Il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), monaco studioso elevato al governo della Archidiocesi di Milano, si situa fra le glorie dell’Episcopato d’Italia e del Cardinalato Romano per la sua santa vita anzitutto, per le sue doti di buon governante, per la sua grande e finissima cultura. Situato quindi ad altezze non comuni analizzò precisamente il suo travagliatissimo tempo, fornendo anche ai noi alcune linee guida per analizzare il nostro.
Abbiamo quindi trovato conveniente ed utile citare un suo passo “politicamente scorretto” di vera e propria teologia della storia tratto dal commento alla festa di san Giovanni da Capistrano (l’Inquisitore e Crociato francescano protagonista della Vittoria di Belgrado sui Turchi,
vedi qui). Un passo che può aiutarci nella comprensione della nostra realtà e soprattutto può preservarci dalle strumentalizzazioni e dai travisamenti operati a riguardo di temi scottanti come la Crociata, la questione islamica e quella ebraica.

Le antiche crociate contro gl’infedeli vogliono essere considerate da quel punto di vista soprannaturale, donde appunto le consideravano gli antichi. Esse rappresentarono lo sforzo massimo della Cristianità, perché la forza bruta dei musulmani non annientasse la civiltà dell’Evangelo. Anima di questa resistenza possente, diuturna e finalmente trionfatrice a Lepanto e a Vienna, fu il Pontificato Romano, che per oltre cinque secoli, non badando a sacrifici e a spese, congiunse in un sol fascio sotto il vessillo della Croce le forze cattoliche d’ogni nazione, e dirigendole contro la Mezzaluna, risparmiò all’Europa un gran numero di guerre interne, assicurandole inoltre il trionfo sull’Asia occidentale e sull’Islam.

[…] Una volta era l’Islam che minacciava la civiltà cristiana. Adesso invece è l’ebraismo, un popolo cioè che non ha patria, e che odia quindi quella d’’altri, alleato, com’è, colla massoneria. Giudei e Massoni muovono al Cattolicismo ed all’Europa una guerra tanto più difficile e pericolosa, quanto più è subdola. Anche contro questo tremendo pericolo, noi dobbiamo ricorrere alle invitte armi della preghiera; e, poiché non ci è permesso d’odiare alcuno, ma ci viene invece ordinato di amare tutti, anche i nemici, imploriamo oggi la conversione di tutte codeste anime erranti, quelle appunto che fanno scatenato l’immane flagello della guerra, e che sole ne hanno ritratto vantaggio, – gli ebrei bolscevichi, Sionisti, Massoni, ecc. – affinché, convertiti tutti a penitenza, «Ecclesia … tranquilla devotione laetetur».

Prodigio della destra dell’eccelso! A compiere le grandi meraviglie Egli si serve a preferenza degli strumenti abbietti, i più disadatti talvolta e i più spregiati dagli uomini, affinché l’ esito non possa essere attribuito alla creatura, ma al solo Creatore. Così nel secolo XV, in pieno umanesimo, quando le stesse potenze cristiane, in cambio di ascoltare la voce del Supremo Pastore e muovere concordi contro la Mezzaluna che minacciava la libertà del mondo civile, con subdola politica rivaleggiavano fra di loro. Dio suscitò un povero figlio di san Francesco, che, sparuto in volto, scalzo e privo di mezzi, smuove colla sua parola infuocata metà d’ Europa, e la conduce al trionfo sotto le mura di Belgrado. Digitus Dei est hic.


(Card. A. I. Schuster O.S.B., Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VII. I Santi nel Mistero della Redenzione. (Le feste dei Santi dalla Quaresima all’Ottava dei Principi degli Apostoli), Torino-Roma, 1930, pp. 86-89)