Bergoglio dice, bestemmiando, che Maria e Giuseppe non sono nati santi, ma che lo siano diventati col tempo e pure con fatica. Altrove [leggi I modernisti, la Madonna, il peccato originale] abbiamo replicato a questa enormità contraria alla fede e all’onore della Immacolata. Con pari fervore vogliamo difendere l’onore del gloriosissimo Patriarca san Giuseppe, pubblicando il seguente testo Eccellenza di San Giuseppe ne’ doni sovrannaturali tratto da Divozione al Glorioso Patriarca San Giuseppe proposta dal Padre Francesco Grazia della Compagnia di Gesù (Roma, 1847).

Negli altri doni della grazia non fu inferiore a veruno de santi, volendo Gersone, Isidoro Isolano ed altri dotti e pii autori che fosse santificato nel ventre di sua madre come il Battista, che fosse confermato in grazia come gli apostoli, e che stia in cielo in corpo ed in anima come san Giovanni evangelista. Vogliono altri che vivendo in carne mortale vedesse per qual che tempo la divina essenza, come si crede di Maria santissima; ed alcuni dottori l’affermano di Mosè e di san Paolo, e lo significa l’inno che gli assegna la Chiesa nel suo officio: Tu vivens superis par frueris Deo, mira sorte beatior: tu in vita eguale a beati, godi di Dio, essendo con ammirabile sorte più beato. In tal guisa convien bene alla casa di Giuseppe il nome che le danno di cielo nella terra, che è nuovo privilegio dello sposo della Vergine; poiché i suoi abitatori erano più simili a celesti che agli uomini mortali. ln essa abitava Dio come in casa propria, e Maria e Giuseppe, che alcune volte vedevano Dio ed erano per alcun tempo beati. In essa abitava il re del cielo, e del cielo la regina, e quegli ancora che chiamavasi padre del re essendo sposo della regina. In essa abitavano gli angeli, che venivano a servire il re e la regina loro ed accompagnare Giuseppe, con cui gustavano di conversare come quello che era angelo umano o uomo angelico, e perciò si rallegravano di essere inviati da Dio con ambasciate a Giuseppe. Sopra quel passo di san Matteo, ove l’angelo disse a Giuseppe quando era in Egitto che ritornasse alla terra d’Israele, interroga santo Agostino perché non gli determinasse il luogo dove avesse a condursi: ed il santo dottore risponde che fu per tornare la seconda volta a parlare con Giuseppe, come fece avvisandolo che si portasse al paese di Galilea.

La devota serva della Vergine suor Maria d’Agreda illustrata, a ciò che credesi, dalla medesima Vergine scrive molti privilegi di san Giuseppe, che portano gli autori ed altre particolari cose; le quali, anche esclusa la rivelazione, può piamente credersi che il Signore gliele concesse perché fosse degno sposo di Maria o perché già lo era: e li pongo qui perché non eccedono il comun sentimento del dottori in torno alle glorie di san Giuseppe, né la buona ragione di quanto si deve allo sposo della Madre di Dio.

Nota primieramente un privilegio, che rende più rari e singolari i privilegi di san Giuseppe che non sono quelli degli altri santi; ed è che a molti santi furono concessi favori e privilegi che non tutti miravano la lor propria santità, ma altri fini ed intenti di servizio di Dio in altri uomini: e quindi erano come doni o grazie gratis date separate dalla santità: ma in san Giuseppe tutti i doni servivano all’aumento delle virtù e della perfezione sua; mentre il ministerio a cui si destinavano era effetto di santità, ed essendo più santo ed angelico, era più idoneo sposo di Maria santissima e depositario del tesoro del cielo.

Dice appresso che siccome voleva Dio formar Giuseppe un miracolo di santità, cominciò ad operare in lui meraviglie fin dal suo concepimento: e per tanto assisté con particolar provvidenza alla formazione del suo corpo, componendolo con temperamento perfetto e con rare qualità acciocché fosse una terra benedetta, e gli toccasse in sorte un’anima altrettanto eccellente con rettitudine in tutte le sue inclinazioni.

Che fu santificato nel ventre di sua madre, e gli rimase legato il fomite della concupiscenza per tutta la vita di tal maniera, che mai non ebbe moto impuro né disordinato, e la madre sua nel punto ch’egli fu santificato sentì un nuovo giubilo dello Spirito Santo, e senza intenderne tutto il misterio fece grandi atti di virtù, e giudicò che il portato del suo ventre sarebbe ammirabile negli occhi di Dio e degli uomini.

Che Giuseppe nacque perfettissimo e bellissimo, e cagionò ne’ suoi parenti e conoscenti straordinaria allegrezza simile a quella ch’ ebbevi nel nascimento del Battista benché la causa ne fosse più occulta.

Che gli accelerò il Signore l’uso della ragione, dandoglielo all’anno terzo di sua vita molto perfetto con scienza infusa e nuovo aumento di grazie e di virtù. Da questo tempo cominciò a conoscere Dio per discorso e per fede, comprendendo altamente quanto parlavasi delle sue opere e perfezioni; e cominciò anche ad avere altissima orazione e contemplazione ed esercizio ammirabile delle virtù: cosicché di sett’anni, quando altri arrivano all’uso di ragione, Giuseppe era già uomo perfetto nella ragione e nella santità.

