
San Francesco era un ecumenista del secolo XIII. Ce dice Cecilia Seppia nel suo articolo (vedi qui) apparso su Vatican News lo scorso 15 gennaio per commemorare l’VIII centenario del viaggio di San Francesco in Oriente.
La cosa non ci deve stupire: la palese falsità fotografata nella foto d’anteprima è funzionale al dialogo interreligioso con i maomettani dal Vaticano II (Nostra Aetate, 3) e portato avanti da Paolo VI a Francesco senza soluzione di continuità (vedi qui).
La storia vera tuttavia, cui non fanno accenno né l’articolista né tutti coloro – i degeneri figli del Serafico in prima fila – che commemorano in senso ecumenista l’incontro fra San Francesco ed il Sultano Malik al Kamil, è diversa.
San Bonaventura racconta:
“Ma l’ardore della carità lo spingeva al martirio; sicché ancora una terza volta tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l’effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità. A tredici anni dalla sua conversione, partì verso le regioni della Siria, affrontando coraggiosamente molti pericoli, al fine di potersi presentare al cospetto del Sultano di Babilonia. Fra i cristiani e i saraceni era in corso una guerra implacabile: i due eserciti si trovavano accampati vicinissimi, l’uno di fronte all’altro, separati da una striscia di terra, che non si poteva attraversare senza pericolo di morte . Il Sultano aveva emanato un editto crudele: chiunque portasse la testa di un cristiano, avrebbe ricevuto il compenso di un bisante d’oro. Ma Francesco, l’intrepido soldato di Cristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l’impresa, non atterrito dalla paura della morte, ma, anzi, desideroso di affrontarla. Confortandosi nel Signore, pregava fiducioso e ripeteva cantando quella parola del profeta: Infatti anche se dovessi camminare in mezzo all’ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me. Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso. Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle, il Santo si rallegrò e disse al compagno: “Abbi fiducia nel Signore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: – Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi -”. Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio e, minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d’ingiurie e di percosse e li incatenarono. Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l’uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Sultano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire. Anche il Sultano, infatti, vedendo l’ammirevole fervore di spirito e la virtù dell’uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui. Ma il servo di Cristo, illuminato da un oracolo del cielo, gli disse: “Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: Io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa”. Ma il Sultano, a lui: “Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede”. (Egli si era visto, infatti, scomparire immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d’età avanzata, appena udite le parole della sfida). E il Santo a lui: “Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e signore, salvatore di tutti”. Ma il Sultano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango. Vedendo quanto perfettamente il Santo disprezzasse le cose del mondo, il Sultano ne fu ammirato e concepì verso di lui devozione ancora maggiore. E, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse, pure pregò devotamente il servo di Cristo di accettare quei doni per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza dell’anima sua. Ma il Santo, poiché voleva restare libero dal peso del denaro e poiché non vedeva nell’animo del Soldano la radice della vera pietà, non volle assolutamente accondiscendere” (Leggenda Maggiore, IX, 7-8).
E tutta la storia dell’Ordine Francescano testimonia del grande afflato missionario dei suoi membri nell’annunziare ai Musulmani, seguendo le orme del loro Patriarca, il Dio uno e trino e il Vangelo della salvezza.
Per questo, il 16 gennaio 1220, a Marrakesch furono decapitati Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto, i Protomartiri Francescani.
E da chi furono inviati questi quattro eroi? Da San Francesco in persona!
“Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1219, undicesimo dall’inizio dell’Ordine dei Frati Minori, fu ispirato per divina rivelazione al beato Francesco di mandare nuovamente i suoi frati in tutte le parti del mondo, non solo tra i fedeli, ma anche tra gli infedeli. Ed egli eseguì quanto gli era stato ispirato, e in un capitolo generale nominò dei Ministri Provinciali e assegnò loro le varie provincie da raggiungere. E siccome due era le parti della terra dove i Saraceni più furiosamente combattevano contro i Cristiani – e cioè verso Oriente nelle parti di Siria e verso Occidente nell’Africa settentrionale – il beato Francesco scelse per sé di andare, con dodici frati, verso Damiata, mentre pensò di mandare in Marocco altri sei frati di grande perfezione, e cioè i frati Vitale, Berardo, Pietro, Adiuto, Accursio e Ottone. Prima di spedirli li chiamò a sé e disse loro: «Figliuoli miei, il Signore mi ha comandato di mandarvi alle terre dei Saraceni a predicare, a confessare la sua fede e a combattere la legge di Maometto. Anch’io andrò, per altra via, agli infedeli ed altri frati per il mondo intero. Orsù, dunque, figliuoli, preparatevi a compiere la volontà del Signore». Ed essi, umilmente chinandosi innanzi a lui, risposero: «Padre, sia pronti ad obbedirti in ogni cosa». […] Tutti e sei, inginocchiandosi, gli baciavano le mani e chiedevano la sua benedizione. E san Francesco, tutto bagnato di lacrime, alzò gli occhi al cielo e li benedisse dicendo: «La benedizione di Dio Padre discenda sopra di voi, come discese sugli Apostoli, e vi fortifichi, vi diriga, vi consoli nelle tribolazioni: non abbiate timore, perché il Signore è con voi come un irresistibile combattente»” (Passio Sanctorum Martyrum fratrum Berardi, Petri, Adiuti, Accursii, Othonis in Marochio martyrizatorum).
Uguale atteggiamento nell’Evangelico S. Antonio (vedi qui) e nella stessa Santa Chiara che non ebbe timore alcuno nel affrontare i Saraceni che erano sul punto di occupare San Damiano e li mise in fuga (vedi qui).
Stando così le cose: o costoro non conoscono la storia o ne sono falsificatori.
Non crediamo si debba rimandare “ai posteri l’ardua sentenza”!
a quale spudoratezza arriva l’empietà modernista vaticana…. Ma fanno sempre più pena, questi poveri ossi di seppia, e a forza d’insistere diventano ridicoli. San Francesco ( quello vero) che porta il Vangelo a incontrarsi col Corano…il Cristianesimo che chiede aiuto all’islam…. .. davvero!
Sì, il cristianesimo d’oggi chiede all’islam di soppiantarlo….per il bene dell’umanità!!!!
Bastardi traditori!
Nessuno afferma che san Francesco fosse filoislamico. Nessuno falsifica la storia..
Si sottolinea solo l’iniziativa personale del frate durante una crociata in Egitto: attraversò coraggiosamente (o sconsideratamente) linee nemiche per favorire la pace tra i due eserciti. Ovviamente non ci riuscì, perchè le sue motivazioni religiose non soddisfacevano quelle reali, politiche. Ora che il suo gesto, apprezzato da quel grande sultano, sia interpretato religiosamente (tentativo di conversione) o politicamente (tentativo di pacificazione) è sempre un gesto pacifista ecumenico. Non vedo perchè si sia ortodossi od eretici se si privilegia l’una o l’altra interpretazione del fatto. 🙂
La prospettiva è falsante perché si fa passare san Francesco come un pacificatore religioso fra le due religioni, cosa falsa. Per il fatto che la proposta di san Francesco al Sultano è quella di convertirsi alla vera Religione. Nulla di meno ecumenico
e s’insiste… San Francesco non attraversò sconsideratamente le linee nemiche per compiere un tentativo di pace ( eddài con questa ‘pace’…), ma DIRETTAMENTE per PREDICARE Cristo, sapendo bene che non c’è pace al difuori di Cristo, e che la guerra i Cristiani a ragione la portavano contro i mussulmani perché , questi, nemici di Dio e del genere umano. ” Se voi non foste nemici di Dio e del genere umano , se voi vi convertiste al Vangelo come Dio chiede a tutti, i Cristiani vi AMEREBBERO come fratelli ” (dato che non c’è fratellanza al di fuori di Cristo Dio. Da non dimenticare poi che San Francesco era cappellano tra i Crociati a Damietta, e quindi supportava l’ iniziativa dei Crociati… Certo, se avesse convertito il Sultano la guerra non aveva più ragione di essere, e la pace si sarebbe avverata. ….).