L’intuizione fondamentale e assolutamente calzante di Martino Mora è il patto diabolico stretto tra la schiavitù dell’iperproduttivismo capitalista e la schiavitù dei propri istinti che il libertinismo predica. Ogni giorno, le parole che leggete qui sotto diventano più attuali: un ottimo motivo per divorare Abbattere gli idoli contemporanei. Non moriremo liberal, in cui Mora raccoglie i suoi saggi e pensieri più graffianti, scomodi e anticonformisti. [RS]

[…] La sinistra oggi si riconosce in uno stramiliardario viziato che ha comprato a peso d’oro l’utero di una donna indigente. Si tratta di Elton John. Un tempo la sinistra stava con il popolo, o meglio accreditava questa tesi con l’appoggio alla lotta di classe proletaria, o con una serie di riforme che comunque portarono un alleviamento della condizione di sfruttamento operaio, per quanto all’interno di un’ideologia erronea.
Oggi la sinistra sta con Elton John. Anche le femministe, sempre pronte a denunciare vere o presunte vessazioni dell’uomo sulla donna, stanno con Elton John. Davanti al peggior sfruttamento di un essere umano, che è quello di comprare il suo corpo, davanti allo sfruttamento più bestiale di una donna, il mondo radical chic sta con il peggiore degli sfruttatori. Lo vede come il simbolo di quella sovversione sodomitica, di quel pansessualismo fintamente libertario che è parte della Quarta Rivoluzione.
La Terza Rivoluzione, quella socialista o comunista, è stata definitivamente archiviata per far posto alla Quarta, che è una Rivoluzione ultracapitalista. Non solo essa nega l’esistenza di una natura umana definita e di un ordine naturale, ma nega lo stesso evidente sfruttamento dei ricchi viziati sui poveri e accetta il principio della mercificazione universale, della reificazione che rende le stesse donne e gli stessi bambini – i più deboli – oggetto di mercato, all’insegna del trionfo del capitalismo assoluto sulla decenza e sulla vita. Non solo viene accettato il concepimento dell’essere umano in laboratorio compiuto dagli attuali dottor Frankenstein, ma anche la compravendita dei ventri delle donne povere come se si trattasse di una merce qualsiasi.
I “compagni” che esultano per Elton John sono non meno traditori del clero modernista che non combatte l’infamia della legge Cirinnà. L’apologia di Elton John è una vergogna assoluta, anticristiana ed antiumana. Ed è il vero trionfo del pensiero economico, che concepisce gli uomini come individui uguali senza legami costitutivi, impegnati nell’affermazione egoistica del proprio tornaconto, individuale o di parte. È il trionfo del capitalismo globale, della ragione strumentale e dell’assiomatica dell’interesse, del pensiero ridotto a calcolo, dell’idea dell’interscambiabilità dell’homo œconomicus, produttore e consumatore, di fronte a cui tutte le identità religiose, comunitarie e sessuali sbiadiscono nell’indistinzione assoluta, lasciando spazio all’unica gerarchia tollerata – la peggiore –: la gerarchia del denaro. Elton John è molto ricco, molto famoso ed anche sodomita. Quindi può fare quello che vuole.
Il situazionista francese Guy Debord fu il primo a introdurre il concetto di “società dello spettacolo”, intendendo una nuova società consumista in cui nella normale relazione tra gli uomini si intrometteva la deformazione delle immagini televisive, cinematografiche, fotografiche, prodotte in quantità industriale. Più in generale possiamo definire “società dello spettacolo” anche quella società in cui attori, cantanti, presentatori, pagliacci, nani e ballerine passano da paria sociali non ammessi nemmeno in pianta stabile nella città – come accadeva nella società tradizionale – a modelli assoluti di opinione e di comportamento.
Senza nulla togliere alla genialità di alcuni di loro, gli esponenti del mondo dello spettacolo a causa della loro vita disordinata sono spesso la plebe dello spirito. Questa plebe dello spirito oggi gioca il ruolo di mediatrice tra il Potere e le masse. Soprattutto negli ultimi decenni attori, cantanti, registi, presentatori, pagliacci, nani e ballerine si sono trasformati in virtù della loro concezione pansessualista e individualistico–libertina (tradizionalmente l’attrice e la cantante erano considerate a priori delle “cortigiane” e i loro mariti o conviventi appena una tacca sopra ai lenoni di mestiere) in portavoce del Potere. Assistiamo così all’assurdo di una “sinistra dei diritti” che delega a cantanti e conduttori di Sanremo la causa della sacralizzazione della sodomia…. […]