Di Andrea Allegretti.

Nelle ultime settimane, a seguito della questione che ha riguardato la Sea Watch “capitanata” da Carola Rackete, molti saccenti hanno sbandierato, in difesa della tedesca mastina sinistroide, nientepopodimeno che l’Antigone di Sofocle, dimostrando la sciatteria pseudo-intellettuale dei cosiddetti “buonisti”.

Ovviamente nessuna parola è stata spesa per la morte di Vincent Lambert, né tantomeno qualcuno si è prodigato ad innestare a riguardo qualche parallelismo letterario.

Pensare alla condanna a morte di Vincent Lambert però (poiché di questo trattasi: di una condanna a morte), ha suscitato nella mia mente il ricordo di un pensiero proferito da Socrate poco prima morire: «Ma badate bene che non sia questa la cosa più difficile, ossia sfuggire alla morte, ma che molto più difficile sia sfuggire alla malvagità: infatti la malvagità corre più veloce della morte» (Platone, Apologia di Socrate, 39A-B).

Senza sminuire il vissuto di Vincent Lambert e senza voler pontificare sulla vita degli altri citando drammaturghi o filosofi, ma non può non rinvenirsi un’analogia tra Socrate ieri e Vincent Lambert oggi: entrambi sono stati condannati ingiustamente da “giudici” boriosi di credersi padroni delle vite altrui.

Socrate venne giustiziato per varie accuse, ma qual è l’accusa mossa a Vincent Lambert? A quanto pare quella di essere “inadatto a vivere” per via della sua condizione di disabilità: «Io non sono nato né da quercia né da pietra, ma da uomini […]. Che cosa merito di ricevere, dal momento che sono un uomo di questo genere? Un bene […] se si deve giudicare quello ce io veramente merito» (Ivi, 34D e 36D).

In un mondo dove ci si batte per i “diritti di uguaglianza” emerge la grande contraddizione di chi invece viene privato di qualsivoglia diritto per poi essere condannato a morte. Cosa dire dunque di questi “giudici” che invece di garantire il fondamentale dei diritti, quello alla vita, divengono tiranni delle esistenze altrui? «Si danno arie di valere qualche cosa, mentre non valgono nulla […] perché non si danno cura di ciò di cui dovrebbero darsi cura e perché credono di valere qualcosa, mentre in realtà non valgono niente» (Ivi, 41E).

Nel mentre il mondo dovrebbe elevare un grande mea culpa per un peccato così terrificante che grida giustizia al cospetto di Dio, quale è stato quello della morte di Vincent Lambert, non possiamo far altro che pregare per lui e continuare a prodigarci sempre per la difesa della vita e della Legge di Dio, contrariando, se necessario, le dittatoriali leggi degli uomini: «Ubbidirò di più al dio che non a voi» (Ivi, 29D).