Ha avuto amplissima copertura mediatica, a partire dall’esclusiva del Corriere della Sera per l’Italia, la lunga analisi che Benedetto XVI ha reso pubblica in data odierna sul dramma dei crimini sessuali del clero, figli del collasso morale post sessantottino e post conciliare. Cliccate qui per il testo integrale. [RS]

Il commento
di Martino Mora
Il cardinal Ratzinger-Benedetto XVI (non chiamiamolo “Papa emerito”, titolo che non esiste) interviene sul tema della pedofilia e in generale della corruzione morale fuori e dentro alla Chiesa, portando una boccata di aria fresca in un dibattito per certi versi surreale.
Egli, giustamente, identifica nel Sessantotto l’origine di una sovversione morale pansessualista che portò persino alla legittimazione della pedoflia. Non a caso il grande protagonista del Sessantotto francese, Daniel Cohn Bendit (un po’ il Mario Capanna d’oltralpe), si vantò nel suo libro “Gran Bazar”, uscito nel 1975, delle sue orribili esperienze pedofiliache avvenute in un asilo autogestito [per approfondimenti v. qui]. Erano gli anni in cui in Francia, Sartre, Deleuze, Guattari, Althusser, la de Beauvoir, Jack Lang, Bernard Kouchner firmavano manifesti per la depenalizzazione dei rapporti sessuali coi minorenni, e in cui Michel Foucault, tra un viaggio a San Francisco e l’altro, teorizzava la “pedofilia dolce”. In Italia abbiamo avuto Mario Mieli, i Radicali e un ex leader politico pugliese che, dopo avere teorizzato la pedofilia come “il diritto dei bambini ad avere rapporti sessuali tra loro o con adulti”, ora i bambini se li è fatti fabbricare in provetta in America e sfornare dall’affitto di un utero femminile.
Quindi Ratzinger fa benissimo ad identificare nel Sessantotto-pensiero l’origine della sovversione che legittimò persino il sesso con i minorenni (adolescenti e pure bambini, femmine ma soprattutto maschi). Il problema però è che il Sessantotto, in realtà, iniziò in America (Berkeley, California) nel 1963, e che in quel periodo la Chiesa era troppo presa a partecipare al ballo Excelsior col mondo e con le sue “magnifiche sorti e progressive” (vedi Concilio Vaticano II), e a scrivere quello che lo stesso Ratzinger definì “l’Anti-Silabo” [Dignitatis Humanae, ndr], per accorgersi di quello che stava per avvenire sin dentro i suoi seminari.
ha il coraggio, questo morto in piedi, di denunciare il crimine di pedofilia nella chiesa ( e sempre pedofilia, mai omosessualità, ma restiamo pure a quella…), come infezione morale della stessa, lui che imponeva ai Tribunali ecclesistici, i soli deputati, per sua volontà, a trattare queste cause, di non rivelare le accuse di questo tipo di reati se non dopo che fossero trascorsi “ dieci anni da quando le vittime avessero compiuto la maggiore età” , in pratica facendo scattare la prescrizione per essi reati, e così proteggendo e salvaguardandone i responsabili… E ha il coraggio soprattutto di denunciare il collasso morale della chiesa dopo il ’68, lui che quel collasso preparò accuratamemnte, in scienxza e coscienza, in qualità di esperto di quell’ infame consessodel vaticano II, che determinò il COLLASSO di FEDE nella chiesa ( la sua, ovviamente…). Che faccia! Voglia disperata di sentirsi in vita???