di Charlie Banyangumuka
Proseguendo la lunga lista di personaggi della Grecia classica in grado di insegnare a noi, cattolici del XXI secolo, ci si imbatte nella figura drammatica di Aiace Oileo o di Locride.
Eroe formidabile nella corsa e nel tiro con l’arco, Aiace si distinse a Troia sia per la sua abilità guerriera sia per le sue efferatezze; sconfitti i nemici, era solito mutilarli (inflizando le teste su picche oppure scagliandole contro i Troiani) e sfregiarli per incutere timore. Queste ed altre caratteristiche gli permisero di resistere da solo alla guida dei pochi greci che si accingevano a difendere le navi da Ettore.
Durante il sacco di Troia, fu complice di infinite violenze a danno degli sconfitti.
Ma cosa ci insegna questa figura oscura e inquietante?
Aiace, coi suoi peccati, fu la causa dei ritorni sfortunati degli eroi greci; sull’altare di Atena, violentò la profetessa Cassandra e fece cadere l’idolo della divinità, attirandone la maledizione e, come un ellenico Acan, ci ricorda come i peccati di ciascuno ricadano su tutti, di qualsiasi genere essi siano. Un peccato personale di lussuria porterà infatti alla morte per mare di svariati eroi e alle peregrinazioni di molti fra cui i celebri Odisseo, Menelao e Diomede.
Inoltre, con la sua morte, ci insegna che l’ingratitudine verso Dio è una grande bestemmia: sfuggito ad un naufragio, Aiace si appoggò ad uno scoglio pregando Poseidone di tenerlo a galla e,quando la tempesta parve placarsi, maledisse gli dei asserendo di essersi salvato da solo (anche queste parole suonano familiari). Tosto fu punito e la divinità del mare sbriciolò col tridente la roccia, facendolo annegare.
Occorre riconoscere l’aiuto di Dio nelle situazioni perigliose senza attribuirsi meriti che non si hanno, sopratutto occorre non insultare la Trinità dopo gli aiuti ricevuti( in sostanza smettere di peccare).
Giacchè con il detto popolare “Fatta la grazia, gabbato lo santo” Aiace si giocò la vita e, cristianamente parlando, l’Eternità.