di Massimo Micaletti

La 037: quando parli di Lancia da Rally, tutti pensano alla leggendaria Strato’s, alla mostruosa Delta S4, alla irresistibile Delta in tutte le sue declinazioni: 4WD, 16V, Integrale (misericordia, l’Integrale…).

E la 037? La Lancia 037, dunque. 

Questo superbo attrezzo da sterrato, per nulla modaiolo eppure di classica bellezza, è stato l’ultima macchina a vincere un Mondiale Rally senza la trazione integrale e già questo dovrebbe chiarire con che razza di telaio abbiamo a che fare.

Lancia chiude la carriera della Strato’s a metà Anni Settanta ma all’alba degli Ottanta vuol tornare nei Rally. Però la macchina non ce l’ha… o forse sì? C’è, in uno dei vari garage del gruppo, un oggetto strano, una sorta di combinazione feroce e sperimentale tra parti da corsa su base Lancia Beta Montecarlo che però si chiama Fiat 030, è costruita dalla Dallara (il miglior telaista del mondo, ovviamente italiano), il motore è curato da Abarth ed è un 3200. Nel 1974, questa creatura misteriosa era stata tirata fuori dalla tana, iscritta al Giro automobilistico d’Italia ed era arrivata seconda (dietro ad una Strato’s): seconda alla prima gara! Formidabile, ma il marketing Fiat aveva deciso di puntare sulla 131 Rally. A fine 1979 la 030 viene ripresa, sgrezzata, irrobustita, il motore scende a 1995cc ma un compressore volumetrico lo porta a 205Cv sull’auto di produzione (350 il motore da corsa): il disegno è di Pininfarina. Nel 1982 uno dei capolavori meno conosciuti della storia dell’auto italiana è finalmente compiuto, prodotto in soli 200 esemplari, tutti rossi, e buttato sugli sterrati del Mondiale Rally senza nessun riguardo. Ma questa è una belva, non vuole riguardi e non ne ha e se lo ricorda bene l’Audi che nel 1983 schiera le Quattro, le prime vere auto da Rally a trazione integrale eppure viene batostata dalle splendide 037 della Martini Racing, nell’elegantissima livrea bianca, rossa e blu, e della Scuderia Grifone, nere e oro, ipnotiche e minacciose.

Tuttavia, la strada è segnata: nei Rally ci vogliono le quattro ruote motrici. Nel reparto sviluppo Abarth alcuni esemplari vengono modificati, allargati, il motore viene ridotto a 1750cc, al compressore volumetrico viene aggiunto un turbocompressore, le sospensioni sono rifatte da capo e girano dalle parti di Torino dei prototipi mostruosi, irriconoscibili, a metà tra un furgoncino e una coupé. Finché persino il telaio cambia completamente e della statuaria 037 non rimane più nulla: nasce la Delta S4.

La 037 resta un’auto da intenditori, sconta il fortissimo carisma delle Lancia che l’hanno preceduta e seguita. Nella linea equilibrata, nonostante il passo lunghissimo in rapporto alla vettura, si trova la sapienza di Pininfarina, che ha vestito una meccanica sopraffina con uno stile ancora in fondo legato all’idea classica di coupé: non è nata per far girare la testa ed anche in questo è una vera Lancia.