Anche quest’ultimo viaggio di Bergoglio ci ha dato le sue “soddisfazioni”: i ridicoli paramenti leopardati, poco Cristo e molti luoghi comuni eco-globalisti, migranti e, quasi facendo un salto indietro alla calda estate del 1976 o del 1988, “lo scisma di Lefebvre”.
Ci riferiamo a quanto dello dal Volante nella conferenza stampa (vedi qui) sull’aereo di ritorno per Roma.

Nel volo verso Maputo lei ha riconosciuto di essere sotto attacco di un settore della Chiesa americana, ovviamente ci sono forti critiche da alcuni vescovi e cardinali, ci sono tv cattoliche e siti web americani molto critici, e persino alcuni dei suoi alleati più stretti hanno parlato di un complotto contro di lei. C’è qualcosa che questi critici non capiscono del suo pontificato? C’è qualcosa che lei ha imparato dalle critiche? Lei ha paura di uno scisma nella Chiesa americana? E se sì, c’è qualcosa che lei potrebbe fare – un dialogo – per evitarlo?

«Prima di tutto, le critiche sempre aiutano, sempre. Quando uno riceve una critica subito deve fare l’autocritica e dire: questo è vero o non vero? Fino a che punto? E io sempre dalle critiche traggo vantaggi. A volte ti fanno arrabbiare… Ma i vantaggi ci sono. Nel viaggio di andata a Maputo uno di voi mi ha dato quel libro in francese su come gli americani vogliono cambiare il Papa. Sapevo di quel libro, ma non l’avevo letto. Le critiche non sono soltanto degli americani, ci sono un po’ dappertutto, anche in Curia. Almeno quelli che le dicono hanno il vantaggio dell’onestà di dirle. A me non piace quando le critiche stanno sotto il tavolo: ti fanno un sorriso facendo vedere i denti e poi ti danno il pugnale da dietro. Questo non è leale, non è umano. La critica è un elemento di costruzione, e se la tua critica non è giusta, tu stai preparato a ricevere la risposta e fare un dialogo e arrivare a un punto giusto. Questa è la dinamica della critica vera. Invece la critica delle pillole di arsenico, di cui parlavamo a proposito di questo articolo che ho dato a padre Rueda, è un po’ buttare la pietra e nascondere la mano… Questo non serve, non aiuta. Aiuta ai piccoli gruppetti chiusi, che non vogliono sentire la risposta alla critica. Invece una critica leale – io penso questo, questo e questo – è aperta alla risposta, questo costruisce, aiuta. Davanti al caso del Papa: questo del Papa non mi piace, lo critico, parlo, faccio un articolo e gli chiedo di rispondere, questo è leale. Fare una critica senza voler sentire la risposta e senza fare il dialogo è non voler bene alla Chiesa, è andare dietro a un’idea fissa, cambiare il Papa, o fare uno scisma. Questo è chiaro: sempre una critica leale è ben ricevuta, almeno da me. Secondo, il problema dello scisma: nella Chiesa ci sono stati tanti di scismi. Dopo il Vaticano I, ad esempio, l’ultima votazione, quella dell’infallibilità, un bel gruppo n’è andato e ha fondato i Vetero-cattolici per essere proprio “onesti” verso la tradizione della Chiesa. Poi loro hanno trovato uno sviluppo differente e adesso fanno le ordinazioni delle donne. Ma in quel momento erano rigidi, andavano dietro un’ortodossia e pensavano che il concilio avesse sbagliato. Un altro gruppo se n’è andato zitti zitti, ma non hanno voluto votare… Il Vaticano II ha avuto tra le conseguenze queste cose. Forse il distacco post-conciliare più conosciuto è quello di Lefebvre. Sempre c’è l’opzione scismatica nella Chiesa, sempre. Ma è una delle opzioni che il Signore lascia alla libertà umana. Io non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, perché c’è in gioco la salute spirituale di tanta gente. Che ci sia il dialogo, che ci sia la correzione se c’è qualche sbaglio, ma il cammino dello scisma non è cristiano. Pensiamo all’inizio della Chiesa, come ha cominciato con tanti scismi, uno dietro l’altro: ariani, gnostici, monofisiti… Poi mi viene di raccontare un aneddoto: è stato il popolo di Dio a salvare dagli scismi. Gli scismatici sempre hanno una cosa in comune: si staccano dal popolo, dalla fede del popolo di Dio. E quando nel Concilio di Efeso c’era la discussione sulla maternità divina di Maria, il popolo – questo è storico – era all’entrata della cattedrale quando i vescovi entravano per fare il concilio. Erano lì con dei bastoni. Li facevano vedere ai vescovi e gridavano “Madre di Dio! Madre di Dio!”, come per dire: se non fate questo vi aspettano… Il popolo di Dio sempre aggiusta e aiuta. Uno scisma sempre è un distacco elitario provocato da un’ideologia staccata dalla dottrina. È un’ideologia, forse giusta, ma che entra nella dottrina e la stacca… Per questo prego perché non siano degli scismi, ma non ho paura. Questo è un risultato del Vaticano II, non di questo o di quell’altro Papa. Per esempio le cose sociali che dico, sono le stesse che ha detto Giovanni Paolo II, le stesse! Io copio lui. Ma dicono: il Papa è comunista … Entrano delle ideologie nella dottrina e quando la dottrina scivola nelle ideologie, lì c’è la possibilità di uno scisma. C’è l’ideologia della primazia di una morale asettica sulla morale del popolo di Dio. I pastori devono condurre il gregge tra la grazia e il peccato, perché la morale evangelica è questa. Invece una morale di un’ideologia così pelagiana ti porta alla rigidità, e oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro al Chiesa, che non sono scismi ma vie cristiane pseudo scismatiche, che finiranno male. Quando voi vedete cristiani, vescovi, sacerdoti rigidi, dietro ci sono dei problemi, non c’è la santità del Vangelo. Per questo dobbiamo essere miti con le persone che sono tentate da questi attacchi, stanno passando un problema, dobbiamo accompagnarli con mitezza»

