
di Martino Mora
Sempre nella stessa piazza sotto la Madonnina, a distanza di poco più di un anno, Salvini riespone il rosario e si appella al sacro. Chiede la protezione, per se stesso o per l’Italia, al Cuore Immacolato di Maria. Lo fa davanti al Duomo di Milano, uno dei templi più splendidi della cristianità.
Subito dopo si apre il dibattito, tra i tradizionalisti cattolici: è sincero o non è sincero? E chi lo sa veramente? Nessuno di noi può leggere il suo cuore. Ma non è questo il punto.
Il punto è che Salvini ha comunque genialmente intuito il fondamento teologico, sovrannaturale, della politica, quel fondamento occultato dalla politica moderna perlomeno dalla Rivoluzione francese in poi. Affidarsi a Cristo e alla Madonna significa infatti, per un politico, riconoscere pubblicamente il sovrannaturale, il sacro.
Nella storia repubblicana, anzi nella storia dell’Italia unita, vi è un solo precedente, che io sappia: quello di un’altra leghista, Irene Pivetti, nel 1994, da neoletta presidente della Camera, che affidò se stessa, pubblicamente, alla Madonna. Ma la Pivetti fu una meteora della politica, mentre Salvini, piaccia o non piaccia, è un vero leader.
L’intuizione di Salvini è, secondo me, geniale. Essa supera l’oblio moderno del fondamento sacrale, teologico, costitutivo, del politico. E lo fa proprio nel momento in cui la “Chiesa” desacralizza se stessa, politicizzandosi. Egli al contrario riconosce il fondamento non politico, ma sovrannaturale della buona politica.
Intendiamoci: certamente Salvini non è un teologo raffinato. Né un pensatore profondo. E’ un grande uomo d’azione. Attivismo puro. Per questo a volte è contraddittorio, anche in modo irritante. Occorre passare dall’intuizione al pensiero. Ma questa intuizione della necessità fondativa del cattolicesimo è preziosa, e geniale.
P.S. Padre Spadaro, direttore della gesuitica Civiltà cattolica, non può che indignarsi per quello che ha fatto Salvini. Egli si indigna per l’esposizione pubblica, durante un comizio, dei simboli religiiosi. Se il leader della Lega riscopre, seppure in modo puramente intuitivo, il fondamento sovrannaturale del politico, Spadaro, da buon modernista, è impegnato da sempre a desacralizzare la Chiesa dall’interno. Non sono fatti per incontrarsi.
La campagna elettorale di Bergoglio:
https://www.arcsanmichele.com/index.php/vita-della-chiesa/44-attacchi-alla-chiesa/12128-la-campagna-elettorale-di-bergoglio
no, per padddre Spadaro Salvini non può pregare la Madonna, è peccatore…Invece la Madonna la può pregare lui, santo nella fede, che la Madonna la vede Migrante, e unicamente tale, e questa usa e brandisce per gli scopi della bottega di appartenenza. Che la Madonna e la religione la bottega usa eccome come strumento per promuovere i suoi affari, e come clava per abbattere chi si oppone agli stessi……
Ecco come la penso, se a qualcuno può interessare. Scrivo prima di conoscere l’esito elettorale. il confine, il discrimine, è uno e uno solo: accettare o non accettare il sistema democratico-rappresentativo moderno. Personalmente non trovo nulla di disdicevole a votare Salvini (che però dovrà sgranarne di Rosarii prima di farsi perdonare l’OK all’aborto che egli ha mostruosamente affermato tempo fa!), ma solo a patto che lo si faccia senza partecipare, almeno in spirito, alla legittimazione del principio democratico. Una sorta di male minore. Infatti qualsiasi altro voto dato a partiti o movimenti non cattolici in senso confessionale (FN lo è ufficialmente, la Lega tendenzialmente) è peccato. Ma è molto male anche votare per partiti “buoni” se si ha l’intenzione di accettare il meccanismo che concede loro di avanzare candidature (cioè la democrazia moderna). Personalmente, in quanto cattolico rigetto la democrazia e non voto, ma vedo con amichevole simpatia un voto a FN, che sostengo come movimento politico ma non in quanto “partito”. Il voto in democrazia non cambia la natura cattiva delle cose, casomai la rafforza. L’elezione di personaggi “buoni” può sfiancare il diabolico sistema, ma mai legittimarlo, e quindi è da considerarsi male minore e MAI vittoria. Un ministro come Fontana alla famiglia mi sta benissimo, ma il meccanismo che permette di posizionarlo lì è intrinsecamente perverso. Occorre adattare, certamente, ma non stravolgere la verità cattolica onde il fine non giustifica i mezzi.
