di Federico Franzin

“La vera potenza di Dio consiste non nell’impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male.” S. Agostino

Non vorrei rischiare di proporre ulteriore retorica apocalittica attorno all’immagine di Notre Dame in fiamme ma piuttosto sarei disposto a correre il rischio di una retorica più positiva e forse anche ingenua. Inutile negare nelle ombre proiettate dalle sinistre vampe che hanno quasi distrutto una delle più belle cattedrali del mondo abbiamo visto che tutti un certo segno dei tempi o addirittura una sorta di oscuro presagio ulteriore. Eppure abbiamo visto anche giovani in ginocchio pregare per le strade di Parigi e stringere forte il rosario in maniera del tutto spontanea. Abbiamo avvertito una specie di stretta al cuore dell’Europa che per un momento forse si è scossa dal torpore materialista e ha visto con la coda dell’occhio l’ombra di se stessa rimasta diversi passi indietro. Certo non senza quella vena di ipocrisia della “perdita incommensurabile di beni artistici” che nasconde ben altre reali inquietudini a volte difficili da ammettere a se stessi quando si vorrebbe essere laicisti militanti, ovvero la perdita definitiva delle proprie radici intravista come la visione nera di una Europa (e di conseguenza un occidente) senza chiesa. Nel sogno di un eterno ingenuo come potrebbe essere chi scrive, tutto questo potrebbe rappresentare un momento di riflessione e di nuovo incontro con ciò che è impossibile da cancellare, ovvero la propria identità Non è tutto cosi scontato come sembra. Quelle bellissime immagini di preghiera avvengono su di un suolo che se un tempo poteva essere un centro vivo di una Europa inequivocabilmente cattolica oggi è considerabile come il luogo della cristianità terminale, o almeno cosi ne è convinto Jerome Fourquet. Il suo recente L’archipel français fotografa la Francia come una terra post cristiana dove è pericolosamente forte il disinteresse per i valori fondanti di una civiltà cattolica in favore di un laicismo stizzoso e di una forte islamizzazione. Con la partecipazione alle messe sotto il 4% e matrimoni in chiesa che rappresentano solo il 40% questo rappresenterebbe uno scenario di declino di quella stessa civiltà testimoniata dal paesaggio stesso fatto di chiese di campagna fino appunto alla grande cattedrale di Parigi. Nelle stime di Fourquet nel 2048 potrebbe esserci l’ultimo battesimo d’oltralpe, mentre nel 2031 l’ultimo matrimonio cattolico. Addirittura potrebbe esserci anche la totale scomparsa di sacerdoti francesi nel 2044. Se tutto questo fosse realistico è una cattedrale che brucia lentamente da tanto tempo nel cuore silenzioso di chiese di campagna o di città prima ancora di un incendio reale. “Beni artistici” li liquiderebbe volentieri qualcuno e invece sono la testimonianza di ciò che faceva dire a Sarte “siamo tutti cattolici” o che fa dire oggi a Michel Houellebecq ( non certo un cattolico ma in costante sforzo di conversione ) “solo il cattolicesimo può salvare la Francia.” Una Francia cuore d’Europa dove il peso della civiltà cattolica era patrimonio morale e culturale di tutti ma dove ora sono numerosi i casi di chiese abbattute per far posto ad attività economiche. Uno dei più eclatanti è stato quello della chiesa di san Martino, a Sablé-sur-Sarthe. Costruita nel 1880 e abbandonata nel 2015, è stata poi abbattuta per far spazio a un parcheggio proprio nel giorno dell’anniversario di morte di padre Jacques Hamel , sgozzato in chiesa da un commando dopo una irruzione durante una messa nel nord della Francia in una azione rivendicata dall’Isis. Tra il 2016 e il 2017 sono stata abbattute diverse chiese e nel frattempo continua la cessione degli edifici di culto, trasformato in uffici, palestre, galleria d’arte. Il sito http://patrimoine.blog.pelerin.info/ fornisce un inventario aggiornato delle chiese abbattute o trasformate in attività commerciali o spazi di “interesse pubblico”. Totale controtendenza invece per le moschee che sono diventate quasi mille in più dell’inizio degli anni 2000 con pieno sostegno dei comuni. Ma non era la Francia la nazione della Vandea? Non era la nazione che vedeva Mitterrand mettere una chiesa nei manifesti per le elezioni del 1981? E’ attorno ai campanili che si è plasmata la storia di quella nazione e questo era parte della coscienza comune. Non vale solo per la Francia questo lo sappiamo, ma è in Francia che si è dovuto lanciare appelli contro la richiesta degli Imam di convertire vecchie chiese sconsacrate in moschee. Ma è davvero la terra della cristianità terminale quindi? A sentire il già citato Houellebecq la Francia vive in realtà un momento di ritorno alla ragione cattolica testimoniata anche dall’enorme movimento Manif por
tout e contro la legge Taubira. Certo lo diceva nel 2017 e forse questo ritorno era ancora poco conscio di se stesso ma Houellebecq è un osservatore piuttosto lungimirante e sbaglia raramente. Nonostante lo scenario tremendo di questi tempi un cuore ingenuo potrebbe vedere ancora della luce , più forte di quella del fuoco , nell’immagine di giovani Europei inginocchiati con il rosario in mano o in qualche cucina di qualche periferia di una Italia qualsiasi dove uno spettatore inerme si sia trovato a sperimentare una fitta al cuore nel vedere quelle fiamme sentendo per un momento la certezza di star perdendo qualcosa in più del “bene artistico”.