di Luca Fumagalli

Se in tanti hanno visto lo splendido film Alive (1993) – la storia di una squadra di rugby che, dopo essere sopravvissuta a un incidente aereo sulle Ande, arriva agli estremi del cannibalismo per non morir di fame – in pochi sanno che l’autore dell’omonimo libro da cui è tratta la pellicola è Piers Paul Read, tra i più importanti scrittori cattolici inglesi contemporanei. Alive, uno dei pochi testi di Read ad essere stato tradotto in italiano – con il titolo Tabù – per quanto non sia un romanzo, dimostra la grande penetrazione psicologica e la passione umana che contraddistinguono le opere migliori dell’inglese (che ha pubblicato pure altri interessanti saggi come quello dedicato alla tragedia di Chernobyl).

Read, classe 1941, è cresciuto in una famiglia cattolica dello Yorkshire e ha studiato a Cambridge. È sposato ed è padre di quattro figli.

La sua poetica è per certi versi indecifrabile, mai completamente definita, suscettibile di costanti cambiamenti. Se ogni romanzo è un mondo a sé, l’unica costante è la Fede, carne e anima della sua prosa.

In uno dei suoi primi lavori, Monk Dawson (1969), si narra la storia di un prete tormentato da dubbi che abbandona infine il sacerdozio. Sulle prime, il libro potrebbe sembrare il classico racconto che segue la triste vicenda di uno “spretato”, ma nell’epilogo si assiste a un radicale ribaltamento di prospettiva: dopo che la compagna si suicida, l’ex sacerdote – che, nel frattempo, è diventato giornalista – capisce di aver commesso un grave errore e termina i suoi giorni in un monastero trappista (temi analoghi tornano pure in A Married Man, del 1979,storia d’amore, matrimonio e adulterio che ricordaFine di una storia di Graham Greene). Interessante anche The Upstart (1973), altro lavoro alla Greene sul male e la vendetta, e il recente The Death of a Pope (2009), un thriller in cui si racconta il complotto ordito da un ex sacerdote allo scopo di eliminare la fazione conservatrice del collegio cardinalizio (così da garantire il controllo della Chiesa al clero più progressista e liberale).

Non mancano nella vasta bibliografia di Read neppure romanzi in cui il cattolicesimo è meno esplicito e i protagonisti non sono inglesi.

The Professor’s Daughter (1971), per esempio, è ambientato negli USA, all’epoca delle proteste degli universitari per la guerra in Vietnam. A Season in the West (1988) trasporta il lettore nei panni di uno scrittore cecoslovacco che raggiunge l’Inghilterra per conoscere il suo traduttore. Venendo da una cultura comunista, chiusa e oppressiva, Josef Birek – questo il suo nome – si aspetta di incontrare un mondo più libero rispetto a quello da cui proviene: inutile dire che le sue speranze verranno frustrate. The Free Frenchmen (1986), invece, è un libro massiccio che racconta la storia della Francia dal 1914 al 1950.

Tuttavia l’opera di Read che ha riscosso il più grande successo di pubblico e critica – almeno nei paesi anglosassoni – è On The Third Day (1992). La trama, il cui prologo somiglia molto a quello di The Body di Richard Ben Sapir – da cui è stato tratto l’omonimo film con Antonio Banderas – prende le mosse dal ritrovamento a Gerusalemme dei resti di un uomo crocifisso risalenti al I secolo; inoltre sul teschio vi sono segni analoghi a quelli che avrebbe potuto procurare una corona di spine. Ciò fa pensare a Gesù Cristo, il quale, se la notizia venisse confermata, non sarebbe mai risorto. Questa eccezionale e sconcertante scoperta potrebbe seriamente minare le basi del Cristianesimo.

Dal punto di vista politico-religioso, Read non è certo un conservatore ma nemmeno un progressista. Occupa, per così dire, una posizione intermedia. Sta di fatto, comunque, che all’epoca del Concilio Vaticano II non mancò di sollevare più di una perplessità e nel 1991 pubblicò un interessante pamphlet, intitolato Quo Vadis? The Subversion of the Catholic Church, che denunciava la grande confusione dottrinale in seno alla Chiesa (si tratta, in altri termini, della stessa confusione che sovente caratterizza i protagonisti dei suoi romanzi, siano essi laici o preti).

Piers Paul Read, al netto di qualche limite, rimane dunque una delle poche voci fuori dal coro nell’attuale panorama culturale cattolico. Non vive di polemiche né fa l’eterodosso à la page. Al contrario, ogni suo libro – poco importa se saggio e romanzo – è una piccola certezza in un mondo sempre più confuso, e testimonia, tra l’altro, la lucidità di un uomo sinceramente innamorato di Cristo e della sua Chiesa.


Fonte: R. GRIFFITHS, The Pen and the Cross, Continuum, Londra, 2010; R. MCINERNY, Some Catholic Writers, St Augustine Press, South Bend (IN), 2007.