di Giuliano Zoroddu

Bergoglio non manca mai di stupirci con le sue uscite palesemente blasfeme, scandalose, ereticizzanti od eretiche.
Tempo fa aveva dato scandalo affermando che nessuno nasce santo, neppure la Madonna e san Giuseppe (vedi qui). Domenica scorsa ha chiuso il cerchio della Sacra Famiglia sostenendo dottrine eterodosse su Gesù Sacramentato.
Nell’omelia tenuta per la festa del Corpus Domini a Casalbertone infatti il Nostro riferendosi al Sacramento mirabile dell’Eucaristia per il quale Dio si fa vicino al suo popolo, ha usato espressioni quali “Gesù fattosi Pane” e “Dio racchiuso in un pezzetto di pane” [1].
Affermazioni, che al netto della apparente innocuità, sono nientemeno che la riproposizione dell’errore di Lutero. Il ribelle Sassone, riprendendo l’errore che fu già (fra gli altri) di Berengario di Tours, infatti sosteneva che nel Sacramento sussistessero sia la sostanza del pane e del vino sia quella del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo.
Dio ci ha rivelato altro però! Ed altro la Chiesa ci insegna: “Dogma datur Christianis quod in carnem transit panis et vinum in sanguinem” [2].
Il cattolico, in sostanza, non crede in “Gesù fattosi pane” ma nel “pane che diventa Gesù”: non crede, per usare i termini esatti, nella impanazione o consustanziazione, ma nella transustanziazione.
Il Tridentino così definisce: “Poiché Cristo, nostro Redentore, disse che era veramente il suo corpo ciò che dava sotto la specie del pane perciò fu sempre persuasione, nella chiesa di Dio, – e lo dichiara ora di nuovo questo Santo Concilio – che con la consacrazione del pane e del vino si opera la trasformazione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue. Questa trasformazione, quindi, in modo adatto e proprio è chiamata dalla Santa Chiesa Cattolica transustanziazione” [3].
Ma ormai dopo le dichiarazioni ecumeniche del Concilio, dopo le dichiarazioni congiunte e le cerimonie ecumeniche fatte sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Trento conta meno di zero. E del resto per i modernisti, i quali non credono che alle formule dogmatiche corrispondano verità sostanziali – e Francesco corrisponde a questo tipo umano -, queste sottigliezze valgono poco o nulla: esprimono solamente una determinata percezione dell’eucaristia corrispondente a un dato periodo storico in cui imperava una certa visione filosofica e teologica. Pertanto come afferma – in un trionfo di irrazionalità – un ributtante testo della Commissione luterano-cattolica datato 2013: “Luterani e cattolici possono attestare insieme la reale presenza di Gesù Cristo nella santa Cena: «Nel sacramento dell’eucaristia Gesù Cristo, vero e vero uomo, è pienamente presente con il suo corpo e con il suo sangue sotto il segno del pane e del vino» (L’eucaristia, n.16; EO 1/1223). Questa dichiarazione comune afferma tutti gli elementi essenziali della fede nella presenza eucaristica di Gesù Cristo senza adottare la terminologia concettuale della transustanziazione. Pertanto, cattolici e luterani riconoscono insieme che «il Signore glorificato è presente nell’eucaristia nel corpo e nel sangue che egli ha offerto con la sua divinità e con la sua umanità per mezzo della parola della promessa nei doni del pane e del vino nella potenza dello Spirito Santo perché siano ricevuti attraverso la comunità»” [4].

[1] Omelia del S.P. Francesco, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, Parrocchia di S. Maria Consolatrice a Casalbertone (Roma), Domenica, 23 giugno 2019.
[2] S. Tommaso d’Aquino, Sequenza “Lauda Sion” del Corpus Domini.
[3] Concilio di Trento, Sess. XIII, De eucharistia, cap. V.
[4] Commissione luterano-cattolica per l’unità, Dal conflitto alla comunione. Commemorazione luterana-romano cattolica della Riforma nel 2017, 2013.
Lo stesso termine transustanziazione era assente nella prima versione del la Instituitio della messa di Paolo VI (vedi qui e qui), quella messa che Monsignor Lefebvre nella famosa conferenza di Firenze (1975) bollò giustamente come “Messa di Lutero”.