di Luca Fumagalli

Franco Cardini, che piaccia o meno, è davvero un’intellettuale disorganico. Medievista di vaglia e mente raffinata, nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato un numero esorbitante di testi dedicati agli argomenti più disparati. Per quanto non tutte le sue idee siano condivisibili, i suoi scritti – tanto quelli a carattere storico che quelli più spiccatamente politici – si rivelano sempre e comunque una preziosa occasione per evadere dal ciarpame qualunquista che ci circonda e per acquistare una maggior consapevolezza ideale.
Nel volume Neofascismo e neoantifascismo, pubblicato nel 2018 dall’ottima casa editrice La Vela, l’autore affronta con piglio profondo – e per questo naturalmente “anticonformista” – una delle tante querelle che attraversano quel deserto di idee politiche che è l’Italia contemporanea. Lo fa imbastendo una cornice, in forma di introduzione, che dà unità a una serie di brevi interventi di vario argomento – note autobiografiche, articoli storici, commenti d’attualità… –, tutti però accomunati dal desiderio di scavare a fondo sia la natura del (neo)fascismo che quella dell’antifascismo militante, entrambi fenomeni partoriti da un Paese che ancora fatica a trovare una vera identità e a venire a patti con il suo recente passato (il fatto che continuino a essere comunemente impiegate le obsolete etichette di “destra” e “sinistra” la dice lunga a tal proposito).
Con quella grande libertà d’espressione che gli riconosce Marco Tarchi, autore della prefazione, Cardini riecheggia il pensiero di Ennio Flaiano – secondo il quale in Italia i fascisti si dividono in due categorie: fascisti e antifascisti – quando scrive: «È la mia decisiva convinzione “anti-anti”. Si può ben essere e dichiararsi contro qualcosa o qualcuno, ma solo a patto di qualificare la propria opposizione. La generalizzazione nell’opporsi è per sua natura contraria alla prassi politica, che si fonda invece sullo specifico e sul particolare. Nessun “antifascismo” o “anticomunismo” può essere globale, onnicomprensivo, universalmente condiviso, se non pena il livellamento e l’omogeneizzazione del pensiero di chiunque se ne faccia portatore. In altri termini, un “antifascismo” o un “anticomunismo” veramente assoluto e onnicomprensivo altro non sarebbe che una forma di totalitarismo. Ma è pensabile il totalitarismo come “antifascismo assoluto”, se non come “assoluto ossimoro”?». Come sottolinea Antonio Pennacchi nel suo invito alla lettura, l’errore di fondo che molti, analisti e non, hanno commesso e continuano a commettere è quello di ostinarsi a voler trattare «fascismo e antifascismo quasi fossero categorie dello spirito astoriche, metastoriche e immanenti e non già, invece, come essi sono, puri e semplici fatti storici».
Giunti a questo punto, secondo Cardini, l’unica cosa ragionevole è che ognuno si assuma le proprie responsabilità e mostri chiaramente la propria identità, disposto ad analizzarla e a difenderla: infatti, senza pietas per le “ragioni dei vinti” e senza un reale esame di coscienza quanto a quelle dei “vincitori” non si può edificare alcun futuro per l’Italia.
Lo stesso autore, del resto, non fa mistero di aver militato in gioventù nel MSI, dal 1953 – anno della “Trieste italiana” – fino al 1965. Ora si definisce semplicemente cattolico, europeista e socialista, una posizione quindi “terza” rispetto alla materia in esame, tant’è che nel libro Cardini si sofferma pure sui molti limiti di certo neofascismo d’accatto, carnascialesco, neocon, quasi fosse un’estrema deriva del depensamento (sbraitante, ad esempio, contro l’immigrazione, ma del tutto solidale con quel turbocapitalismo a stelle e strisce che ne è la causa diretta).
Neofascismo e neoantifascismo è, in conclusione, la storia di un Paese che si arrabatta tra due opposte caricature, quelle di chi pensa che agitando un fantasma – nell’uno o nell’altro senso – si «metta in mora la realtà» (secondo quanto scrive Stenio Solinas nella postfazione). È un volume acuto, brillante, un modo per riaccendere il cervello e fuggire dai conformismi e dagli automatismi che purtroppo continuano ancora a zavorrare il dibattito politico nella nostra bella Penisola.
Il libro: Franco Cardini, Neofascismo e neoantifascismo, Viareggio, La Vela, 2018, 248 pagine, Euro 15.
Link all’acquisto:
https://www.edizionilavela.it/prodotto/neofascismo-e-neoantifascismo/
quello che sostiene che un’ Europa sommersa dalla irruzione dell’ onda maomettana (per esempio nel 1782, da Vienna) sarebbe stata ugualmente una magnifica cosa… Grande studioso, certo, e molto in linea con quell’altro grande esperto culturale che è il Bergoglio Jorge Mario detto papa nostro…
(certamente, se si fosse avverata allora questa ‘grandiosità’, l’europa di oggi non avrebbe avuto certo bisogno dell’apporto ‘salvifico’ dei migranti…. -Forse perché senza attrattiva alcuna, come senza attrattiva sono das empre le terre dove le magnifiche sorti maomettane si sono realizzate???.
scusate… 1682!