Erardo de la Marck [31 maggio 1472 – 27 febbraio 1538] dei principi di Sedan, uomo fornito di aurea indole e di pari ingegno, ornato di non volgare erudizione nelle sacre ed umane lettere, congiunta ad amabile affabilità e gran moderazione d’animo; mentre era canonico di Liegi fu da Luigi XII spedito in Italia col carattere di ambasciatore a Massimiliano I ch’era in guerra coi Veneziani, nella quale ambasceria adempì con singolar esattezza tutto ciò ch’esigeva il bene pubblico e il decoro di entrambi i monarchi. Nel suo ritorno da quella spedizione fu ricompensato colla mitra di Chartres, che gli fu conferita nel 1507, e poi dimise nel 1523 o 1524 con pensione di 4500 fiorini; quindi di comun consenso del capitolo di Liegi ne fu eletto vescovo. Per ricevere con frutto l’episcopale consacrazione, nella quaresima ritirossi nella certosa di Monte di Dio nella diocesi di Reims. Subito restituì la regolare disciplina nel monastero di s. Uberto, e nel 1519 mostrò la sua carità cogli appestati, da lui abbondantemente sovvenuti. Fu altresì ambasciatore di Carlo arciduca d’Austria a Francoforte per l’elezione dell’imperatore, favorendo quella di Carlo V, che lo prese per intimo consigliere, gli divenne gratissimo, ed a sua istanza Leone X ai 9 agosto 1520 lo creò Cardinale Prete del titolo di s. Crisogono. Nel 1533 divenne arcivescovo di Valenza nella Spagna, e legato a latere nei Paesi Bassi, per riformare con maggiore autorità i costumi degli ecclesiastici in Liegi ed altrove. Nemico capitale degli eretici, non permise giammai che nei luoghi di sua giurisdizione aprissero scuole, o tenessero conventicole;  ad uno di essi, che ad onta dei suoi ordini ebbe la temerità di predi care i dannati errori, fece traforar la lingua con un chiodo, ed altri che trovò tenaci nell’eresia, li con dannò all’ultimo supplizio; lo stesso fece con coloro che spargevano nel popolo la zizzania delle già proscritte eresie. Si trovò presente alla pace fatta in Cambray fra l’imperato re e il re di Francia, indi accolse con grande onore in Liegi il cardinal Polo destinato alla legazione di Inghilterra, e cercato furiosamente a morte da Enrico VIII. Contribuì del suo ventimila scudi per la guerra contro il Turco; fabbricò in Liegi un sontuoso palazzo per uso de’ vescovi, e compartì insigni donativi alla sua chiesa, tra i quali due campane, una di 15000, l’altra di 12000 libbre. Studiossi di sterminare dal suo stato gli assassini e i vagabondi, contro i quali promulgò e fece eseguire severissime leggi, come ancora contro i bestemmiatori, i quali caduti la prima volta in sì esecrabile fallo dovevano pagare un fiorino, nella seconda volta tre, e nella terza sulla pubblica piazza doveasi loro inchiodare l’orecchia ad una trave. Finalmente pieno di meriti, da tutti compianto, morì in Liegi nel 1538, venendo collocate le sue ossa nella tomba che vivendo erasi apparecchiata nella cattedrale, col solo suo nome, quantunque per mantener più viva la memoria della morte si fosse fatto costruire in mezzo al coro un sontuoso mausoleo di metallo , intrecciato con ornati d’oro e ricchissimo di eccellenti sculture, e di alcune statue rappresentanti le sue virtù, oltre il simulacro di bronzo di sua persona in atto di orare, e quello della morte, la quale col dito indice accennava di essergli alle spalle. Giovanni Chapevill canonico di Liegi me pubblicò la vita.


(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni, vol. XL, Venezia, 1846, pp. 257-258)


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