Anzitutto rimaniamo stupiti dal fatto che venga riconosciuta, in tempo di ecumenismo trionfante, l’esistenza di scismatici.
Uno stupore effimero, perché gli scismatici non sono, nella mente di Bergoglio, coloro che si staccano dall’unica Chiesa e ne fondano una loro personale, ma quelli che si contrappongono al popolo, quasi che il popolo sia sempre e comunque infallibile tanto quando è portatore di quel sensus fidelium che è eco fedele dell’insegnamento della Chiesa come nel caso del Concilio di Efeso, quanto ove abbia una morale differente dalla “ideologia della primazia di una morale asettica” (ogni riferimento ad Amoris Laetitia e ai critici è puramente casuale).
Altra caratteristica degli scismatici è la rigidità e i rigidi nella Chiesa sono il male: per decenza e per rispetto delle pie orecchie non parliamo di coloro che sono noti per la mollezza …
Ma chi sono questi scismatici: i veterocattolici, gli gnostici, gli ariani, i monofisiti (e dire che col mezzo monofisita papa di Alessandria papa Bergoglio ha fatto pure qualche incontro ecumenico, alla faccia dell’onestà e della coerenza) e … i lefebvriani.

Non risulta che Monsignor Marcel Lefebvre abbia formato una sua chiesa personale staccata dalla Chiesa Romana o che l’abbiano fatto i suoi eredi della Fraternità San Pio X.
Del resto l’inesistenza dello scisma lefebvriano fu riconosciuto dallo stesso Vaticano per bocca del defunto Cardinale Dario Castrillon Hoyos, per anni impegnati nei rapporti col mondo cosiddetto della Tradizione. Certo il vescovo francese fu rigido, rigido nella conservazione dell’integra Fede Cattolica mentre i predecessori di Francesco davano diritto di cittadinanza nella Chiesa ai pirati dell’eresie e della rivoluzione.
Che esistesse uno scisma lo dicevano però Paolo VI, di cui Francesco è devotissimo, e compagnia e lo disse pure Giovanni Paolo II: e Bergoglio “copi[a] lui”!
En passant ricordiamo che lo afferma, stranamente senza dubia, anche l’Eminentissimo Burke (vedi qui) …

Dal ceto degli scismatici, nel quale è ingiustamente annoverato il cattolico Lefebvre, notiamo però che mancano i sedicenti ortodossi che effettivamente, oltre a professare eresie, hanno costituito delle chiese sempre più settarie e nazionali separate dall’unica vera Chiesa di Gesù Cristo. Non è una dimenticanza, è una omissione voluta.
Infatti nel precedente viaggio in Romania Bergoglio ebbe modo di dire: “Anche noi cattolici abbiamo gente chiusa, che non vuole e dicono: “No, gli ortodossi sono scismatici”. Sono cose vecchie. Gli ortodossi sono cristiani. Ma ci sono dei gruppi cattolici un po’ integralisti: dobbiamo tollerarli, pregare per loro perché il Signore e lo Spirito Santo ammorbidiscano un po’ il cuore. Ma io ho pregato. Tutti e due. Non ho guardato Daniel, ma credo che lui abbia fatto lo stesso” (vedi qui).
Cose vecchie! Non avete forse letto la polacco-germanica Dominus Iesus (vedi qui) che dice essere le chiese sedicenti ortodosse chiese sorelle e vere chiese locali (sebbene non in comunione con la Chiesa Cattolica, che sarebbe – o meglio nella quale sussisterebbe – la vera Chiesa di Cristo)?
Bergoglio copia Wojtyla. E lo copia anche bene!

E sarebbe superfluo parlare della chiesa patriottica cinese, cappellania del Partito Comunista, con cui i modernisti in virtù di una ben precisa ed eretica ecclesiologia (vedi qui) trescano ormai da anni a danno dei cattolici clandestini.

I modernisti e i foziani e i cattocomunisti cinesi- lo dicono essi stessi – sono un’unica chiesa. Chi in un modo chi in un altro si tratta pur sempre di scismatici
Perché, concludendo con il non scismatico Lefebvre: “Noi non siamo nello scisma: noi siamo i continuatori della Chiesa cattolica. Sono quelli che s’inventano le novità ad essere nello scisma” (Lille, 29 agosto 1976) e ancora “Noi vogliamo rimanere nella vera Religione Cattolica, noi vogliamo continuare questa Religione. Non siamo scismatici, non siamo scomunicati, non siamo della gente che si allontana dalla Chiesa. Questo non è vero, è impossibile che sia vero! Perché continuando ciò che la Chiesa Cattolica ha sempre fatto durante venti secoli, senza cambiare nulla, come possiamo essere scomunicati? come possiamo essere fuori della Chiesa? È impossibile! Quelli che vanno fuori della Chiesa son quelli che cambiano tutto, quelli che prendono un altro cammino, che hanno cambiato cammino al Vaticano II […] Questo cammino è falso, condannato da molti Papi […] Noi facciamo parte della Chiesa Cattolica, questo è sicuro! Quelli che prendono un altro cammino, che cambiano il Sacrificio della Messa, che cambiano i Sacramenti, tutti i riti, prendono il rischio di andare fuori della Chiesa, di perdere le anime” (Torino, 11 giugno 1989).