Che nel sacro sposalizio con Maria santissima Dio gli accrebbe i doni della grazia, e vel confermò copiosamente operando coll’onnipotente suo braccio nello spirito e nelle potenze di san Giuseppe effetti tanto divini, che non si possono spiegar con parole: perocché gl’infuse abiti perfettissimi di tutte le virtù e doni. Rettificò di nuovo le sue potenze, e le riempì di grazia confermandolo in essa con ammirabil modo.

La sua castità fu serafica, perocché la purità che i Serafini hanno senza corpo, si concesse a Giuseppe in corpo terreno e mortale; né mai entrò nelle sue potenze imagine o specie di cosa impura della natura animale e sensibile; e respettivamente in tutte le altre virtù fu ammirabile e segnalato, in ispecial modo nella carità come chi stava presso la fonte per saziarsi di quell’acqua viva che sale fino all’eterna vita, o come vicino alla sfera del fuoco essendo egli materia disposta ad accendervisi senza resistenza veruna.

Dice molto delle visioni e rivelazioni divine, con cui Dio distingueva e favoriva il glorioso San Giuseppe. Racconta molte visite di angeli, che apparendogli in forma umana, maestosa e piena di bellezza e splendore, discorrevano con lui della Divinità e delle infinite perfezioni, e con dolcissime e concertate voci gli facevano celeste musica con cui confortavano il suo corpo ed accendevano nell’anima sua purissima il divino amore.

Dice che prima della sua morte ebbe il glorioso patriarca un ratto di ventiquattro ore, in cui chiaramente vide l’essenza divina, e che la beatissima Trinità l’assegnò e destinò per precursore di Cristo nostro Salvatore a’ patriarchi, a’ profeti ed a’ giusti del Limbo. E che ritornato dall’estasi, avendo rese grazie a Gesù di tutti i suoi benefizi e ricevuta la sua benedizione, spirò d’amore nelle sue braccia, e subito la moltitudine di angeli, che assistettero alla sua morte col loro re e colla loro regina, la celebrarono con cantici di lode e musica ce leste; e d’ordine del Signore portarono l’ani ma sua al Limbo de santi padri: alla cui vista ed alle nuove che loro diede ricevettero particolar allegrezza, e lo riconobbero e riverirono come padre putativo del Figliuol di Dio, e vero sposo della sua Madre degno di singolare venerazione.

Nota altre particolarità: che si sposò colla Vergine di trentatré anni; che conversò con essa poco più d’anni ventisette, e morì po c” oltre a sessanta; e che Dio gl’inviò nella sua vecchiezza molte infermità ed acutissimi dolori per accrescergli i meriti, il che soffriva con ammirabile conformità senza udirsi dalla sua bocca un lamento con cui manifestasse ciò che pativa; che la Vergine ed i santi angeli nelle sue infermità lo servivano con grande amore e sollecitudine. E dopo di aver narrati questi ed altri simili privilegi di san Giuseppe, conclude averle detto la Vergine, che se bene le pareva che molto avesse detto di san Giuseppe, non per tanto sapesse che né ella poteva manifestare la sua santità, né i mortali conoscerla prima di arrivare alla vista della Divinità, dove con ammirazione e lodi del Signore si renderebbono capaci di questo sacramento nascosto a mortali, che molto ignorato aveano i privilegi e le prerogative di Giuseppe ed il potere della sua intercessione presso di lei e presso il suo santissimo Figliuolo. Tali sono le eccellenze tali i privilegi che scrive di san Giuseppe questa serva di Dio.

Ma a qual fine cerchiamo privilegi in Giuseppe, che tutto è un complesso di privilegi? E quali privilegi non crediamo dell’avventurata sorte di Giuseppe? del più felice di tutti gli uomini? del più beato di tutti gli angeli? Tutti i privilegi convengono in Giuseppe perché in lui si adunano tutte le benedizioni. Se con Dio si trova fortuna, niuno di lui più fortunato. Torniamo a considerare ciò che mai non si considera bastantemente, la gloria e felicità che si rinchiude nell’essere sposo di Maria e padre di Gesù; che, come dice Gersone, è un seminario di perpetue lodi ed un principio onde dedurne tutte le glorie di Giuseppe, e lo troveremo il più felice e privilegiato di tutte le creature dopo Maria. Paragoniamolo co’ primi uomini dell’uno e dell’altro testamento, delle tre leggi, naturale, scritta e di grazia. Saliamo poscia in cielo a cori degli angeli, e non incontreremo in cielo né in terra sorte uguale alla sua: e potremo dir di Giuseppe sposo di Maria ciò che disse Giacobbe del suo figliuolo Giuseppe: filius accrescens Ioseph, filius accrescens; figliuolo aggrandito Giuseppe, figliuolo aggrandito; perchè veramente fu aggrandito Giuseppe ed avanzato nelle avventure e felicità.


[Testo raccolto da Giuliano Zoroddu]