Sul PDF (Popolo della Famiglia) ci siamo più volte espressi, quando nacque, quando si cominciò a discutere di impostazione e programmi, quando ci si dovette confrontare con il concetto di “famiglia” da esso propugnato, e quando divenne chiaro che non sarebbe approdato a nulla: la riteniamo un’esperienza politica che parte con basi tarlate, rivelandosi pertanto vieppiù fallimentare. Come, a nostro avviso, sono fallimentari e inutili le kermesse prolife e profamily che pretendono di fornire una duplice azione culturale e politica, ma sono carenti nella prima e privi di mordente nella seconda [RS].

VERONA, ITALY – JULY 25: Verona Arena in a beautiful summer day in Verona, Italy (Arena di Verona) on July 25, 2014

articolo apparso su La Croce Quotidiano, martedì 2 aprile

di Cristiano Lugli e Alessandro Corsini

Premettiamo che non facciamo parte del Popolo della Famiglia e che, in linea di massima, facciamo fatica a ritrovarci in tanti punti del programma del movimento. Abbiamo però tanti amici che ne fanno parte e stimiamo le tante persone che hanno dato vita ad esso per cercare di cambiare qualcosa. 

Stimiamo infine particolarmente l’obiettivo che si è prefisso Mario Adinolfi insieme ai suoi ragazzi, ovvero quello di rimanere duri e puri senza scendere al compromesso per tentare di arrivare ai piani alti o, più semplicemente, per il desiderio di far numero – come che esso fosse il presupposto ineludibile per proclamare la Verità. 

Abbiamo deciso di scrivere quanto stiamo per scrivere – e ringraziamo calorosamente chi ci ha permesso di farlo – perché ci ritroviamo in perfetta sintonia con la critica che il Popolo della Famiglia ha mosso verso il XIII World Congress of  Families, che si è oramai concluso in quel di Verona.

Forse le premesse che ci portano alla medesima conclusione non sono le stesse del PdF, ma rimane il fatto che riteniamo la critica assolutamente giusta e fondata.

È indubbio – e questo chi è intellettualmente onesto dovrebbe quantomeno ammetterlo – che questo Congresso ha fatto infuocare le ire di tutti i salotti dei conformisti radical-chic e global-kitsch: le varie Cirinnà, i veri Cecchi Paone e tutto il mainstream allineato, fa fumo da tutti i pori possibili ed immaginabili, con una veemenza tracotante. 

Siamo arrivati ad un punto dove il solo nominare la Famiglia naturale come cellula fondamentale della società rende rei del più grave crimine culturale.

Ebbene, proprio per questi motivi, proprio per il fatto che si poteva in questa circostanza cavalcare un’incredibile onda mediatica di odio e di irrazionalità gratuita, riteniamo assurdi i presupposti che hanno alimentato il #WCF.

Innanzitutto va detto che, come ha fatto presente il Popolo della Famiglia, il patrocinio leghista su tutta questa manifestazione non può certo essere motivo per cui vantarsi e lodarsi: aborto, eutanasia, divorzio e tutto ciò che in linea generale fa parte della galoppante necrocultura, fa parte anche dell’ideale leghista per cui su certi temi non si deve tornare indietro. 

Lo stesso vicepremier Matteo Salvini, ha recentemente dichiarato quanto segue: «Noi tuteliamo le famiglie italiane. Ma divorzio, aborto, parità di diritti tra donne e uomini, libertà di scelta per tutti non sono in discussione».

Lo stesso, o comunque più o meno simile, è stato dichiarato anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Come si può facilmente evincere, i principi non negoziabili a cui un certo ambiente pro-Life vorrebbe rifarsi non sono nemmeno presi in considerazione dal leader del Carroccio e dai satelliti alleati.

Tutte le aspettative in difesa della Vita e della Famiglia si incentravano, ad inizio di questo ibrido governo, sul Ministro più tradizionalista di sempre: l’On. Lorenzo Fontana, una delle grandi anime, anche per la sua origine veronese, del #WCF. Fino ad oggi, però – e se ci sbagliamo correggeteci – grandi cambiamenti sull’asse Vita-Famiglia non se ne sono visti. Questo perché, semplicemente, la Lega, pur avendo fatto salire sul carro (o meglio sul Carroccio) la corazzata pro-Life di ciò che fu il Family Day, è rimasta tale e quale: un agglomerato di conservatorismo emancipato.

Ma riflettiamo un attimo: dalla Lega questo potevamo tutto sommato aspettarcelo. 

Il vero problema, a nostro avviso, è il siero gandolfiniano e pilloniano inoculato dentro al Partito di Salvini, che, per accontentarsi del poco, ha finito per rinunciare a tutto ciò in cui diceva di credere e per cui si proponeva di combattere. Un evidente compromesso al male minore, al fare ciò che si può fare, a ridurre la 194 ad una legge che «non vuole essere messa in discussione ma che andrebbe ben applicata», tralasciando, ad esempio, tutta la questione della cosiddetta “legge 40 fatta a pezzi”.

Questi, di fatto, sono i grandi temi del Congresso. Democristiana memoria, più attuale che mai:
«Non essere contro nessuno».
«Discutere democraticamente».
«Intraprendere un dibattito ecumenico per difendere la Vita».
«Non tornare indietro ma andare avanti».

