
Il 10 settembre scorso riportavamo le dichiarazioni sconcertanti di don Giovanni Nicolini, sacerdote dell’Archiciodesi di Bologna, dossettiano “di antico pelo”:
Sento l’opportunità di ricordare, insieme a voi, che la Chiesa dei preti sta finendo. È una profezia? No, è la realtà. Di questo bisogna tener conto, perché cambia completamente. Adesso stiamo arrivando all’apice della follia, ogni prete porta avanti sei parrocchie, così però è la fine. Questa crisi del presbiterato in ogni caso implacabilmente aumenterà, finché non venga preso molto sul serio il pensiero circa l’opportunità di abolire il celibato dei preti.
Finché questo celibato dei preti resta, la discesa è inarrestabile, anche perché molte volte non si riflette sul fatto che io, per esempio, sono un prete, ma prima di essere prete io sono un monaco. Francesco, che è qui, è un monaco, ed essendo [noi] una piccolissima comunità monastica di preghiera abbiamo regalato alla Chiesa di Bologna cinque preti, però noi l’abbiamo potuto fare perché apparteniamo a un’altra razza. Ma finché continua una situazione per la quale – sapete, vero? – il fatto del rimanere celibi è una pura disposizione d’ordine disciplinare, giuridica, non è un voto, non è un dono di Dio, non è sostenuta dalla vita della comunità… Niente, è lui che non si sposa, per regola non può sposarsi. Ma è chiaro che quando vengo a sapere che un prete di trent’anni, che viene a confessarsi da me, adesso lo mettono in una grande campagna da solo, quello in sei mesi l’amante ce l’ha. E quindi questa discesa sarà adesso rapidissima. L’altro ieri mi dicevano che si calcola che nel 2030 a Bologna ci saranno 30 preti, adesso ce ne sono 450, e sono già molto calati. E quindi questa struttura di Chiesa non ci sarà più.
Viene fatto il sinodo dei vescovi in Amazzonia. Nell’Amazzonia noi abbiamo saputo che una sera, da una sperduta missione parrocchiale dell’Amazzonia hanno fatto una telefonata, era un vecchio diacono, sessantenne, sposato, che diceva al suo vescovo: “Io devo dirti che domani la messa non c’è, perché non c’è neanche un prete”. E il vescovo gli ha detto. “Vai là e di’ la messa”. Diacono sposato, i figli già sistemati, vengono chiamati gli “anziani”, e i vescovi di là gli hanno dato l’autorizzazione a presiedere la liturgia. L’hanno detto al papa e il papa ha detto: “Per ora non possiamo scrivere niente, voi andate avanti!”. Io mi sono chiesto, quando ho saputo che lui convocava il convegno dei vescovi mondiali in Amazzonia, chissà che possa o voglia dire qualcosa. Però la Chiesa, nella sua struttura concreta, giuridica, esistente, è alla fine.
Parole che, particolarmente per quanto riguarda l’avallo papale ad una situazione attualmente irregolare, hanno destato un certo scalpore, sebbene la Santa Sede non abbia smentito.
Ad ogni modo si tratta di una illazione del Nicolini stesso, il quale lo ha rivelato a La Nuova Bussola Quotidiana (vedi qui):
“Si tratta di un si dice”, ci ha risposto don Nicolini dopo averci abbondantemente indottrinato sulla necessità odierna – e nel nome del Concilio! – di una revisione rivoluzionaria del celibato sacerdotale. Un “si dice” dirompente, però. “Ma io non mi riferivo a un fatto in particolare (invece sì ndr.) – ha proseguito il monaco -, soltanto a voci che sento in giro e che mi confermano della necessità di rivedere questa disciplina”. Avete capito bene: don Nicolini ha spacciato ai suoi “adepti” disposti in circolo solo un desiderio, il suo, di vedere finalmente i preti sposati perché “così non si fanno le amanti” travestendolo da necessità e presentando il tutto come un dato di fatto già acquisito e approvato dal Papa. Peccato però che al momento della verifica su quelle parole, il nostro si sia ritirato indietro e abbia ritrattato la cosa.
Certo però che questo diffondere notizie false o falsificate (è possibile, dato l’infelice stato in cui i Modernisti hanno ridotto la Santa Chiesa non solo in America Latina) è funzionale ad accreditare presso il clero meno edotto e preso il popolo dottrine eterodotosse (sempre che già non le condivida).
La situazione ci fa venire in mente un episodio verificatosi durante il Vaticano II e riportato da Monsignor Francesco Spadafora nel suo La Tradizione contro il Concilio. L’apertura a sinistra del Vaticano II (Roma, 1989, p. 127):
Ricordo che il Vescovo di Vicenza, S. Ecc. Zinato di venerata memoria, ritornando a Roma per riprendere in Concilio la discussione sulla collegialità mi diceva: “Lei è contrario alla formulazione di una tale dottrina; la ritiene senza fondamento e pericolosa. Ed invece, il teologo del Papa, mons. Colombo, in questi mesi estivi è venuto nelle nostre diocesi per indurci a proporla, a votarla; nello stesso senso in aula ha parlato S. Ecc. Parente che è del S. Officio, ed esprime il pensiero di quel Dicastero”. Quando riferii queste parole al Cardinale Ottaviani, ebbi questa risposta: “Caro Spadafora, è un’illazione indebita, il S. Offizio è di parere affatto diverso: S. Ecc. Parente ben lo sa. In questo Concilio l’equivoco è di casa e tutto pervade“.
Lì a furia di equivoci finì male, qui umanamente crediamo finirà peggio, salvo qualche intervento della destra dell’Altissimo.


Questa chiesa è bene che finisca e in fretta. Già non sappiamo che farcene dei 450 preti qui a Bologna ora: sarà più facile fare a meno dei 30 che resteranno, siano pure di razza niccoliniana…
Non è questione di celibato o non celibato. È questione di fede: una chiesa apostatica , non più apostolica, si prenda pure i suoi preti con moglie con figli : l’ hanno gà fatto secoli fa con Lutero e seguaci suoi. Andate in un chiesa anlicana a Londra e invece di un luogo di preghiera troverete modo di farvi un breakfast o di prendervi un tea break, che la devozione si mostra nella ‘comunicazione’ e nella ‘condivisione’….
Che per questa via i nuovi preti vengano liberati dalla tentazione di prendersi un’ amante, lo dice il guru Niccolini, come se con moglie accanto questa tentazione cessasse di esistere….
La Chiesa di Cristo, sebbene campo seminato con buon grano abbia prodotto anche tanta zizzania, non ha impedito alla stessa di perdurare nei secoli, e produrre tanto buon grano; si vedra che fine farà la nuova chiesa, senza più un gambo di buon grano nel suo campo tutto seminato a zizzania…….