Chiacchierata col Guelfo Rosa:
GR: Sembra quasi la Battaglia dei Campi del Pelennor.
RS: Cosa?
GR: La situazione attuale sembra ciò di cui narrava Tolkien, la Battaglia dei Campi del Pelennor. Siamo pochi, dall’altra parte ci sono (veri o presunti) orchi liberal-modernisti-LGBT. Ma alla fine vinceremo. Non amo mai buttarla in letteratura, perché – e in questo sono quasi isolato – credo che la narrativa abbia contribuito a far vivere la gente fuori dalla realtà, a incrementare il sentimentalismo e il sensazionalismo. Poi la vita vera è mille volte più avvincente del fantasy. Però questo caso è abbastanza calzante. Dalla parte nemica spiccano Il Re Stregone e Il Serpente Nero. Viste certe notizie dalla Val d’Enza e dall’Emilia in generale, non ci possiamo dire poi così lontani…
RS: Agli orchi non piace la luce del sole, che rende molli le gambe e fa girar loro la testa.
GR: Non mi piace nemmeno buttare l’etichetta di orchi addosso alla gente, tra l’altro forzando il gioco letterario l’ho fatto anch’io poco fa. Vedete: siamo tutti un po’ infastiditi dalla luce del sole perché siamo tutti vulnerati dal peccato originale, dunque tutti peccatori. Teniamolo a mente anche quando abbiamo voglia di vedere il mostro sbattuto in prima pagina, spesso il mostro che volgiamo vedere condannato è una scusa per individuare qualcuno più cattivo di noi che ci faccia stare un po’ meglio la coscienza. Certo, quello degli orchi (tolkeniani) è un mondo che non ama la luce e dove non c’è luce c’è omertà. Anche in Emilia di omertà se ne trova – e se ne trovava – tanta.
RS: Dalla guerra in poi, in particolare.
GR: Certo. Avete letto dell’intervista anomina al professore reggiano che parlava di una strana convention in cui un politico faceva l’introduzione appoggiando l’operato dei servizi sociali della Val d’Enza (che sono sempre quelli degli affidi LGBT), il tutto inframezzato da video accattivanti con musica arrembante e titoli sparati sui numeri di denunce, bambini liberati, anni di carcere ottenuti. E nella sala, ai lati, due persone che facevano la claque e incitavano ad applaudire. Volava andarsene il professore, ma gli fu “consigliato di non farlo, perché avrebbero preso nota di chi se ne andava”.
Qui abbiamo due dati, più o meno chiari: il primo è la forma anonima – che non mi piace ma che forse racconta un clima – e il secondo è il contenuto, una (presunta) convention che sembra uno show per vendite piramidali. Avete notato bene: queste non sono cose nuove, è dai tempi della guerra civile (1943-45 o 46? 47? 48?) che l’omertà serpeggia. Sparivano preti, capi famiglia, uomini di ogni estrazione, donne, ragazzine. Alcuni li trovavano morti, altri non li hanno più trovati. Anni fa, passando in una delle zone più critiche del Triangolo della Morte – a proposito: la Val d’Enza è lì di fianco – mi hanno raccontato cose da pazzi, ora iniziamo a trovarle anche sui libri di storia. Parliamo di terre in cui dalla guerra c’è una sorta di monocolore ideologico, la gente più timorosa fino a qualche tempo fa aveva paura ad esporsi politicamente. Mi direte: questo capita ovunque. E vi dico: in Emilia e in qualche altra regione di più.
RS: Il sistema di potere sembra però politicamente incrinato.
GR: Sembrerebbe. Ma guardate: il male che non ha fatto il comunismo, da quelle parti lo ha fatto il modernismo. Don Dossetti era di Reggio Emilia e i dossettiani sono tutt’altro che spariti, oggi c’è il nuovo don Dossetti, suo nipote. Sì certo gli anni d’oro (si fa per dire) sono forse andati ma il disastro sociale-ecclesiale è lì da vedere. Non sto colpendo le persone, sia chiaro, ma le idee sì. Eccome. Dove retrocede la dottrina, avanza l’anti-dottrina. I vari “cattolici liberali” non sono (necessariamente) pro-LGBT, chiaro, ma indebolire la solidità dottrinale apre falle da cui può entrare di tutto. E 2000 anni di Magistero sono inequivocavili. Il piano inclinato esiste: siamo passati da Giovanni XXIII a Bergoglio e dal divorzio al gender. Sul livello politico? A Reggio e Modena nonostante un PD malconcio su base nazionale – ah, a proposito: un’indagine piuttosto estesa, oltre a quella della Val d’Enza, ha colpito il Comune di Reggio e alcuni suoi esponenti di riguardo già nelle settimane prima del caso Bibbiano, ma se ne è parlato poco – dicevo: nonsotante tutto il PD ha tenuto in questi comuni. Ora però ci sono le regionali e saranno un super-banco-di-prova.
RS: Che accadrà?
GR: Difficile dirlo. Come si dice: o adesso o mai più. E badate: la Regione non può essere messa in un compartimento stagno separato dalla Val d’Enza. Non parlo di responsabilità penali ma politiche. Abbiamo visto tutti il video in cui due dei principali protagonisti della vicenda diffondevano le loro idee davanti alla Commissione Parità della Regione. Sia chiaro: non è che se va a casa il PD ci troviamo Carlo Magno. Ci troviamo al massimo una Lega-centrodestra che in Emilia ha espresso, tra l’altro, un sindaco di Ferrara pro-Gay-Pride e due candidati sindaco Modena e Reggio – trombati – che hanno preso parte a dibattiti gestiti da enti pro-LGBT alla vigilia delle elezioni.
RS: Di controrivolzioni in arrivo ne vediamo poche?
GR: Avete visto in Europa? Sovranisti che cantano vittoria e presidente dell’Europarlamento al PD, non parliamo poi di chi è finito a presiedere la Commisione e alla BCE, non mi sembrano esponenti del sanfedismo. Ci vorrebbe un intervento divino, ma la Provvidenza è più saggia di noi.
RS: Nella storia non son mancati interventi inaspettati.
GR: C’è da pregare. Tanto. E da confidare più nel Cielo che negli uomini.
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