Nessuno – e ripetiamo, nessuno! – che, cogliendo questa grande occasione mediatica, abbia il coraggio di dire finalmente le cose come stanno. Senza “se” e senza “ma”.

Parliamo poi dei modi in cui farsi zimbellare mediaticamente. Si rimane allibiti nel vedere che per sensibilizzare il popolo, una realtà come ProVita Onlus abbia deciso di distribuire come “gadget” dei feti in gomma. Sono veramente questi gli strumenti dei maggiori organismi pro-Life italiani? In questo caso si capisce, allora, come mai nulla sia stato realizzato e cambiato sin qui. 

Da una parte abbiamo dunque i radical-chic conformisti che si stracciano le vesti; dall’altra abbiamo il Congresso Mondiale delle Famiglie che non ha il coraggio di dire ciò che andrebbe veramente detto: ovvero che il problema della Famiglia tradizionale (basta con questo vuoto concetto di “naturale”!) è sotto attacco perché sotto attacco, ormai distrutti, sono i valori di una vera civiltà cristiana e tradizionale, che nessuno ha il vero coraggio di difendere per non cadere nel confessionalismo che tutti, nessun escluso, intimorisce.

«La famiglia non è un concetto cristiano».
«La difesa della Vita non è un valore prettamente cristiano».
«La pedofilia non è una malattia ma un crimine» (se anche la pedofilia non è una deviazione mentale, oltre che sessuale, ci chiediamo allora per quale motivo e con quale ragion d’essere la psichiatria continui ad esistere).

Così dicono, per paura di essere bistrattati ed inascoltati. 

Ecco, allora, che questo Congresso sarà l’ennesimo atto volto a lasciare un segno esclusivamente mediatico che si consumerà fra mille altri inutili tentativi di proclamare la verità a metà, ed attraverso inutili slogan.

Cosa rende un’idea, un dibattito, una sfida culturale ad essere una fra le tante? Molto semplice: il Liberalismo. 

E il Liberalismo è il vero e grande peccato che attanaglia la nostra società e tutte le realtà pro-Life che cercano spazio in mezzo alle mille altre voci, democristianamente e senza voler pestare troppo l’orticello dell’indesiderato vicino. 

Il Liberalismo è il peggiore dei peccati perché ha portato sul palco del #WCF- Verona personaggi che hanno sempre combattuto per liberalizzare, appunto, l’idea di morte e dello sfascio della Famiglia tradizionale. 

Pensiamo alla presenza inaspettata di Giuseppe Cruciani, il quale, dall’ambone del palco veronese, ha voluto ribadire che è giusto che ognuno dica la sua. Tutti i principi liberali riuniti e proclamati in un solo e breve intervento di apertura. 

Dobbiamo farci difendere da chi fino a ieri, e anche oggi, ci ha combattuto, ha combattuto la Vita e la Famiglia?

Per non parlare di interviste a testate giornalistiche o a vere e proprie comparsate televisive nei salotti del pensiero unico dominante, di organizzatori e relatori, in cui questi ultimi prestavano il fianco in modo timoroso, quasi imbarazzato, alla sacerdotessa della moloch laicista di turno, arrivando a condividerne l’impianto liberale del pensiero: ognuno fa ciò che vuole ed ha il diritto di farlo e tutte le scelte vanno rispettate e non giudicate (esattamente ciò che Cruciani ha enunciato dal palco di Verona). È proprio qui che emerge la drammaticità di un’occasione persa, in cui il mondo che non conosce Cristo avrebbe potuto scorgere la Verità sull’uomo attraverso la radicalità dei suoi inconsapevoli emissari; e invece no, la Verità è stata degradata da questo spirito liberale ad un’ “idea”, ad un ” gusto”, ad un’opinione da esporre tra i banconi del mercato del soggettivismo contemporaneo, in cui i prodotti sono, ahinoi, venduti a prezzi stracciati proprio perché maggiormente fruibili da coscienze anestetizzate da un buonismo imperante. Con queste premesse, Cruciani ha impartito un fendente ben più pericoloso e profondo al mondo pro-Life presente a Verona di quanto avrebbero potuto fare la violenza verbale, la tracotanza ideologica dei mass media: la Zanzara ha infatti punto anestetizzando i valori pro-Vita,sostenendo la loro legittimità ad essere sostenuti, esattamente come farebbe (e ha fatto) con le unioni civili omosessuali, l’aborto, l’eutanasia ecc. L’odio dei Cecchi Paone, dei Vladimiro Guadagno, delle Barbara D’Urso, invece, sarebbe stata una vera e propria autostrada per veicolare con forza e orgoglio i valori fondanti un mondo cristiano di cui oggi rimangono soltanto le macerie sempre più corpose.

Se questa è la volontà generale da cui sono mossi gli organizzatori del World Congress of Families, chi è rimasto a casa ha fatto semplicemente la cosa migliore che si potesse fare.

E forse, aggiungiamo, una bella processione cattolica come Dio comanda al posto di una passeggiata aconfessionale per la città con tante bandierine, cartelloni e fischietti, sarebbe certamente stata più gradita a Dio, unico e vero modello, con il Figlio e lo Spirito Santo, su cui rifondare ogni concetto possibile di Famiglia quale riflesso di un disegno sovrannaturale immutabile nel tempo e nello spazio.