In questi giorni vi abbiamo dato notizia della chiusura di Gayburg, della grandinata sul Bologna Pride con tanto di fuggi fuggi generale e relativo video. Oggi da Il Tempo apprendiamo quanto segue: È fallito pure il Gay Village di Roma. Il tribunale ferma la società che lo gestiva, in crisi per il cattivo tempo e la paura attentati. Il Qube ne approfitta subito. Ira della Battaglia, scoppia la guerra interna alla comunità Lgbt.

Descrivendo la parabola del luogo simbolo dell’omosessualismo romano, si aggiunge: Tira aria di tempesta sulla comunità Lgbt cittadina, un muro d’acqua, un acquazzone di veleni e rancori che rischia di oscurare, almeno a Roma, perfino l’arcobaleno, i cui colori sono diventati la bandiera dei movimenti per i diritti degli omosessuali. Perché ora, ad aprire una ferita tra Gay Village e Qube – le due grandi realtà della movida unite fino allo scorso anno dalle scatenate serate della “Muccassassina” – c’è il fallimento della prima e la volontà della seconda di trarre un vantaggio dal quel fallimento, «un tentativo di fare denaro sulla fama degli altri», come ci ha sinteticamente spiegato Imma Battaglia, fondatrice del Gay Village e icona della lotta per i diritti civili del movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisex e transgender).

P.S. (per ridere): Ci segnalano da Facebook che dopo l’esibizione del sindaco Sala con le calze arcobaleno, pure Milano è stata colpita da esondazioni. Fermateli!