Radio Spada e la Confederazione dei Triarii il 23 novembre u.s. hanno scritto al presidente Foa per una proposta di riforma culturale della RAI. Ovviamente senza pretese di completezza questo testo vuole essere un segnale e uno spunto da cui partire. Lo offriamo volentieri ai nostri lettori [RS]

Egregio Presidente Foa,

Anzitutto Le scriviamo per felicitarci con Lei per la recente nomina a Presidente della RAI. Inutile dirlLe che la sua designazione sia stata per noi fonte di speranza per un reale rinnovamento delle principali linee programmatiche del servizio pubblico, soprattutto per quanto riguarda informazione e cultura.

Per questo ci permettiamo di inviarLe questa lettera aperta che, pur senza alcuna pretesa, crediamo potrà essere per Lei un utile strumento di lavoro e un punto di partenza per un ampio percorso di rimodulazione tematica e stilistica all’interno dell’Azienda.

La visione dell’uomo proposta dal ’68 poi, figlia ultima del liberalismo, mostra sempre più la propria inadeguatezza in quanto totalmente mancante di categorie, poiché fondata sul rifiuto stesso del concetto di categoria, sicché dimostra non solo la incapacità di formulare una corretta analisi, ma la stessa impossibilità di conoscere l’oggetto dell’analisi che si propone. In termini di informazione, questo significa che gli ultimi tempi rivelano una incapacità non solo e non tanto a raccontare i fatti e le idee, quanto piuttosto una radicale incapacità di conoscerli. L’ideologia della costruzione e decostruzione, l’idealismo esasperato, il liberismo ottuso hanno portato ad una informazione che è in realtà sola narrazione e questo non semplicemente per precisa scelta di chi nell’informazione opera ma perché l’informazione e la cultura stessa sono fondati ormai sul mero soggettivismo, su una base di assoluto relativismo che vede ogni forma di verità soccombere all’interpretazione, all’aspettativa, in definitiva, all’intento di manipolazione dell’uomo che non è mai visto per quello che è ma sempre per ciò che dovrebbe essere.

Viviamo, in definitiva, in un’epoca che rifiuta la realtà e finisce così necessariamente per rifiutare l’uomo e Dio. Di fronte a queste patenti contraddizioni auspichiamo che la Sua presidenza possa agire invece in aperta controtendenza, spinta da un adeguato amore della Verità e, si badi, non per una salomonica forma di pluralismo quanto per la certezza che Lei abbia sperimentato, da giornalista e da divulgatore, quanto sia ormai profonda la divaricazione tra informazione/cultura e realtà.

In questi anni la RAI, con alcuni suoi canali tematici (pensiamo ad esempio a Rainews e a Raistoria ma anche a molti programmi di divulgazione scientifica e di intrattenimento) è stata manifestazione tangibile di questo totalitarismo della menzogna. Ci riferiamo, prendendo esempi tra mille altri possibili, alla lettura ideologica dei conflitti del Vicino e Medio Oriente come scontro permanente tra democrazia sempre in espansione e barbarie tirannica, alla medesima chiave progressista per leggere le cosiddette battaglie per i diritti civili (in Europa e altrove), alla lettura laicamente entusiasta e acritica della figura di Bergoglio e delle sue azioni devastanti contro l’esistenza stessa del Cattolicesimo romano a partire dal 2013 (senza per questo tacere dell’esaltazione acritica di taluni dei suoi immediati predecessori).

Passando dalla cronaca alla storia non possiamo ignorare che qualunque percorso di approfondimento storico-critico sia fisicamente accompagnato in RAI da soloni dello storiograficamente corretto (o del non troppo storiograficamente scorretto) e sia stato finora inquadrato in una logica rivoluzionario-progressiva e costituzionale-repubblicana come unico orizzonte possibile. Nessun approccio schiettamente revisionistico – dunque autenticamente storico – sulle vicende delle grandi rivoluzioni (luterana, francese, americana, italiana, russa e sessantottesca) viene consentito.

Domina nell’ambito della divulgazione culturale una severa – ma barcollante – ipoteca scientista che non permette, ad esempio, alcuna forma di dibattito sulla questione evoluzionista. E si badi: il vasto catalogo delle frodi e degli errori (post)darwiniani, ormai generalmente riconosciuti, sarebbe uno spunto utile non solo per uno sguardo più alto e complesso in campo scientifico, ma anche in relazione ai disastrosi esiti ideologici, politici e quindi sociali che questo approccio ha causato.

Nell’ambito dell’intrattenimento poi regnano un’incontrollata cultura permissivista e una dittatura del sentimentalismo più degenere, accanto ad un opinionismo diffuso quanto sgraziato. Una maggiore sobrietà e una minore condiscendenza a tematiche gay-friendly (anche queste ultime, lontane anni luce dalla sensibilità delle persone, cui vengono imposte ormai in ogni campo del quotidiano) e di generico relativismo sarebbero invece auspicabili.

Volenti o nolenti, la RAI è protagonista della cultura dei nostri tempi, ed in questo contesto ha una precisa responsabilità che è in primis di natura morale, natura morale che la televisione pubblica ormai da troppo tempo pare serenamente ignorare. Insomma: l’idra che si oppone al Vero, al Bello e al Giusto ha tante teste da mozzare singolarmente con decisione, tenendo presente – va ribadito – che non esiste cultura senza un ordine cui riferirla e che l’organizzazione delle varie scienze pretende una gerarchia (universitas studiorum) senza la quale regna l’anarchia più atomizzate e desolante.

Per questo generale cambiamento di indirizzo, ci rivolgiamo ancora a Lei, certi che nel suo incarico, saprà essere ispirato da vera libertà senza essere al servizio dei “signori del mondo”. Per queste ragioni, pur nella consapevolezza dei Suoi impegni, saremmo felici di poterLa incontrare, rendendoci disponibili sin da ora.

La salutiamo cordialmente rinnovando i nostri auguri.

 

Piergiorgio Seveso, il direttivo e la redazione di Radio Spada (radiospada@gmail.com)

Prof. Massimo Viglione, presidente della Confederazione dei Triarii (info@confederazionetriarii.it)