La dottrina cattolica prescrive che il male minore è da preferire ad un male maggiore, ma SOLTANTO nel caso in cui sia impossibile che non avvenga almeno il fatto che costituisce il “male minore”: mai e poi mai invita a farlo o ad indurlo. Questo è certo, e lo spiega bene S. Tommaso. Quanto ai pubblici peccatori li possiamo sfruttare pro causa se in qualche modo convergono con i progetti di gloria a Dio e salvezza delle anime, ma i nostri piedi devono essere piombati e il nostro spirito impermeabile. Ad es. nel caso di Salvini lo si può anche votare (io non lo farò, e ho già spiegato il motivo: e comunque voterei FN perché sono fascista), ma solamente dopo averlo pubblicamente messo alla gogna (come ho fatto in diverse occasioni su varii pubblici social e siti) per l’espressione diabolica proferita sull’aborto: nessuno sconto per opportunismo più o meno “politico” o per qualsiasi altro irridente motivo. Salvini ha commesso un enorme errore, e a fronte (ma il rimedio deve essere ad hoc e proporzionato, e ad oggi è ben lontano dall’esserlo) ha ben brandito il Santo Rosario (lode): chi vuole faccia i conti e decida: un cattolico che nutra serie speranze di trovarsi di fronte a un politico confessionale lo voti se vuole, ma poli non si lamenti se dopo qualche tempo in Europa si schiererà ancora in favore dell’aborto o di altri crimini consimili: ne sarà correo.
Comunque sia, il pubblico peccatore, anche se tale, non è detto che non possa assumere una funzione pubblica se assicura alla vita politica e amministrativa uno svolgimento in tutto consono alla dottrina e alla fede cattolica: la cosa non è impossibile e nella storia è avvenuta più volte. Poi sul piano individuale va pubblicamente condannato e si deve pregare per la sua anima e per la sua conversione personale. Niente manichesimi, ma posizioni chiare e decise sì, eccome. Anche un divorziato, pur comportandosi personalmente in modo scandaloso cui è tenuto a rimediare, può varare una legge contro il divorzio. In politica si valutano i fatti, le direzioni intraprese e perseguite, dell’anima si occupa la Chiesa in nome di Dio. Buona norma è comunque non “divinizzare” mai nessuno, SOPRATTUTTO se è un pubblico peccatore: la miseria di molti del basso popolo purtroppo agisce così, ed è errore grave. Giustificare i peccati dribblandoli con la politica è indegno, ma neppure si deve rifiutare la realizzazione di cose utili se servono alla buona battaglia: sempre però senza dover alcunché in cambio: solo Dio dev’essere obbedito in qualsiasi caso. A margine, annoto che sul confessionalismo cattolico di Salvini nutro molti seri dubbi, mentre per Fiore il suo essere cattolico tradizionale è fatto fulgidamente noto. E non si obietti che Salvini ha forza, Fiore no: il giudizio morale prescinde da qualsivoglia valutazione politica o d’altro genere (di converso la politica può essere sfruttata a proprio vantaggio senza compiacerla e senza allinearvisi, come si fa – absit iniuria – con una prostituta).