Tuttavia più che dall’esercizio della sacra potestà, la gloria gli venne dall’esercizio delle virtù di militare e di statista. Scelto infatti nel 1630 dalla zia Isabella Clara Eugenia, la quale aveva matura la decisione di unirsi all’Ordine di santa Chiara, a succederle nel governatorato dei Paesi Bassi Spagnoli, lasciata la carica di Viceré di Catalogna che esercitava dal 1632, sbarcò a Genova nel 1633 si diresse a Milano, del cui Ducato fu anche Governatore, con meta finale Bruxelles.
Durante il viaggio, alla fine di agosto del 1634, si unisce con la sua armata alle armate del cugino Ferdinando d’Ungheria (futuro Ferdinando III Imperatore). L’incontro de “los dos Fernandos” fu immortalato dal Rubens.
I due il 6 settembre successivo riportarono sugli Svedesi e i Sassoni la vittoria di Nördlingen (Baviera), una delle vittorie cattoliche della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648). Il tercio della Spagna imperiale si dimostrava ancora valido nell’abbattere la possanza del temuto esercito svedese.
Coronato dell’alloro della vittoria, entrò trionfalmente a Bruxelles nel novembre del 1634 e prese possesso del Governatorato. Governatorato che fu invero ottimo dal punto di vista diplomatico, politico e militare. Purgò i Paesi Bassi spagnoli dai predicatori eretici, ristabilendovi il Cattolicesimo; riuscì a conquistare alla sua causa i Fiamminghi, grazie ai quali sconfisse più volte i Francesi, preoccupando grandemente Luigi XIV e il Richelieu (peraltro suo collega nel Cardinalato); riconquistò, tra il 1635 e il 1636, Diest, Goch, Gennep, Limburgo, Schenk, Hirsen, Châtelet e La Capelle.
Ma a offuscare tanta gloria, già mal vista alla corte di Madrid, contribuirono a partire dal 1637, alcune fatali sconfitte contro Francesi e Olandesi.
Una malattia contratta sul campo di battaglia, lo portò velocemente alla morte il 9 novembre 1641, a trentadue anni di età. Conscio della sua umana fragilità, dispose che per il riposo eterno della sua anima venissero celebrate dodicimila Messe.
Figure già trattate sul sito (sono escluse le innumerevoli figure trattate sulla pagina Facebook)
Cardinale Bernardo Dovizi detto il “Bibbiena”
Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster O.S.B.
Cardinale Domenico Serafini OSB
Cardinale Francesco Sforza di Santafiora
Cardinale Giulio Maria della Somaglia
Cardinali Antonio Marzato e Carlo Odescalchi
Cardinali Luigi di Guisa e Robert de Lenoncourt
Cardinale Galeotto Franciotti della Rovere
Cardinale Costantino Patrizi Naro
Cardinale Benjamin de Arriba y Castro
Cardinale Bertrando del Poggetto
Cardinale Alojzije Viktor Stepinac
Cardinale Ludovico Scarampi Mezzarota
Cardinale Tommaso de Vio detto il Cajetano
Cardinale Philippe d’Alencon de Valois
Cardinale Gabriele de’ Gabrielli
Cardinale Francisco Jimenez de Cisneros