Padre Sosa, il diavolo esiste?
In diversi modi. Bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio. Nel linguaggio di sant’Ignazio è lo spirito cattivo che ti porta a fare le cose che vanno contro lo spirito di Dio. Esiste come il male personificato in diverse strutture ma non nelle persone, perché non è una persona, è una maniera di attuare il male. Non è una persona come lo è una persona umana. È una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale.

Arturo Sosa Abascal è il personaggio seduto al centro …

Quanto abbiamo riportato in apertura sono dichiarazioni rese da Arturo Sosa Abascal, XXXI Preposito generale della Compagnia di Gesù dal 14 ottobre 2016, nell’intervista concessa a Tempi (vedi qui).
Non per sminuire la portata di tali scandalose dichiarazioni eretiche: il diavolo che pure è spirito non è un simbolo ma una realtà personale; ma il Nostro già due anni fa aveva espresso lo stesso pensiero:
“Dal mio punto di vista, il male fa parte del ministero della libertà. Se l’essere umano è libero, può scegliere fra il bene e il male. Noi cristiani crediamo di essere fatti a immagine a somiglianza di Dio, per cui Dio è libero, ma Dio sceglie sempre di fare il bene perché è tutto bontà. Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. I condizionamenti sociali anche rappresentano questa figura, ci sono persone che agiscono così perché c’è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario” (vedi nostro articolo dell’epoca qui).

Sono passati due anni e il “papa nero” dice le stesse bestialità. Ma può dirle impunemente perché per l’attuale regime modernista che attanaglia la Chiesa Romana bestialità non sono.
Per i modernisti i dogmi non esistono come fatti, come realtà rivelate da un Dio esterno a noi: esistono come espressione di determinati bisogni dell’uomo, come codificazione di una certa esperienza interiore del divino che è in noi.
Ecco quindi che il Diavolo non è più, come ci dice la Rivelazione, quello spirito un tempo beato che si ribellò a Dio e che sconfitto fu precipitato nell’inferno; che tentò e fece cadere nel peccato Adamo ed Eva e con loro tutto il genere umano; per distruggere il cui impero il Verbo si incarnò nel seno di Maria per riscattarci col suo stesso Sangue versato sulla Croce; che è il nemico del genere umano in quanto vuole la dannazione di ogni anima e la distruzione della Chiesa; ma quel simbolo che esprime tutto ciò, un simbolo inventato dall’uomo per darsi una risposta alla domanda del male.

Sono le antiche dottrine dell’esperienza, dell’immanenza e del simbolismo propugnante dai Modernisti dei tempi di San Pio X, condannate dal medesimo santo pontefice, ma attualmente imperanti. Ben si applica alle scandalose dichiarazioni del Sosa, che ne sono l’applicazione al contrario, questo passaggio della Pascendi: “Nasce il dogma dal bisogno che prova il credente di lavorare sul suo pensiero religioso, sì da rendere la sua e l’altrui coscienza sempre più chiara. Tale lavorio consiste tutto nell’indagare ed esporre la formula primitiva, non già in se stessa e razionalmente, ma rispetto alle circostanze o, come più astrusamente dicono, vitalmente. Di qui si ha che intorno alla medesima si vadano formando delle formule secondarie, che poi sintetizzate e riunite in un’unica costruzione dottrinale, quando questa sia suggellata dal pubblico magistero come rispondente alla coscienza comune, si chiamerà dogma … “. Al cambiar dell’uomo o meglio delle condizioni storico-sociali in cui esso si troverà a vivere, cambieranno i suoi bisogni, quindi il modo di esprimerli e di soddisfarli, quindi le formule, quindi il dogma.

Nihil sub sole novi insomma, solo la “chiesa conciliare” sempre più becera.