
Il tilt è completo. Ed è comprensibile che sia così: il mondo dell’ideologia LGBT e i suoi supporter politici sono stati direttamente o indirettamente travolti dal caso Bibbiano (qui l’archivio completo).
Se ieri vi davamo notizia del curioso video relativo alla Presidente della Commissione Parità dell’Emilia Romagna, Roberta Mori (esponente di punta della politica gayfriendly: ha ottenuto quasi 18.000 preferenze alle elezioni europee), che parlava nel 2016 della volontà dell’istituzione-regione di essere rispetto alla Val d’Enza “partner e sponda rispetto ad un’esperienza che noi riteniamo esemplare”, oggi non possiamo che aggiornarvi sul dilagare di nuovi elementi di caos.
Basta guardare l’immagine in alto per capire – al netto della buona fede dei singoli e dell’assenza, anche ipotetica, di resposabilità penali per tutti coloro che non sono indicati come indagati – come il mondo piddino-lgbt fosse intricato e interconnesso. Il 9 luglio, per completare il quadro esplosivo, la legge regionale contro l’omotransnegatività di cui era madrina la stessa Mori è stata rinviata per l’ennesima volta.
Apriti cielo, ci mancava altro!
L’Arcigay, cogliendo l’occasione per rispondere al commento del vescovo sulla vicenda Bibbiano, ha deciso di passare all’attacco consigliando la lettura di libri sulla pedofilia e sostenendo che anche alla luce del commento (omofobo?) proveniente dalla diocesi, si avevano dei motivi in più per esigere una legge regionale contro le discriminazioni (“basta con questa negatività sistematica che circonda la nosta vita“, testuale!). E poi giù legna su Facebook, attraverso il profilo del suo presidente contro una consigliera regionale PD, Ottavia Soncini, con toni al limite del minaccioso:
“Ottavia Soncini purtroppo ha deciso di continuare con la stessa solfa discriminatoria e firmare il nuovo emendamento omofobo. Ascolta bene Pd Reggio Emilia: sarà meglio che pensiate bene le prossime candidature alle regionali. Perché una cosa del genere, non la dimenticheremo“.
Tilt totale, sì avete letto bene: con tanto di accuse a una consigliera piddina di partecipare omofobicamente alla “solfa discriminatoria”.
Allo stesso tempo la Lega di Modena, nella persona del consigliere Alberto Bosi, interviene nel dibattito sulla proposta regionale: se la legge dovesse essere approvata chi proverà a denunciare anomalie o illeciti compiuti da una coppia omosessuale, come è emerso dall’inchiesta “Angeli e Demoni”, sarà accusato di omofobia. Inoltre l’accusa di omofobia è soggetta alla percezione della vittima per cui è a rischio l’oggettività del reato.
E’ evidente che dietro a questo progetto di legge ci sia la volontà, da parte dei gruppi LGBT, di limitare la libertà di opinione e di espressione di chi la pensa diversamente da loro e questo è inaccettabile.
on abbiamo bisogno di leggi ideologiche imposte dall’alto con la solita scusa delle discriminazioni. La verità è che le associazioni LGBT vogliono imporre con la forza il loro modello di famiglia.
Dal mondo reale è tutto, alla prossima puntata.