Di Charlie Bunga Banyangumuka

In questi caldi (si fa per dire) giorni di giugno si spegneva Alessandro III di Macedonia, invitto conquistatore di mondi. La sua vita, come la sua stessa morte, sono avvolte dal mistero; non si conosce con esattezza nè il dì esatto della dipartita nè tantomeno le cause del decesso. Una cosa tuttavia è certa: la sua morte segna un punto di svolta, un turning point per tutta la storia della Grecia che passa dall’essere centro culturale del Mediterraneo all’essere provincia come tante dei favolosi regni dei Diadochi.

Il suo stesso impero va in pezzi con la sua morte ma sua gloria travalica quel giugno del 323 avanti Cristo per divenire imperitura nella mente degli uomini. Occorre attendere San Luca per trovare un greco della sua portata, un greco che possa reggere il confronto con il generale macedone.

Ma perchè proprio San Luca?

Molte cose accumunano i due: entrambi greci di periferia ( l’uno di Macedonia l’altro di Siria) entrambi istruiti ed entrambi conquistatori anche se seguendo strade diverse. Se da un lato, infatti, Alessandro Magno si coprì di vanto con la sua spada soggiogando i popoli e costruendo enormi città, dall’altro San Luca, discepolo del Vero Conquistatore, ammaestrò le genti recando loro il peso leggero e il giogo soave di Cristo. Mentre uno portò sè stesso nelle sue imprese belliche, l’altro ebbe a cuore la testimonianza dell’Unico Dio e la volontà che tutti venissero battezzati non nel suo nome ma nel nome di Cristo.

Alessandro non fu certo uno sterminatore ma se i molti dalle sue mani ricevettero la morte, dalle mani di san Luca tutti ricevettero la Vita

La gloria dell’Evangelista è dunque maggiore: vi è infatti più grande merito nel proclamare la Parola di Cristo indifesi che nel vincere mille e mille battaglie con la propria spada